La pubblicità su internet vale poco. E sfugge a misurazioni affidabili. Tra frodi e zone grigie
C’è questo interessante articoletto di Quartz sulle mosse di Google e un recente acquisto fatto dal gigante di Internet. Nei giorni scorsi ha comprato una società, Spider.io, che si occupa di pubblicità.
E’ l’occasione per capire meglio la guerra della pubblicità. E in che modo può riguardare la carta stampata.
Si parte dalla notizia, molto commentata, che metà della pubblicità su Internet non viene vista da nessuno. La parte rimanente, in parte non viene vista da esseri umani, ma da macchine.
Ci sono computer che guardano miliardi di pubblicità (come ha rivelato un anno fa proprio Spider.io).
Da qui la scarsa affidabilità delle misurazioni su Internet. Una mancanza di credibilità che comprime verso il basso i prezzi, mettendo in difficoltà chiunque cerchi di far ricavi nel digitale, editori compresi.
Anche per questo, si spiega, il brand advertising, cioè la pubblicità di maggior qualità e valore (contrapposta ai piccoli annunci), rimane ancora in tv e, in misura non disprezzabile, sulla carta stampata.
In Italia il 50% della pubblicità va ancora alla tv, il 20% ai giornali, il 17% (stime) a Internet.
Invece negli Usa la situazione è questa.