Non solo foto di gatti. Storie giornalistiche sono tra i post più visti online. Perché la chiave per diventare virali non è la leggerezza
Ne parla un’esperta di scienze comportamentali, la giovane responsabile del team di contenuti virali di PolicyMic, piattaforma di news dal mondo per la generazione dei millennial.
Liz Plank riporta la lista delle 15 notizie più lette su Facebook in un certo lunedì del 2013. E osserva che solo uno dei post diventati virali ha contenuto leggero, gli animali, secondo il canone introdotto da BuzzFeed. Gli altri 14 post sono di Bbc, The Guardian, The New York Times.
Guardiamo meglio.
Di cosa parlano? Di proteste popolari (Brasile), persone sfruttate in lotta per i loro diritti, insolite prese di posizione impegnate da parte di chi non te l’aspetti (Miss Utah).
Perché sono notizie molto lette, molto commentate, molto condivise?
I gatti inteneriscono e fanno sentire felici. Ma anche gli altri 14 post mettono al centro le emozioni. Le storie. Un punto di vista molto vicino ai fatti. C’è identificazione. E allora l’argomento “serio” diventa un veicolo ancor più potente delle foto dei gatti.
Liz Plank, in un altro articolo, elenca le caratteristiche del post virale.
E aggiunge questa interessante osservazione:
«Recognize the difference between optimizing for search and optimizing for social»
«Tieni conto della differenza tra ottimizzazione per Internet e ottimizzazione sui social media»
Questo post sulle proteste di piazza Taksim: “Turkey protests: Has the Arab Spring finally reached Turkey?”, ha un titolo pensato per le ricerche su Google. Ci sono tutte le parole chiave della notizia. Eppure il post ha raccolto pochi tweet e poche condivisioni su Facebook.
Invece un post ottimizzato per i social media ha questo titolo: “Taksim Square protest: 11 images from Turkey that will give you the warm fuzzies.” La combinazione di emozioni coinvolgenti, immagini e fatti importanti si dimostra vincente. Infatti questo post ha raccolto 48 mila condivisioni su Facebook e 1.400 su Twitter.
Bonus: le lezioni apprese nel lancio della sua startup giornalistica dal cofondatore e Ceo di PolicyMic, Christopher Altchek (oltre 4 milioni 500 mila utenti unici in 2 anni di attività su temi come l’invasione russa della Crimea e l’opposizione dei Repubblicani alle nuove politiche sull’immigrazione negli Usa).
I 2 Tempi Della Notizia: «Ora» E «Più Tardi»
La notizia viene elaborata secondo la scansione temporale di: ORA e PIÙ TARDI. Due momenti a cui viene associato un diverso strumento di lettura: smartphone/sito web versus carta/applicazione
Una cadenza in due tempi plasma oggi l’informazione.
Ne parla ancora una volta quella formidabile fonte di riflessione che è il blog di Mario Garcia, designer e professore di giornalismo.
Garcia in una magistrale lezione online, visibile anche in video (Hearst digital media lecture), spiega che l’informazione viene ritmata su due tempi.
C’è il materiale grezzo, lo strillo, la breaking news. Che arriva attraverso smartphone, o con la ricerca su Google.
E c’è il momento della cottura prolungata, del racconto ben realizzato, dell’approfondimento. Per cui la carta rimane, forse, lo strumento ancora oggi più adatto.
Il punto è che ogni pubblicazione deve avere molto chiara – raccomanda Garcia – la visione di come deve essere elaborato e cadenzato il flusso temporale dell’informazione per il proprio pubblico.
Seguono gli esempi di Circa, Breaking News, Yahoo News Digest, New York Times Now, Guardian.
Siamo lontani dall’angosciante idea di doversi precipitare verso una non meglio definita transizione al digitale. Ma è chiaro che non c’è spazio per chi dovesse ignorare il nuovo ciclo della notizia.
Non è tempo per strumenti solisti. Se ne era già parlato a proposito di un concetto musicale passato al giornalismo: quello di media quartet.
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