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Come Dovrebbe Essere Un Giornale Sull’iPad

L’app del quotidiano canadese Ottawa Citizen viene rilasciata ogni giorno alle 18. Per il designer Mario Garcia, coinvolto nel progetto, è uno dei primi esempi di come un giornale deve essere ripensato per l’iPad. Un “textbook” per l’industria

Il dibattito sulle app è acceso, un tema caldo anche per questo blog (flop nei periodici, finora).

Sulla scorta dei dati di vendita prevale lo scetticismo.

Ma quell’inguaribile ottimista di Mario Garcia spiega in dettaglio il progetto dell’Ottawa Citizen.

Spiega i punti di forza, le differenze con altri progetti (fallimentari).

Perché siamo ancora nell’infanzia dei giornali per tablet.

L’Ottawa Citizen non è il quotidiano di carta riformattato. Approfondisce notizie già uscite con lanci su smartphone, ma permette di vedere gli aggiornamenti.

Dà al lettore l’ingrediente grezzo e il piatto cotto a puntino.

E’ multisensoriale: un po’ di audio, di narrazione, di musica, di video ovviamente. E poi foto e testo.

Futuro dei Periodici

 

 

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L’Arte Funzionale Dell’Infografica: Blog E Manuali Di Alberto Cairo

L’infografica è un prodotto di punta del giornalismo digitale. Fonte inesauribile di sorpresa. Ecco un blog e manuali molto utili

Ci sono blog che sono una scoperta. thefunctionalart.com è uno di questi. Lo scrive Alberto Cairo, docente di Information Graphics e Visualization alla School of Communication dell’Università di Miami. Ma è anche un giornalista: ha guidato la redazione specializzata in infografica di El Mundo, in Spagna.

 

Nel blog, che ha lo stesso titolo di un manuale di grafica e infografica di Cairo, si discutono ogni giorno casi concreti apparsi sui giornali. E si affina l’arte di trasformare i dati in comunicazione giornalistica tutta visuale.

Penso possa essere utile, come probabilmente è stato il manuale di Mario Garcia per il design giornalistico su iPad, citato in un post molto letto di questo blog.

Futuro dei Periodici

 

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Il Libro Bianco Dei Periodici 2014

Transizione al digitale dei periodici: le previsioni per i prossimi 5 anni, le aspettative degli editori, le richieste dei lettori, la reinvenzione dei giornali, le incognite. Tutto contenuto nel libro bianco della Magazine Industry 2014 di Yudu

Yudu è una società service provider per la produzione di contenuti arricchiti e interattivi per giornali e aziende (tra i clienti: Reader’s Digest, IPC Media, Emap, Time Out London) che ha appena pubblicato un whitepaper, un libro bianco intitolato Magazine Industry 2014.

Attraverso una serie di interviste a rappresentanti del mondo dei magazine, il whitepaper aiuta a chiarirsi le idee sull’industria dei periodici travolta dalla crisi, sulle prospettive più realistiche per l’immediato futuro, sullo sviluppo del digitale nei giornali. Il documento è anche l’occasione per mettere a fuoco i cambiamenti dell’ultimo quinquennio.

Faccio una sintesi per punti.

– L’arrivo del tablet aveva inizialmente fatto pensare che il nuovo device sarebbe stata la panacea dei mali dell’editoria periodica.

-Dopo 4 anni si è capito che il futuro più vicino non sarà dominato da magazine digitali ma da un mondo ibrido dove digitale e carta stampata convivono. Anche come fonti di ricavo. Per quanto? Almeno per 5 anni.

– Il digitale si potrà affermare solo a condizione che ci siano miglioramenti nell’hardware e un ripensamento dei contenuti su misura di tablet.

– Il digitale nei periodici cresce più lentamente che nei libri.

– Tuttavia, le copie digitali sono cresciute notevolmente: solo nella seconda metà del 2013 si è registrato un + 36%.

– L’edizione per tablet del giornale viene lanciata per due ragioni: catturare un nuovo pubblico di giovani e avanzare nell’e-commerce.

– Al momento, gli editori desiderano sviluppare i prodotti digitali ma senza penalizzare ulteriormente le edizioni cartacee.

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I 7 Vizi Capitali Dei Giornali Su Tablet

Come si trasferisce su tablet un giornale di successo? Discussione su copie replica, copie arricchite, interattività, multimedialità, vecchie star del cinema che cantano su iPad. E il vero problema che gli editori di periodici devono affrontare

La domanda è stata fatta da uno studente a Mario Garcia, designer di centinaia di giornali: come si “trasporta” un giornale sul tablet? E lui, geniale giornalista che quest’anno insegna alla Columbia University di New York, ha risposto tirando fuori la versione per iPad di Vanity Fair.
Finisce sotto la lente di ingrandimento un numero del giornale molto, molto riuscito: quello dedicato alla Notte degli Oscar.
La copertina, con tutti gli attori, è stata un fenomeno virale su Twitter. E la copia cartacea è un successo in edicola: oltre 400 pagine per un numero monstre che squaderna bellissime foto e raccoglie pubblicità da fare invidia a qualsiasi concorrente. Sfogli le pagine e respiri la grandezza della carta stampata.
Ma la “traduzione” per tablet delude Mario Garcia. Nonostante Condé Nast sia uno degli apripista nel digitale per la stampa periodica. Le critiche benevole di Garcia, quindi, non colpiscono un soggetto che si muove nella retroguardia, ma qualcuno che sicuramente merita il plauso di tutti. Qualcuno molto coraggioso e innovativo (su quest’aggettivo, vedi più sotto).
Garcia, però, sfoglia il giornale su iPad e il suo “dito curioso”, alla ricerca di interazione sullo schermo, di multimedialità, di pagine da aprire, rimane deluso: un “dito frustrato”.
Il designer individua setti vizi capitali. Valgono anche per i giornali di altri editori.
Ecco una sintesi, con il rinvio a leggere il post.
1) Il giornale di carta viene trasferito di peso sull’iPad.
2) L’unica differenza, rispetto all’edizione cartacea, è che nel digitale c’è la possibilità di condividere gli articoli su Facebook e in Rete. Non basta, per Mario Garcia.
3) e 4) Il dito del lettore viene sollecitato troppo poco. Solo una piccola parte delle immagini, per esempio, è cliccabile. Un prodotto statico.
5) Ci sono pochi video.
6) Ci sono molte occasioni mancate: avresti voluto toccare le foto di vecchie star di Hollywood, Marilyn Monroe per dire, e vederle prender vita, magari nelle scene dei loro film. Niente.
7) Anche la pubblicità è ferma all’immagine fissa.
La morale? Secondo Garcia i lettori vogliono ritrovare su tablet lo stesso prodotto uscito in edicola. I magazine sono godibilissimi su iPad. Al tempo stesso, però, la domanda di interattività e multimedialità deve venir soddisfatta in una qualche misura. Nessuno pretende effetti speciali, prove creative spesso sterili (vogliamo parlare del sopravvalutato Snow Fall?). Ma il dito merita soddisfazione.
«Keep the finger happy».
In altre parole, come dice il nuovo senior vice president del digital a Time Inc., il problema per gli editori, in questo momento, è trovare un giusto equilibrio tra “the need of scale with the necessity of innovation“: tra prodotti che fanno fatturato e lavoro sull’innovazione.
Futuro dei Periodici
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Quanto Crescono i Giornali nel Digitale (E il Ritorno di Newsweek)

Il passaggio dei periodici al digitale, lo sviluppo dei siti, l’espansione sui social, il diffondersi dell’iPad, la crescita tumultuosa delle copie per tablet, la comparsa di edicole virtuali con scaffali sempre più colmi di giornali. Ma un importante rapporto sul futuro dei magazine dice che tra 5 anni il digitale peserà solo per il 12% sui fatturati. Tutto il resto è carta

NEWSWEEK Ci pensavo leggendo la notizia del ritorno nelle edicole di Newsweek: una inversione a U, dopo la decisione, presa un anno fa, di andare avanti solo nel digitale. Tutti i giornalisti lo ricordano, è stata una notizia da tg delle 20. Ma la nuova proprietà del newsmagazine ha idee diverse dall’ex direttore Tina Brown. Una vicenda esemplare sull’incertezza e imprevedibilità con cui siamo costretti a convivere.

EDICOLA VIRTUALE Carta o nuove realtà. Al riguardo un’edicola virtuale britannica, MagVault, ha realizzaro una bella infografica sul boom delle edizioni digitali dei periodici.

Numeri impressionanti sulla crescita. I maggiori settimanali e mensili sono presenti nella classifica di vendita, tra cui Wired, Economist, Cosmopolitan, Men’s Health, GQ.

Ma una domanda deve mantenerci vigili e lucidi di fronte a notizie come questa: quanto pesa davvero il digitale nei magazine, oggi, e quanto si prevede possa pesare nei prossimi anni?

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Boycott Tablet

Chi frena, chi “boicotta” i giornali su tablet? Chi ha ragioni per posticipare la creazione di contenuti giornalistici multimediali. Mettere il freno alla grafica innovativa. Scoraggiare la sperimentazione pubblicitaria?

IL DELITTO Un articolo che fa discutere in questi giorni s’intitola: Chi ha ucciso le applicazioni dei magazine? Se qualcuno ha commesso un omicidio (figurato) chi potrà essere se non: l’editore? A leggere la sfilza di riflessioni internettiane sul flop delle app dei magazine (negli Usa rappresentano il 3,3% delle copie vendute), si arriva alla paradossale conclusione che a boicottare i tablet sarebbero proprio loro, gli editori. Se è così, hanno attenuanti?

Sono responsabili, si dice, insieme a un complice: le associazioni che certificano le copie vendute dei giornali (di cui gli editori fanno parte). Queste hanno stabilito per regolamento che le copie digitali devono essere uguali a quelle cartacee se l’editore vuole farle rientrare nel numero delle diffusioni complessive: se dichiari ai pubblicitari che vendi 100 copie, di cui 80 di carta e 20 digitali, devi far sì che le 20 copie digitali siano repliche esatte di quelle cartacee.

IL MOVENTE Ma questa decisione, dettata da necessita di controllo del mercato, di governo del mercato, si starebbe ritorcendo contro gli editori.

Perché la copia replica non incoraggia a investire nel design del giornale e nell’arricchimento multimediale. Quindi sa di vecchio.

Ci sono molti altri problemi, naturalmente. Non è facile far trovare al lettore il giornale digitale nelle edicole online: sul newsstand di Apple e le altre. Sono sepolte da giochi e altri prodotti. E poiché i tablet sono molto diversi tra di loro, l’editore che decide di investire sull’edizione per iPad di Apple, non avrà un prodotto che “gira bene” sui tablet che usano sistemi diversi (Android etc). Anche la pubblicità si vede bene sui modelli di un costruttore, male su altri. Insomma, chi vuole investire, deve disporre di grandi risorse. Che mancano.

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I numeri di Vanity Fair in Francia – Strategia del debutto

Il 26 giugno è uscito il primo numero di Vanity Fair in Francia, celebre rivista di Condé Nast, che avrà cadenza mensile, venduto a 3,95 euro, stampato in 85.000 copie ma con l’obiettivo di 100.000 per il 2016.

La testata, che festeggia i 100 anni nel 2013, mescola anche nella edizione transalpina glamour e informazione. In copertina compare l’attrice Scarlett Johansson, incarnazione di brillantezza e impertinenza, due qualità che Vanity rivendica come distintive.

Per la campagnia di lancio sono stati stampati 8.000 cartelloni, come per il debutto di un nuovo profumo, di gran lunga superiori ai consueti 500 di un lancio standard. Complessivamente sono stati investiti 5 milioni di euro in promozione e 15 milioni nel giornale fino al 2016, momento del possibile break even (pareggio di bilancio dopo il rosso dell’investimento iniziale).

Il modello economico prevede che il 70% dei ricavi provenga dalla pubblicità, che nel numero ora in edicola conta 93 pagine sul totale di 266 della pubblicazione.

Il digitale? 500.000 visitatori unici al mese per il sito gratuito. È l’aspettativa. L’edizione per iPad costa 3,59 euro.

Esce Vanity Fair France.

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Sempre più lettori per i periodici digitali – Una ricerca in Gran Bretagna

Una notiziola di qualche interesse, perché apre una prospettiva su cui riflettere.

Dunque, questa app per leggere i giornali su tablet, lekiosk, un’edicola virtuale, ha fatto una ricerca sulla lettura dei periodici e dei giornali sulle “tavolette”.

Pare che in Gran Bretagna la metà della popolazione abbia comprato e letto periodici digitali.

Dove si legge con il tablet? Nel 36% dei casi in salotto, nel 22% in camera da letto, nel 20% mentre si viaggia in bus o metro per andare al lavoro.

Il sondaggio, condotto su un campione di 2000 persone, ha inoltre rivelato che 1 inglese su 20, e 1 giovane su 10 tra i 18 e i 24 anni, legge più periodici digitali adesso di quanto facesse un anno fa.

La morale, riportata dal Guardian? Il futuro dei periodici è digitale. E lo strumento per la lettura sarà il tablet. Parola di lekiosk, parte in causa.

The Guardian: tablet e periodici.

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Qualcosa sta cambiando in edicola? Dati sulle vendite di periodici

Riprendo le ultime tabelle con le copie vendute dei periodici, dunque i settimanali nell’aprile 2013 e i mensili nel marzo 2013. Sono stati rilasciati da Ads e pubblicati da Prima Comunicazione.

Tre rapide considerazioni.

Guardando ai dati dei settimanali, vedo ancora moltissimi segni “meno” sulle copie vendute. Ma per la prima volta, dopo molti mesi, si vede anche qualche risultato decisamente positivo. Come il +19,9% della rivista di gossip Chi. E l’incredibile +151,2% di Motosprint (probabilmente legato a qualche promozione o evento).

Nei mensili, la situazione è più mossa. Per un’Amica che fa -11,8% ci sono AD +18,6%, Dove +30%, Glamour +5,2%.

I dati sulle copie digitali dei nostri giornali vengono spesso guardati con scetticismo. Certo, i volumi sono bassi e probabilmente del tutto irrilevanti ai fini del buon andamento di una casa editrice. Ma anche qui noto qualche dato interessante nei mensili. Ci sono incrementi percentuali anche notevoli da febbraio a marzo, soprattuto tra i primi in classifica.

MENSILI DIGITALI MARZO 2013

Nei settimanali, dove le copie vendute sono davvero pochissime, se si escludono gli inserti dei quotidiani, sottolineo la performance di Vanity Fair, cresciuto del 27% in un mese, con 14.990 copie.

SETTIMANALI DIGITALI APRILE

Primaonline: settimanali, APRILE 2013.

Primaonline: mensili, MARZO 2013.

Primaonline

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Ma voi la fareste una versione per iPad delle riviste italiane? – Diffusioni digitali marzo 2013

Poche copie digitali vendute nel marzo 2013 per i periodici italiani. Meno di quel che sembra, se considerate che Io Donna e D – La Repubblica delle donne sono trainate dai quotidiani cui vengono allegate per un piccolo sovrapprezzo. E allora domandiamoci: ma voi la fareste un’edizione per iPad delle riviste italiane? Una versione appositamente disegnata per il tablet, con un’intera redazione grafica dedicata all’impresa? Calcolato a spanne il rapporto tra costo e copie vendute, direi che è meglio lasciar perdere, per il momento.

Questo il link alla tabella sulle diffusioni digitali.

http://www.primaonline.it/wp-content/plugins/Flutter/files_flutter/1368092779Classifica_Ads_sett_marzo13.xls

Prima comunicazione: copie digitali dei periodici italiani nel marzo 2013.
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Quanti italiani usano il tablet? 3 milioni 660 mila – Accesso ai contenuti digitali a marzo 2013

Insieme ai dati sull’audience online a marzo e ai trend dei primi tre mesi 2013, pubblicati da Audiweb, è uscita la tabella che vedete qui sotto: fa vedere come gli italiani accedono a Internet. Cliccate per ingrandire.

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Nel primo trimestre 2013 il 68,2% delle famiglie italiane (14,8 milioni) dichiara di disporre di un accesso a Internet da casa.

Il 71,6% delle famiglie connesse, 10,5 milioni, dichiara di avere una connessione veloce.

A me interessano gli altri dati.

37,8 milioni di italiani dicono di accedere a internet da qualsiasi luogo e device.

Al primo posto c’è il computer di casa. Poi lo smartphone. Poi il computer del lavoro. Segue il computer dal luogo dove si studia. Infine le connessioni con tablet.

Gli italiani che usano Internet attraverso uno smartphone sono 17,9 milioni. Quelli che usano i tablet sono quasi 3 milioni 660 mila.

Il Punto: quante persone possono accedere ai contenuti digitali dei giornali. E come.

Prima Comunicazione: dati Audiweb primi 3 mesi del 2013.

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L’editore che vende un milione di copie digitali

L’iPad è arrivato nel gennaio del 2010, e supporta i periodici da metà 2011; da allora gli editori di riviste hanno trovato la strada del tablet: una prospettiva di sopravvivenza.

Per questo la notizia che Hearst, l’editore di Cosmopolitan, ha raggiunto un milione di abbonati alle proprie riviste negli Usa segna una data a suo modo storica. È tanto, è poco? Un milione di lettori equivale ad appena il 3% degli abbonati di Hearst. E l’obiettivo è stato centrato con tre mesi di ritardo rispetto alle attese.

Bicchiere mezzo pieno, bicchiere mezzo vuoto… Ma per il 2016 l’editore prevede di arrivare a tre milioni di lettori su tablet, il 10% della leadership. Non molto. E allora, prima di attaccarci al tablet, cerchiamo di tornare a vendere tanta, tanta carta stampata.

Macgasm: hearst 1 milione di abbonati su tablet.

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Le video serie nel web: è il trend dei periodici nel 2013

Se il vostro editore lancia serie web sui siti delle vostre testate ricordatevi che non è l’unico, ma si sta muovendo sulla strada tracciata dai periodici negli Stati Uniti. O magari ci si muove in contemporanea con i giornali americani, perché ormai è chiaro che gli editori della carta stampata hanno deciso di puntare su questi prodotti per attrarre visitatori nei loro spazi web e inserzionisti. Spiega l’articolo del New York Times riportato in link alla fine di questo post: l’anno scorso il trend nei periodici era il lancio di una versione per iPad. Quest’anno sono i video.

Lo dimostra la presentazione fatta mercoledì 1 maggio a New York da Condé Nast, l’editore dei giornali patinati di fascia alta come GQ, Vogue e Glamour. Sono stati mostrati 30 clip dimostrativi come assaggio di 30 nuovi show (potete vedere i trailer  nell’articolo di Ad Age alla fine di questo post). Le serie web sono simili, come concetto, alle serie televisive, magari perché compaiono gli stessi attori, nelle stesse situazioni, con sketch ogni volta nuovi. O perché viene trattato sempre lo stesso argomento. Esempi. Condé Nast ha presentato la serie Angry Nerd per la rivista Wired, quella di tecnologia. Single Life è per i lettori di Glamour. Casualties of the Gridiron è un documentario di GQ molto serie che parla delle lesioni fisiche dei giocatori di football americano della NFL. Elevator Makeover fa vedere come può cambiare il look di una ragazza nel tempo di una corsa in ascensore. In questo blog ne avevo già parlato a inizio marzo raccontando il lancio di serie video in Glamour e GQ.

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I giornali hanno qualcosa da imparare dalla Apple?

Qualcosa da imparare da iTunes, l’applicazione lanciata dieci anni fa da Apple, ciambella di salvataggio dell’industria discografica presa d’assalto e saccheggiata da Napster e dalla pirateria online. Si era affermata l’idea che non ci fosse da pagare per scaricare dischi. Un atteggiamento simile a quello indotto nei lettori di giornali dalla informazione distribuita gratuitamente su internet.

«Il cielo stava cadendo a pezzi e iTunes fornì un luogo dove avremmo fatto soldi con la musica e, in teoria, fermato la marea della pirateria. Per quel momento, è stata la soluzione del problema» spiega un pezzo grosso dell’industria discografica al Denver Post, un articolo che riporto nel link alla fine di questo post.

Trovo delle somiglianze tra il passaggio al digitale della musica e i giornali.

Avrete letto…

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Il giornale con immagini in 3D e altre innovazioni dei periodici nel 2013

Quante innovazioni nei periodici. Domina la sperimentazione sul digitale e l’arricchimento sensoriale. Cosa vuol dire? Lo spiega Innovations in Magazine Media, pubblicato dall’associazione internazionale degli editori di periodici. Non mancano alcune curiosità.

L’obiettivo di molte innovazioni è di rendere l’esperienza di lettura dei periodici più intensa, più sensoriale, più visiva.

C’è My-Agazine, la personalizzazione delle copertine e dei contenuti. Nel marzo del 2012 Hearst ha inviato a 300 mila abbonati di Harper’s Bazaar una copia della rivista fatta su misura, con il nome del lettore stampato sul numero. Un “trucco” che incrementa la circolazione e attrae inserzionisti.2013-04-25-1InnovationsinMagazineMedia2013CoverCourtesyFIPP

Gli studenti del Royal Institute of Technology di Svezia hanno fatto sperimentazione sull’arricchimento sensoriale con progetti di ologrammi e speciali lenti a contatto per vedere dei video.

Con l’ologramma l’immagine di un’auto, associata a un numero di una rivista, diventa tridimensionale ed è possibile ammirare il modello da tutti i punti di vista, girandogli intorno. Bizzarria o sviluppo?

 

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La versione digitale interattiva del New York Magazine che cambia i periodici

Ecco la nuova app del New York Magazine che, a detta degli esperti, sarà/sarebbe il nuovo standard per le versioni digitali di settimanali e mensili.

Il New York, concorrente del New Yorker, mette da parte la copia replica del giornale di carta e presenta, il primo aprile, la nuova app interattiva per iPad.

L’aplicazione ha questa particolarità: permette di ricevere aggiornamenti sulle notizie del giorno, oltre naturalmente agli articoli del settimanale.

Una soluzione grafica, una barra che divide lo schermo, dà al lettore la possibilità di passare dal contenuto del periodico alle notizie dell’ultimo minuto.

Date un’occhiata agli articoli.

Il Punto: come saranno le versioni digitali dei periodici.

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Appleinsider.com: la nuova app di New York Magazine

Adweek: la nuova app di New York Magazine

Appleinsider: l’app interattiva del New York Magazine

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2) La pubblicità, vera incognita per il futuro dei giornali

Seconda puntata su giornali e pubblicità nel digitale. Si parla del mobile. I tablet e gli smartphone hanno creato uno spazio di sviluppo per i periodici. Ma la lentezza degli editori rischia di avvantaggiare le multinazionali tech. Google, Facebook, YouTube stanno investendo massicciamente nella pubblicità associata ai contenuti per questi apparecchi. La strada per le riviste è in salita.

Riprendo la riflessione iniziata lunedì con un post gemello. Lo spunto è offerto dal rapporto del Project for Excellence in Journalism del Pew Research Center di Washington DC intitolato: The State of the News Media 2013.

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Primi dati sulle copie digitali vendute dei periodici italiani

Irrilevanti le copie digitali dei settimanali italiani vendute nel gennaio 2013. Per la prima volta è stata fatta una rilevazione ufficiale (dati di Ads)e il risultato mostra che: 1) per i periodici le copie digitali replica non hanno ancora alcun peso reale (ma è da capire il dato di Sorrisi Tv; i giornali che precedono in classifica la guida tv sono in abbinamento con un quotidiano); 2) i quotidiani sono più avanti delle riviste nella transizione al digitale. Non stupisce: “vendono” news.

Settimanali digitali
(copie  + vendite multiple + vendite abbinate)
D LA REPUBBLICA DELLE DONNE 46.184
IO DONNA 45.918
VENERDI’ DI REPUBBLICA (IL) 45.788
SPORT WEEK 15.518
SORRISI E CANZONI TV 10.300
TU STYLE 5.030
ESPRESSO (L’) 2.713
TOPOLINO 1.311
GRAZIA 1.202
NOVELLA 2000 876
A – ANNA 812
PANORAMA 806
AUTOSPRINT 762
MOTOSPRINT 681
VISTO 653
CHI 501
OGGI 467
DONNA MODERNA 343
MONDO (IL) 311
FAMIGLIA CRISTIANA 164
CENTONOVE 0
CIOE’ 0
CONFIDENZE 0
DIPIU’ TV 0
DIVA E DONNA 0
DOLOMITEN MAGAZIN 0
F 0
FF-SUDTIROLER WOCHENMAGAZIN 0
GENTE 0
GIOIA 0

Ads Gennaio 2013
totale vendite digitali
Quotidiani digitali
(copie  + vendite multiple + vendite abbinate)
SOLE 24 ORE (IL) 46.190
REPUBBLICA (LA) 45.996
CORRIERE DELLA SERA 45.616
GAZZETTA SPORT-LUNEDI (LA) 15.549
GAZZETTA SPORT (LA) 15.541
FATTO QUOTIDIANO (IL)

Il Punto: quanto i settimanali possano fare affidamento, per ora, sul digitale.

primaonline: copie digitali settimanali
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Perché le donne leggono periodici digitali

Buone notizie per i periodici. Le donne iniziano a leggere le versioni digitali dei giornali. Il merito è dei nuovi tablet con lo schermo piccolo che sta in borsetta o in una tasca dei jeans: si chiamano 7 pollici. Una strada da percorrere per i magazine, anche se la crescita delle copie digitali vendute è molto lenta. Se lo è in America, figuriamoci in Europa, dove il numero di tablet in circolazione è dieci volte inferiore.

Ne ha parlato una vecchia conoscenza di questo blog, David Carey, presidente dei magazine di Hearst negli Usa (Cosmopolitan è la testata principale della casa editrice), viso simpatico, che vi ho fatto conoscere anche attraverso una videointervista.

Carey, in una conferenza, ha spiegato che gli abbonamenti digitali ai giornali fino a oggi non sono decollati, soprattutto tra le lettrici. Ma le cose stanno cambiando grazie all’arrivo di schermi dalle dimensioni più piccole.

I tablet da 10 pollici sono stati acquistati in prevalenza dai maschi, che li utilizzano, tra l’altro, per leggere i quotidiani. Sono i normali iPad che vedete in giro.

Invece i 7 pollici, apparecchi dalle dimensioni ridotte, che stanno anche in una tasca dei pantaloni, come il nuovo iPad e uno dei Nook, stanno allargando alle donne la platea dei lettori.

Tutto questo va inquadrato in modo corretto. Negli Stati Uniti, paese all’avanguardia nel digitale dei giornali, gli editori ricavano solo il 3% dei fatturati dalle versioni per tablet dei periodici. Carey dice che spera di raggiungere il 10% entro il 2016: tre anni.

Nel frattempo l’editore ritiene che i giornali di carta continuino ad avere un ruolo di primo piano nel business. Carey pensa che l’immagine dei periodici sia stata ingiustamente intaccata dal drammatico declino dei quotidiani (quotidiani di carta). Ed obietta che i periodici continuano a godere di grande presa e popolarità tra le donne, cosa che rende forte la posizione di Hearst.

Il Punto: perché i periodici hanno una prospettiva di crescita nel digitale.

paidcontent: anche le donne leggono giornali digitali

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Periodici che hanno successo sul tablet

Quali periodici hanno successo sul tablet.

È uno dei temi che più mi appassionano: la possibilità di adattare i periodici al tablet. O la creazione di nuovi prodotti pensati per la lettura nel digitale.

Perché i giornali di carta sono in declino e nulla sembra indicare non dico un’inversione di tendenza ma un rallentamento della caduta. E i media digitali, che stanno rubando lettori alla carta, sono l’unica via di fuga.

Riprendo un pezzo uscito su Techvibes. Riguarda il Canada.

L’autore introduce l’argomento ricordando che l’orizzonte è grigio anche per i giornali concepiti per il tablet. The Daily, creatura di Rupert Murdoch, ha chiuso dopo neppure due anni di vita. Lo stesso Huffington Post, sito di successo, non è riuscito a decollare quando si è tentato di farne un magazine da scaricare a pagamento, ed è presto tornato a essere un prodotto gratuito.

Ma Techvibes spiega che in Canada lo scenario è più promettente. Le pubblicazioni per tablet stanno andando “ragionevolmente” bene.
I periodici, infatti, rappresentano la seconda categoria di app più acquistate dai possessori di iPad. Nella classifica delle 100 applicazioni più vendute nell’Apple Store ci sono dieci giornali. Tra le 200 app più vendute, il 15% è costituito da giornali. Di questi, il 77% sono periodici, il 20% quotidiani.
Ma di quali giornali parliamo? Il 30% sono femminili. Il 27% giornali di attualità. Il 13% riguarda l’intrattenimento. Il 10% cucina e viaggi.
Val la pena di guardare le slide di Techvibes.
Il punto: se i periodici hanno un futuro sul tablet. E quale tipo di periodici.

Chi lo dice: «Techvibes is Canada’s leading technology media property. Originally founded in 2002, Techvibes is dedicated to covering social, mobile, and startup news that impacts Canadians».

techvibes
 app di periodici
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I giornali di Hearst escono in anticipo sull’iPad

Negli Stati Uniti i possessori di iPad potranno leggere prima di altri le edizioni digitali dei periodici con il marchio Hearst. In altre parole, Apple offre a chi ha comprato il suo tablet il benefit di poter acquistare 20 testate, tra cui Cosmopolitan, Harper’s Bazaar, Elle, Marie Claire, Esquire, prima che queste vengano messe in vendita in altre edicole online. E prima che i giornali escano in edicola.

Il vantaggio è per l’edicola di Apple, il famoso Newsstand, che anticipa la concorrenza: Zino, Google, Amazon. E per Hearst, che riceve maggiore visibilità nell’edicola digitale. Come per le edicole tradizionali, infatti, avere una posizione di favore, in prima fila, sotto gli occhi dell’acquirente, rappresenta un vantaggio competitivo. Io che vado a comprare il giornale, magari compro anche un altro titolo, ma lo devo poter vedere e apprezzare. E i giornali messi sotto il naso vendono di più. Lo stesso problema si presenta nelle edicole virtuali. I giornali posizionati in alto, vendono. Gli altri, vai a trovarli.

Sono strategie commerciali che, dal punto di vista degli editori, dovrebbero aiutare a incrementare le vendite delle copie digitali. Hearst, negli Usa, afferma di avere circa 800 mila abbonati ai giornali digitali. Ma Cosmopolitan vende oltre 3 milioni di copie cartacee, nell’edicola vera. Ce n’è ancora molta di strada da fare.

Ma c’è un aspetto che merita un maggiore approfondimento: far uscire le versioni digitali in anticipo rispetto alla carta. Su questo ho scritto oggi un altro post. Buona lettura.

Mashable: i giornali di Hearst escono prima nell’edicola di Apple

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Periodici/ The Atlantic torna al paywall, il sito a pagamento

The Atlantic, mensile americano con 155 anni di storia che è stato rifondato mettendo il digitale al primo posto, potrebbe chiedere ai proprio lettori di pagare per accedere ai contenuti on line. Sarebbe un rovesciamento di quella linea, adottata nel 2008, che ha permesso alla testata di fare per la prima volta utili nel 2010.

La notizia, che riprendo da Forbes (il link all’articolo in inglese è alla fine di questo post), è interessante non tanto per il giro d’affari di The Atlantic, che nel 2010 portò a casa un utile di appena un milione 800 mila dollari, ma per gli spunti di riflessione sul modo in cui carta e digitale pesano negli equilibri di una casa editrice di periodici e su come affrontare la spinosa questione dei contenuti giornalistici a pagamento nei magazine.

PERIODICI E DIGITALE. I siti di magazine e quotidiani hanno infatti caratteristiche molto diverse e quindi richiedono soluzioni ad hoc. Finora aveva senso parlare di sito a pagamento soprattutto per i quotidiani (e anche su questo ci sono scuole di pensiero contrapposte). Ha molto meno senso, si pensava, ha un paywall per i magazine. Ma le cose sembrano cambiate sulla scia della chiusura di Newsweek e delle trasformazioni del mercato, arrivo dei tablet incluso.

The Atlantic è un giornale che mi incuriosice, già il nome è altamente evocativo, e infatti questo blog ne ha raccontato la storia un paio di mesi fa. La casa editrice che pubblica questo periodico vecchio di 155 anni ha diffuso l’altro giorno dati sull’andamento delle attività digitali. Ricordo che fino al 2008 il magazine, che si occupa di politica, esteri, economia, cultura, aveva un sito a pagamento. Aver abbattuto il paywall e puntato sul digitale ha permesso di far tornare in attivo la testata.

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Scenari 2/ Nel 2013 tutti gli editori Usa presenti nel digitale

La maggior parte degli editori americani sentiti da The Alliance for Audited Media dichiara di produrre contenuti giornalistici per i canali e le piattaforme digitali. In altre parole, il digitale è oggi la regola, lo standard per gli editori di quotidiani e periodici. Senza non si può stare sul mercato.

Nella precedente edizione del Digital Publishing Survey di Aam (ex Audit Bureau of Circulations, l’Ads del Nord America, organizzazione che dice quanto vendono i quotidiani e i periodici) circa la metà delle case editrici di giornali dicevano di produrre contenuti per i device mobili (smartphone e tablet). Tre anni dopo, nel 2012, il 90 % degli editori interpellati dice di produrre contenuti per mobile. Per l’anno prossimo, tutti gli editori lo faranno. Lo si vede nella tabella qui sotto.

Editori che offrono contenuti per mobile

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Il National Geographic lancia un’edizione per iPhone

Il National Geographic ha lanciato un’edizione per iPhone con il numero di novembre del giornale di carta, e da questo momento fornità aggiornamenti quotidiani e contenuti sostanziosi, come video in alta definizione della Bbc.

Nell’edizione per l’iPhone ci saranno notizie aggiornate, foto scattate dai professionisti del periodico di carta, foto della community online del giornale e altro, sempre nuovi ogni volta che un utente apre l’app.

«Disegnare il giornale per l’iPhone ha richiesto un profondo ripensamento del nostro lavoro», ha detto il direttore creativo del National Geographic, Bill Marr.

L’edizione per iPad della rivista ha vinto il premio National Magazine 2012 come miglior rivista per tablet.

Si può fare anche da noi, in Italia, con i nostri settimanali e mensili, riconoscendo che chi scrive i pezzi per iPhone, gira video, scrive e registra contributi audio fa spesso un lavoro giornalistico.

M’interessa perché: 1) facciamolo anche noi.

Il punto: seduti sulla carta, è ovvio che crolliamo. Bisogna fare anche dell’altro, presto.

La fonte: «WebWire distributes your business, organizational and personal news releases and press releases on and over the Internet. Our online service delivers news releases directly to Internet readers and is an integral part of Search Engine Inclusion and Search Engine Optimization (SEO)».

Webwire.com: National Geographic lancia l’edizione per iPhone

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Focus entra nell’edicola digitale lekiosk

Questa è una notizia che riporto perché, oltre che interessante, è un omaggio e una forma di incoraggiamento verso i colleghi di Gruner und Jahr/Mondadori, alle prese da inizio ottobre con un piano di stato di crisi, presentato dall’azienda, che ipotizza il taglio di 36 giornalisti su 72.

In questi giorni  il “mondo” di Focus è entrato in lekiosk, edicola digitale per iPad, iPhone e iPod Touch, lanciata da poche ore sul mercato italiano.

Scaricando la app gratuita si possono leggere le testate di Gruner a prezzi molto buoni.

Sono Focus, Focus Storia, Focus Extra, Focus Storia Biografie, Geo e Jack. Ma di queste testate, cinque sono destinate alla chiusura, stando alle dichiarazioni dell’azienda.

lekiosk è nata in Francia nel 2007 ed è stata scaricata da oltre 500 mila persone e installata sul 25% degli iPad francesi.

Buona lettura!

M’interessa perché: 1) le app permettono di proteggere i contenuti dei periodici dall’azione di pirateria di internet e ristabiliscono il concetto che, per leggere degli articoli ben scritti e ben documentati, bisogna pagare. Ben scritti e documentati come quelli di Focus.

Il punto: trasformare le piattaforme digitali in alleate della “stampa”: non più nemici.

Focus: le riviste di Gruner su lekiosk

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Copie digitali e certificazione in Italia

Ma cosa aspettano gli editori italiani a certificare le copie e gli abbonamenti digitali delle loro riviste? …«Di averli e venderli».

No. Ci sono ragioni serie. Lo spiega in questa intervista di Italia Oggi il presidente di Upa (Utenti pubblicità associati), Lorenzo Sassoli de Bianchi.

Che precisa: «Non siamo lontani da questo traguardo».

Due anni fa è nato l’iPad, ad oggi in Italia ne sono stati venduti 2 milioni. Insomma, le premesse ci sono. (Ma in Gran Bretagna i tablet venduti entro Natale 2012 saranno 30 milioni: non so se si capisce la differenze per l’editoria periodica…).

M’interessa perché: 1) spiega che qualcosa (poco) si muove (lentamente) anche in Italia.

Il punto: solo quando avremo una massa critica di iPad e tablet in circolazione l’editoria periodica potrà offrire prodotti editoriali e canali pubblicitari di rispetto.

Italia Oggi: certificare le copie digitali in Italia

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Come procede la transizione al digitale

Alcune riflessioni sul passaggio al digitale in Gran Bretagna.

Si descrive l’impasse degli editori. La copia digitale del cartaceo, un banale Pdf, è poco appetibile per il lettore: la consultazione a base di zoom in e zoom out delle pagine è faticosa e noiosa. Ma la creazione di edizioni originali per iPad è costoso. Nell’attesa che la gente passi ai tablet (in Gran Bretagna per la fine del 2015 si raggiungerà la cifra di 30 milioni di tablet venduti) molti editori si limitano a prender tempo.

M’interessa perché: 1) spiega la lentezza degli editori nella transizione al digitale.

Il punto: cosa sta realmente accadendo nella transizione al digitale.

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Un altro giornale nato per l’edicola virtuale: Abroad Travel Magazine

Nasce una rivista di viaggi pensata per l’iPad di Apple. Abroad Travel Magazine viene descritto come una rivista fortemente orientata verso l’interattività, un mix di contenuti che sfruttano a pieno le potenzialità del digitale. Consigli di viaggi, scambio di opinioni tra lettori, video, foto. E dritte per risparmiare su voli e hotel. Nell’articolo del Digital Journal si riportano dati forniti da Apple sulla diffusione dell’iPad. In due anni sono stati venduti 67 milioni di tablet della società di Cupertino. Al confronto, ci son voluti 24 anni per vendere lo stesso numero di computer Mac, cinque anni per gli iPod, tre anni per gli iPhone.

M’interessa perché: 1) mi fa chiedere se sia più facile convertire la carta al digitale o lanciare prodotti digitali nuovi e mandare tutto il resto al macero.

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