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Come si Diventa il Primo Editore Digitale Europeo

Axel Springer, società tedesca che pubblica giornali, è il primo grande editore europeo nei digital media. Rimangono al primo posto i contenuti giornalistici a pagamento. Ma il peso della stampa viene circoscritto. E cresce in modo spettacolare il digitale. Che solo in parte è sinonimo di giornalismo. Un percorso che altre società potrebbero seguire

CRESCITA DIGITALE Una transizione da studiare bene. Aiuta a immaginare il futuro delle nostre case editrici di periodici e quotidiani. Axel Springer, editore tedesco presente in molti paesi europei, sembra avere trovato la strada per uscire dalla crisi. È tra le società con la più alta quota di fatturato che proviene dal digitale: a fine settembre, su 100 euro incassati, 40 euro venivano generati dai media digitali. Che contribuiscono al 46% degli utili.

LA LINEA In questi mesi la società sta cambiando forma e politica degli investimenti. La strategia consiste nello sviluppo di contenuti giornalistici a pagamento, nelle acquisizioni di attività digitali non giornalistiche, nella riduzione del peso della stampa, là dove non è più fondamentale per il Gruppo. Come avvenuto a luglio con la cessione dei quotidiani regionali, delle guide tv, dei femminili a un altro editore tedesco.

NUOVA IDENTITÀ Con il tempo cambia il mix delle attività. Il digitale, nei primi 9 mesi del 2013, ha dato ricavi per 959 milioni di euro. I quotidiani del Gruppo per 781 milioni di euro. I periodici per 331 milioni di euro. Il digitale cresce del 6,6%, i quotidiani calano del 6,6%, i periodici scendono del 2,4%.

Ma cosa vuol dire digitale? Come cambia la natura di un editore? E lo è ancora?

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L’editore tedesco che ha scoperto come superare la crisi – Primo trimestre 2013 di Axel Springer

Vorrei non fosse un post per esperti. Si snocciolano numeri ma la sostanza regala, a chi sa capire, un pizzico di emozione. Emozione per chi lavora nella carta stampata e teme di essere finito in un vicolo cieco. Invece c’è un editore tedesco di quotidiani e periodici, Axel Springer, che ha trovato la strada per cambiare, trasformarsi, adattarsi al mondo digitale. E crescere, prosperare, aprire il futuro. Forse anche a carta stampata e magazine.

Axel Springer ha presentato i conti dei primi tre mesi del 2013. Chiariamo subito che si tratta di una società più grande, per volume d’affari, di Mondadori, Rcs Mediagroup, Hearst Italia, Condé Nast Italia, Cairo Communication.

Parliamo di un editore internazionale che pubblica in tutta Europa, dalla Germania alla Repubblica Ceca, dalla Francia alla Polonia. Un gigante per dimensioni e attività. Presente da tempo nel digitale con i siti dei propri giornali, radio, tv, con applicazioni, con portali che nulla hanno a che fare con il giornalismo: siti di annunci di lavoro, case, articoli per la caccia e la pesca.

La tendenza che viene fuori in Axel è la crescita strepitosa del digitale, che ormai è la prima area aziendale per fatturati e guadagni. Ma la carta stampata non è in rosso, e anche se continua a veder decrescere i fatturati e le copie vendute, rimane ampiamente remunerativa: guadagna un sacco di soldi. C’è dunque un aggiustamento strutturale, un ridimensionamento, che però non è il cancellamento, la scomparsa. E il digitale non è un mondo alieno rispetto al giornalismo.

Ecco la parte tecnica.

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Rcs Mediagroup in rosso e i periodici nell’incertezza

Riflessione minima sul bilancio di Rcs Mediagroup e il destino dei periodici del Gruppo.

Adesso sarà interessante scoprire quali investimenti Rcs Mediagroup vuole fare nel digitale nei prossimi tre anni. Difficilmente avverrà nei periodici, almeno non nelle dieci testate che la società ha messo in vendita e che, in alternativa, dice di voler chiudere. Sarà al Corriere e alla Gazzetta.

Il primo editore italiano della carta stampata, proprietario del Corriere e di decine tra settimanali e mensili, ha approvato il piano 2013-2015. Ma dai risultati preliminari del 2012 emerge che i ricavi sono in calo (1 miliardo 597 milioni di euro contro 1 miliardo 860 milioni del 2011) a causa della riduzione della pubblicità e delle copie vendute. Per tutti i dati guardate i link in fondo a questo post oppure leggete i mille articoli usciti sul web. A me basta aggiungere che l’Ebitda, quel che guadagna l’azienda (detto in modo grossolano), è sceso da 142 a 1,3 milioni. Insomma, nell’anno più difficile per la carta stampata si è guadagnato poco o nulla.

Ma quel che importa ai colleghi dei settimanali e dei periodici è che il Gruppo non ha sciolto le riserve sulla trattativa per la vendita di 10 testate che rimangono dunque in bilico tra l’ipotesi della cessione e della chiusura.

L’azienda dichiara, visto «l’aggravarsi della situazione di sfavorevole congiuntura generale e la profonda trasformazione dell’editoria che si riflettono significativamente sui risultati del gruppo», di voler implementare il piano approvato a dicembre.

Il piano punta a sviluppare le entrate da attività digitali, che dovrebbero passare dall’attuale 9% ad oltre il 21%. Gli investimenti totali nel triennio equivalgono a circa 160 milioni.

Il Punto: le incognite sul futuro del maggior gruppo editoriale (giornalistico) del Paese.

Corriere: Rcs, la situazione di bilancio, gli investimenti, i tagli

corriere-e1287477477835Futuro dei Periodici

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Mondadori in rosso e i periodici da risollevare

Mondadori, principale editore italiano di periodici, chiude i conti del 2012 in rosso. Più dei libri, sono in sofferenza proprio le riviste della casa editrice. L’obiettivo del 2013 è il rilancio delle principali testate: Chi, Grazia, Donna Moderna, Panorama.

Quando si dice Mondadori, si dice il principale editore italiano di periodici. Ma se i conti del 2012 si chiudono in rosso è per una serie di ragioni legate non solo alle riviste. Il fatturato consolidato di 1.400 milioni di euro, in discesa del 6 per cento, con un netto finale di 12 milioni, è infatti gravato da svalutazioni per 194 milioni di euro.

Molte difficoltà, tuttavia, sono concentrate a Segrate, dove sorge il famoso palazzo dell’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, sede e simbolo di Mondadori Italia (la casa editrice è infatti presente anche in Francia). E si prevede un 2013 altrettanto complicato.

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