I posti di lavoro giornalistici si creano solo nei giornali digitali. Per il resto l’industria americana dei media ha visto un calo drammatico nel numero degli assunti full-time. Le penne della carta stanno migrando sul web. C’è posto per pochi, giovani e famosi
Il pizzico di ottimismo che si sente per la prima volta dopo anni nei media americani va tutto a merito del digitale.
Nel rapporto State of the News Media 2014, rilasciato a fine marzo dal Pew Research Center (Progetto per il Giornalismo), si disegna un quadro sfaccettato e promettente.
Il primo punto riguarda la creazione di posti a tempo pieno (in Italia potremmo tradurre, piuttosto liberamente, posti a tempo indeterminato).
Le 468 redazioni giornalistiche del web, grandi e piccole, censite nel Rapporto 2014, hanno creato in 6 anni circa 5000 posizioni per giornalisti e creatori di contenuti editoriali. Una crescita definita “esplosiva” se ci si limita agli ultimi due anni.
Le 30 redazioni più grandi hanno 3000 giornalisti, una media di 100 ciascuna. Sono redazioni di tutto rispetto.
Nelle testate minori, 438, i giornalisti assunti in ogni redazione sono in media 4,4.
Altro punto da tenere bene a mente: l’80 % dei nuovi assunti provengono da redazioni tradizionali, quelle di quotidiani, periodici, radio e televisioni.
Il dramma si concentra, infatti, in questa parte del mondo dell’informazione, di gran lunga ancora la maggiore. Negli Stati Uniti i quotidiani davano lavoro nel 2003 a 54.000 giornalisti; nel 2013 il numero è sceso a 38.000.
Tabella. Giornalisti assunti negli Usa 2003-2014 (link per la versione interattiva creata con Datawrapper).
Nei periodici il taglio è stato del 26% (su una popolazione complessiva di oltre 140.000 dieci anni fa).
Ma ci sono altre tendenze che conviene esplorare nel mondo dei digital outlet, i giornali online.
Il 2013 è stato l’anno in cui si è investito in produzione di contenuti originali e di qualità, tentando di colmare un gap ed evitare di cadere nella trappola del plagio e della aggregazione di articoli pubblicati su altre testate.
L’anno scorso, inoltre, si è registrata una migrazione di firme dai giornali più prestigiosi della stampa americana verso le realtà dell’informazione digitale. A segnare un punto di svolta: non solo il digitale crea lavoro, ma sta diventando quasi più prestigioso dei media della tradizione.