Chi sono

Chi sono. Naturalmente sono un giornalista che lavora nei periodici. “Conosco una donna che cammina abbastanza bene, ma zoppica non appena la guardano. Ci sono abbastanza difetti nell’opera senza che io offra alla critica anche quelli della mia persona. Se si sapesse chi sono, la gente direbbe: il suo blog stona con il suo carattere; egli dovrebbe impiegare il suo tempo a fare qualche cosa di meglio; questo non è degno di un uomo serio. I critici non mancano mai di osservazioni di questo genere, che si possono fare senza mettere troppo a prova l’ingegno”*.

Chi ha un posto di lavoro nell’industria dei magazine sta vivendo un periodo di grande angoscia. Cerchiamo di non dimenticare, anche se non è facile, che stiamo assistendo all’arrivo di novità grandi e stimolanti nel mondo della comunicazione e del giornalismo. Non è semplice accoglierle. “E’ una bella seccatura – esclamò Edoardo -, che ai nostri tempi non si possa più imparare niente che duri per tutta la vita. I nostri vecchi si tenevano fermi alle nozioni che avevano ricevuto in gioventù; ma noi ora dobbiamo ricominciare da capo a imparare, ogni cinque anni, se non si vuol restare completamente fuori moda”**.

* Charles-Louis de Montesquieu, Lettere persiane, Prefazione dell’autore.
** Johann Wolfgang von Goethe, Le affinità elettive.

Cosa voglio. Segnalerò le novità che possono cambiare i periodici, essere riprese da altri editori, innovazioni che aprono spazi per farsi domande sul futuro dei periodici, su come diventeranno, su cosa ne resterà, dopo la rivoluzione digitale. Per questo darò risalto soprattutto a notizie che provengono da altri Paesi, un po’ più avanti dell’Italia. Utilizzo solo documenti pubblici e notizie pubblicate. Ma quasi sempre le notizie saranno solo lo spunto per domande che vanno al di là della cronaca.

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23 thoughts on “Chi sono

  1. Alessandro Rosa ha detto:

    Blog interessante,complimenti. Le do un altro dato. A Milano, con aggiornamento al 9 settembre, sono cessate definitivamente 30 edicole e ci sono altre 32 edicole sospese. Rispetto al 2011 sostanzialmente ci sono 32 edicole/negozi in meno che vendono prodotto editoriale. Finché l’editoria non si renderà conto di quello che sta succedendo a valle…difficilmente si riuscirà ad inventare nuove ricette per ii settore

  2. Marco ha detto:

    Se i giornalisti dei periodici fossero tutti come te, forse quel mondo saprebbe dove andare 😉

    • bach84 ha detto:

      Molti la pensano come me. Però grazie. 🙂

      • Marco ha detto:

        Ah non dubito che lo pensino, è quel che fanno poi che è diverso: analizziamo i blog, gli account su Twitter, l’uso che fanno del grande luna park del digitale. Il conteggio e l’analisi, purtroppo, durano pochi secondi. Vabbè, speriamo nelle giovani generazioni.

      • bach84 ha detto:

        Si può imparare. Prendi Lewisite DVorkin, chief product officer di Forbes, giornalista con i capelli grigi, cresciuto nel giornalismo Usa degli anni Settanta, Dattore di Newsweek, e oggi responsabile, lui, dello staff che si occupa dei contenuti digitali di Forbes, uno dei pochi esempi di successo nella transizione al digitale di un magazine, come spiegato anche in Breaking News del prof Clayton Christensen della Harvard Business School. Se ne è parlato in questo blog.

  3. cmisticoge ha detto:

    Blog interessante e documentato. Io appartengo all’altro mondo, quello digitale, quello che sta fracassando tutto, il mostro. Nel blog non vedo accenno a contratti collettivi, costo del lavoro, retribuzione media giornalisti. Costo medio articoli / testate web. Redditività dei prodotti editoriali tradizionali vs digitali. Riconversione vecchie professionalità Ricordo che pochi giorni fa sono state licenziate 33 persone al messagero. Di mestiere facevano i poligrafici. Nel mondo moderno, chi si occupa di contenuti fa un po’ di cose: il poligrafico, il fotografo, il montatore video, il giornalista, l’editor, il verificatore delle fonti. Nel mondo moderno. Non ancora in quello italiano… In bocca al lupo -a

    • bach84 ha detto:

      Temi interessanti. Ho fatto la scelta di parlare di certi argomenti e lasciarne altri a siti e blog che già se ne occupano. A me interessa questa parte qui. Ma perché non contribuisce con un apporto personale? Io so soltanto che è difficile tenere in piedi una struttura giornalistica dedicata al web, visto il livello dei ricavi. O si pagano poco i giornalisti, e li si tiene nella precarietà, oppure bisogna far lavorare nel digitale chi già è impiegato nella carta, dove la redditività è (era?) più alta. Il mio è un blog che cerca risposte, non sono un professore. Grazie per aver scritto, mi fa piacere se lascia altri commenti, integrazioni etc.

      • cmisticoge ha detto:

        Caro Bach84, grazie per avermi risposto. Se tutti i colleghi approfondissero i problemi come fai tu, ci sarebbe meno crisi e più consapevolezza: poca paura e più sangue freddo nel cercare una soluzione. Vedo vecchi ferri del mestiere, ex Corsera, ex portavoce di ministri, riconvertiti a ristoratori. E conosco bene il web, dove un pezzo viene pagato 2-3 euro. Qualcosa non va, lo dicono tutti. Nulla però sarà più come prima. Lo dicevamo noi, pazzi visionari di internet 10 anni fa e tutti ci ridevano dietro. Lo diciamo anche adesso: non basta fare un sito web per rendere profittevole la una vecchia industria editoriale. Bisogna smantellarla e ricostruirla, questa industria, altra via non c’è. Purtroppo quelli che ridevano prima, ora fanno solo finta di non sentire. Sono pochi quelli che studiano e aprono gli occhi come fai tu. Spero di leggerti ancora – buon lavoro -a.

      • bach84 ha detto:

        E io spero che continui a seguire questi post che, come avrai visto, da giornalista che ha 10 anni di web alle spalle, sono scritti da una persona che non ha conoscenza specialistica ma vuole capire. Certo, 2 o 3 euro a pezzo non possono andare bene, se si vuole fare giornalismo di alto livello, a parte i santi, i martiri e gli eroi. Alla prossima.

  4. 123@gmail.com ha detto:

    Consiglio di leggere ed analizzare le parole dell’intervista a Giacomo Moletto uscita oggi su Italia Oggi a pag 19.

    “I magazine soffrono sui tablet…

    • bach84 ha detto:

      Sicuramente. È persona di grande competenza.

      • 123 ha detto:

        Post molto bipartisan. Forse un pensiero un po’ obsoleto se ci ricordassimo il subcompact publishing alla craigmod.

      • bach84 ha detto:

        Mi sto facendo l’idea che il digitale sia un mondo vario come un pianeta di Star Wars. Ricorda il film? Nelle strade delle città di questo o quel corpo celeste girano esseri che appartengono a specie viventi diversissime. Nel giornalismo digitale, nella comunicazione più che mai, vedo spazio per il subcompact publishing, per le copie replica dei giornali, per le copie per iPad, per gli smartphone, per i siti delle riviste, per i social. Il punto, credo, sono i soldi. Le risorse come sempre sono limitate e bisogna decidere, testata per testata, dove investire, cosa sviluppare.

  5. Marco ha detto:

    Le faccio i complimenti per gli ottimi articoli (mai prolissi) e per gli spunti sempre interessanti che offre. Le vorrei chiedere se, oltre che dell’editoria e dell’industria legata ai periodici, in futuro parlerà (su altri blog magari) anche dell’editoria e dell’industria della stampa più in generale.

    • bach84 ha detto:

      Grazie. Non escludo di dare spazio a temi riguardanti l’editoria dei libri, ma sempre nell’ottica di approfondire un discorso sui giornali. Penso agli e-reader. Buona giornata.

  6. Emanuela T Cavalca Altan ha detto:

    Sono una collega professionista, oltre a scrivere per quotidiani e riviste, scrivo libri a mia firma e di altri. Già sono una ghost writer. Per questo motivo conosco il mondo dell’editoria, da quello dei giornali a quello dei libri.L’italiano medio legge poco…Mettere accanto alle patatine di un supermercato o di un autogrill dei libri non incentiva la lettura. Non credo sia la strada giusta da percorrere.
    Tutto parte dalla scuola: siamo sicuri che una visita di una scolaresca alla sede di un quotidiano aiuti l’editoria? Parlavo con la mia editor l’altro giorno: stanno chiudendo molte librerie e così per far fronte ai debiti, numerosi testi ritornano alle case editrici .
    A mezzanotte abbiamo già i titoli degli articoli dei quotidiani, in edicola la mattina dopo, su Rai news e su Google abbiamo le ultime notizie. Perchè un giovane dovrebbe acquistare un giornale?
    E’ giusto che lo stato dia fondi all’editoria a testate di partiti, che pochi leggono?
    Non sarebbe meglio puntare alla qualità? agli appofondimenti?Pochi in questo momento hanno voglia di entrare nelle fabbriche, fare inchieste serie,molti preferiscono fare il taglia e incolla.
    Per quale motivo si sfornano centinaia di giornalisti ogni anno, se l’editoria è in crisi?
    Buona giornata a presto.Emanuela

  7. esconte.net ha detto:

    caro Giornalista,
    temo che il problema sia ancora piu’ grave di quanto paventato, le copie di settimanali e mensili negli anni buoni sono state ”drogate” con operazioni di marketing,gadget,vendite abbinate o in blocco che intercettavano copie , ma non lettori. Ora che non ci sono piu’ budget per drogare le diffusioni, le copie si sciolgono ad una velocita doppia rispetto a quella che la sola crisi avebbe causato. E’ una crisi strutturale alla quale gli editori rispondono con l’unica ricetta facile che conoscno ; i tagli.
    Con un po’ di coraggio si potrebbero intraprendere attività complementari, ma non so quanti editori abbiano la stoffa per provare.
    Complimenti per ilblog ,in bocca al lupo per tutto

    • bach84 ha detto:

      La mia impressione è che lei sa andare alla sostanza. Grazie, soprattutto per il suo “in bocca al lupo”. Lei mi chiama giornalista. Ma nella vita sono qualcosa di più. Lo dico anche pensando al futuro. Alla prossima.

  8. howthings@gmail.com ha detto:

    Ciao Futuro, vedo che il blog non è stato aggiornato da qualche tempo.
    Io ti leggo tutti i giorni. Sei nella mia mazzetta. Don’t give up!
    Ps
    Hearst italia è in contratto di solidarietá: un giorno alla settimana off, -5% in busta. “Non si scappa dalla macchina” cit.

  9. Sergio Ferraris ha detto:

    Molto interessante il suo blog. Un aspetto che viene molto spesso sottovalutato, a mio giudizio, è il cambiamento delle abitudini di lettura on line, lo noto con ciò che faccio io, ossia il saltare da un sito all’altro, anche grazie alle segnalazioni sui social. Ciò pone due problemi. Il primo è relativo al “disassemblamento” del giornale da parte del lettore, fenomeno che è già accaduto con l’industria discografica (ossia il comprare il singolo brano e non tutto il disco), mentre il secondo pone problemi relativi alla remunerazione (andrebbero utilizzati i micropagamenti? Forse). Con la Tv su internet sta già accadendo, il palinsesto della Tv quando approda sul web semplicemente cessa di esistere. Ma ancora. Se sui social viene segnalata la cattiva qualità di una trasmissione/pezzo l’interesse va altrove. Insomma la reputazione sarà sempre più importante, sia del singolo contenuto, sia dell’autore.

  10. Bia ha detto:

    Grazie per questo blog…! Da “addetta ai lavori”, ora disoccupata/precaria, sento molto vicine tutte le tematiche che tratti. Bello.

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