La peggiore stagione del giornalismo. Quella delle testate che chiudono, dei giornalisti che perdono il posto, delle aziende in crisi. Ma in Rete torna con insistenza l’idea che invece stiamo attraversando un’età dell’oro
Segnalato ovunque nel mondo giornalistico anglosassone il post di Tom Engelhardt (mente del sito di informazione alternativo TomDispatch.com; motto: “un antidoto quotidiano contro i media mainstream”) intitolato Are we in a new golden age of journalism? «Siamo nella nuova età dell’oro del giornalismo?».
Naturalmente chiunque di noi sia coinvolto nelle ristrutturazioni dei giornali, con pensionamenti, licenziamenti, solidarietà, casse integrazioni, ha poca voglia di appassionarsi al tema: stiamo attraversando un periodo orribile. L’epoca più brutta. E temiamo che i tempi d’oro non ritornino mai più.
Diverso è fare una riflessione sul giornalismo come possibilità espressive: disporre delle nuove tecnologie consente a chi fa questo mestiere di inventare e imparare nuovi modi di fare informazione, in costante contatto e scambio con chi legge, disponendo di una varietà di strumenti senza pari.
«In terms of journalism, of expression, of voice, of fine reporting and superb writing, of a range of news, thoughts, views, perspectives, and opinions about places, worlds, and phenomena that I wouldn’t otherwise have known about, there has never been an experimental moment like this. I’m in awe».
(«In termini di giornalismo, di espressione, di voce, di reporting ben fatto e scrittura superba, di varietà di notizie, pensieri, punti di vista, opinioni su luoghi, mondi e fenomeni di cui non sarei altrimenti venuto a conoscenza, non c’è mai stato un momento sperimentale come questo. Sono senza parole»).
C’è poi la posizione del lettore. Qui l’autore del post, Tom Engelhardt, è più convincente. Per gli utenti questa è una stagione ricchissima di soddisfazioni. Perché dal computer (o tablet) puoi avere accesso a qualsiasi pubblicazione del pianeta, a documenti, rapporti governativi, informazione di ogni sorta. E puoi a tua volta diventare editore. (Seppur restando esposto a forme innumerevoli di spionaggio governativo e non).
«For the first time in history, you and I have been put in the position of the newspaper editor. We’re no longer simply passive readers at the mercy of someone else’s idea of how to “cover” or organize this planet and its many moving parts. To one degree or another, to the extent that any of us have the time, curiosity, or energy, all of us can have a hand in shaping, reimagining, and understanding our world in new ways».
(«Per la prima volta nella storia, io e voi siamo stati messi sulla poltrona del redattore di giornale. Non siamo più semplicemente lettori passivi alla mercè delle idee di altri su come “coprire” o organizzare questo pianeta. Che sia tanto o poco, nella misura in cui ciascuno di noi ha tempo, curiosità, o energia, tutti possiamo avere una parte nel modellare, ripensare, e capire il nostro mondo in nuovi modi»).
Non dobbiamo dimenticarlo.