I periodici reggono alla crisi della carta stampata meglio dei quotidiani. Questi sono a rischio di estinzione. I magazine, invece, conservano una maggiore presa sui lettori. La rapida diffusione dei tablet ha ricreato una prospettiva di sopravvivenza per settimanali e mensili. E la pubblicità sulle riviste rimane molto efficace. Un solo problema: gli inserzionisti lo sanno?
Questo il punto di vista di Marketing Mag che offre, con l’articolo riportato in link alla fine di questo post, alcuni spunti di riflessione. Naturalmente la discussione avviene in Australia, in Italia siamo invece travolti da una crisi che ha cause molto endogene, interne. E il tema di questi giorni è il tracollo della pubblicità nel 2012, scesa di quasi il 18% nel 2012.
Marketing Mag ragiona intorno al valore della pubblicità sui magazine. E gli inserzionisti, come sapete, sono una delle due gambe su cui si regge la sopravvivenza delle testate (l’altra sono le copie vendute. E qualche editore aggiunge i ricavi da oggetti allegati ai giornali).
I magazine, si spiega, conservano una grande efficacia per la pubblicità. Nei siti i lettori sono infastiditi da banner, finestre che si aprono all’improvviso, video sovrapposti per lunghi secondi sugli articoli da leggere o messi in testa a filmati.
Invece i periodici sono l’unico mezzo su cui la pubblicità viene guardata con lo stesso interesse degli articoli, e il fluire delle pagine di Vogue ha solo da guadagnare dalla presenza delle inserzioni degli stilisti.
Dov’è il problema? Perché sappiamo in quale pantano siano piantati, da alcuni anni, i nostri giornali.
Secondo Marketing Mag le nuove leve di pubblicitari e di venditori, tradizionalmente giovani, non sono cresciute con i periodici in mano. E non ne riconoscono il valore. A questo si sommano i tagli dei budget delle società, che se devono rinunciare a parte della comunicazione, sacrificano per primi i vetusti prodotti di carta.
Dimenticano che il Roi della pubblicità sulla carta (un indice di efficacia sul lettore: guardate il link sotto) è tra i più alti. E amplifica la sua portata se associato ad azioni promozionali parallele in tv e sull’online.
Come rispondere? Rieducando i pubblicitari, cioè chi lavora nelle agenzie.
Naturalmente tutto questo non basta. I giornali dovrebbero sviluppare la parte digitale, stabilire una relazione su base quotidiana con il lettore attraverso siti, facebook, twitter, mobile. E aumentare la presenza nell’area degli eventi, necessari per sostenere e diffondere i brand dei periodici, e per avere una nuova voce di ricavo. Ma questa è un’altra storia.
Il Punto: ragioni per essere ottimisti sul futuro dei periodici.
Marketing Mag: il valore dei periodici
Roi ( argomento di cui mi sono già occupato)