Sono 4 gli editori di periodici tradizionali da studiare da vicino nel panorama internazionale
Mentre in Italia ci sono notizie di primo piano (pensiamo solo a Rcs Mediagroup), i cambiamenti negli editori internazionali aiutano ad avere una bussola.
Il quarto esempio, quello di stretta attualità, è Time Inc: il più grande editore americano di riviste, Time, People, Sports Illustrated, che si prepara a camminare da solo, separandosi, nella prima metà del 2014, da Time Warner.
Da seguire perché, come alcuni editori italiani,è in ritardo nel digitale, impegnata nel vincere la sfida della sopravvivenza, travolta da continui cambiamenti di strategia in questi anni, decisa a tagliare.
La notizia di questi giorni è che Time Inc. si prepara a eliminare 500 posizioni. Uscite di dipendenti, pari per numero a quelle di appena un anno fa, che corrispondono a una riorganizzazione interna, con semplificazione delle strutture: si passa da 3 a una sola divisione dei periodici. Obiettivo: poter ragionare con più chiarezza sul lancio di prodotti cross brand.
Ma dicevo che sono 4 le società da tenere a mente.
Le altre sono:
Axel Springer, primo editore europeo ad aver trovato una strada nel digitale (con sviluppo multimediale e multipiattaforma dei brand e cessione ad altri editori di quotidiani locali e riviste non più centrali).
Forbes: ha reinventato in chiave iperliberista il lavoro della redazione e il rapporto con 1000 contributors (visto che nel digitale è necessario pubblicare moltissimo, giocare sulla quantità, fare massa).
The Atlantic Media: ha trasformato il venerando ma vetusto mensile liberal in un prodotto digitale multicanale all’avanguardia, un esempio per tutti gli editori; ha lanciato un giornale online di economia, Quartz, diventato un modello di news pensate per mobile: sviluppo rapidissimo e di grande successo.