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Il Digitale Ha Ucciso L’Edicola

Le ultime ore di un’edicola famosa di Washington. One Stop, con i suoi spazi stracarichi di giornali, chiude. Schiacciata dalla concorrenza del digitale. Che sta cancellando il principale motivo per frequentare posti come questo

Non dobbiamo più scendere in strada per comprare l’ultima edizione del Corriere della Sera.

Sul tablet possiamo leggere a nostro piacere giornali di ogni parte del mondo. Time e Le nouvel observateur sono a portata di dito: hanno perso il loro sapore esotico.

E così le edicole chiudono. Come nella storia emblematica raccontata nel sito di Washington Post. Vi invito a leggerla.

Estraggo però un passaggio che va al punto. Per me è importante cogliere il succo del discorso, senza perdere tempo.

He looks at his shop, and this is about as emotional as he lets himself be: «No one comes here because they have to. They come here because they want to».

«Non c’è più nessuno che venga nella mia edicola perché DEVE farlo. Ci viene perché VUOLE».

Siamo passati dalla urgenza di essere informati al piacere di frequentare un luogo stimolante. Ma i piaceri possono essere rinviati. L’urgenza, quella no: e per soddisfarla oggi c’è il digitale.

Aggiungo altri passaggi dell’articolo, suggestivi.

Un vecchio frequentatore di One Stop dice: il bello è che quando entro in un’edicola non so cosa sto cercando (sulla possibilità di scoprire nuovi giornali).

Oggi la gente va di fretta, e su Internet c’è abbondanza di contenuti gratuiti.

La copertina di una rivista sullo schermo di un iPhone non sarà mai bella come in edicola.

Edicola One Stop di Washington

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Periodici Usa, L’Edicola Ancora Giù

Meno copie vendute, soprattutto in edicola. E’ la fotografia della seconda metà del 2013 per le riviste americane

Sono usciti i dati sulle vendite dei periodici statunitensi: come sappiamo, le rilevazioni sono semestrali, le ultime riguardano la seconda metà del 2013.

La circolazione cala leggermente: -2%.

Gli abbonamenti (paid subscriptions) sono scesi di appena l’1%.

Le copie vendute in edicola (single-copy sales) sono diminuite dell’11%.

Le edizioni digitali sono cresciute del 37% rispetto al secondo semestre del 2012.

I 380 periodici più diffusi del Paese vendono nell’insieme quasi 11 milioni di copie digitali.

Una (triste) curiosità: il giornale ad aver avuto il maggior incremento, quasi il 30%, è American Rifleman, organo ufficiale della National Rifle Association (quelli delle armi).

Futuro dei Periodici

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Negli Usa Aumentano i Lettori di Periodici

Negli Usa aumentano i lettori dei periodici. Sempre più persone dicono di aver letto un giornale, sfogliato la copia digitale, visitato il sito web. Premio di consolazione per il calo di vendite in edicola? Già, perché il vecchio metro del successo delle riviste è in crisi. Un fenomeno osservato da tempo

PIÙ LETTORI Una ricerca di GfK MRI sui consumi degli americani, come riportato sul sito della rivista AdWeek, evidenzia che il numero di lettori di periodici negli Usa è aumentato dell’1,6% rispetto all’autunno del 2012. Vengono presi in considerazioni sia i lettori del giornale cartaceo sia quelli della copia digitale. Non i visitatori dei siti. Per cui il dato è in qualche modo sottostimato.

I lettori della carta sono aumentati dell’1,1%. Quelli sul digitale del 49%. Ma chiaramente le copie su tablet pesano poco come numero assoluto, seppur in vertiginosa crescita. Ci si ferma all’1,6%.

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L’Estate Hot dei Periodici Italiani – Dati diffusioni Ads Agosto 2013

Da alcuni mesi nelle edicole c’è una inversione di tendenza: i periodici hanno ripreso a vendere. Lo confermano i numeri di agosto: abbiamo vissuto un’estate hot. Con qualche dubbio

INVERSIONE DI TENDENZA Su questo blog ho segnalato qualche mese fa una apparente inversione di tendenza. Nonostante la crisi continui a picchiare con durezza i periodici italiani, in edicola pare essere arrivata una schiarita per molti settimanali e mensili. E questo al netto di copie gratuite e vendite in blocco (trucchetti usati in passato per far lievitare i risultati).

Lo confermano i dati di Ads sulle diffusioni nel mese di agosto (copie in edicola, senza conteggiare gli abbonamenti). Tra i settimanali osservo che hanno venduto bene, rispetto al mese di luglio, Chi (+10,8%), Diva e Donna (+8,3%), l’Espresso (+8,6%), F (+11,6%), Gioia (+51,2%), Novella 2000 (+30%), Sportweek (+17,5%), Vanity Fair (+13,6%), Vero (+14,8%).

CAUTELA NECESSARIA Naturalmente è preferibile attendere prima di urlare vittoria. Agosto è il regno delle riviste di gossip, dei giornali abbinati, dei prezzi scontati, delle vendite in blocco, delle copie gratuite. Rimandiamo tutto a ottobre per una verifica più approfondita.

Ma bisogna constatare che i segni positivi aumentano rispetto a soli 3 mesi fa.

Conforta anche il confronto anno su anno, dunque il paragone tra le vendite in edicola nell’agosto 2013 e nell’agosto 2012. Qui rimangono molti segni negativi, alcuni piuttosto pesanti, ma noto il rimarchevole risultato di certe testate.

Dati Ads diffusioni settimanali e mensili nell’agosto 2013. E comparazioni con il passato.

Ads

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Cosa succederà ai periodici nei prossimi 5 anni (previsioni di PwC)

Rilettura approfondita del rapporto con le previsioni 2013-2017 sui media italiani. Faccio il punto sui periodici: spesa degli italiani, investimenti pubblicitari, cause del ridimensionamento, occasioni di sviluppo

LE RIVISTE RIMANGONO IMPORTANTI Ho capito questo, rileggendo il rapporto di PwC, società internazionale di consulenza. Che i periodici, quanto a capacità di farsi leggere dagli italiani e di raccogliere pubblicità, diventeranno un mondo ancora più piccolo di quanto non siano nel 2013. La spesa complessiva su questo media in Italia (copie in edicola, abbonamenti, annunci) passerà da circa 2 miliardi di euro a circa 1,5 miliardi nel 2017. Ma le riviste di carta, e le loro estensioni digitali, resteranno comunque una forma di intrattenimento e comunicazione rilevante per il giro d’affari complessivo, seppur ridimensionato rispetto al 2008. Inferiore a tv, gioco (lotterie e azzardo, anche online), quotidiani, libri, internet. Ma superiore a cinema, musica, radio.

PESERANNO MENO Il nostro paese è più di altri legato a questa formula giornalistica, come rivela il confronto con il resto dell’Europa (il settore media e intrattenimento italiano è il 9,2% del totale europeo; ma i periodici italiani sono il 9,7% del totale europeo). Le edicole sono piene di riviste. Ma, rispetto ad altre forme di intrattenimento, arretreranno di molto da qui al 2017. Più di tutte le altre (un calo del 5,8%, superiore a quello dei quotidiani. Gli altri settori, invece, cresceranno nei prossimi 5 anni, con eccezione di libri e musica: tv, internet, gioco, cinema etc etc).

Una delle ragioni, spiegano gli analisti di PwC, è il peso delle copie vendute in edicola: a causa della crisi, la gente ha speso meno e c’è stato il tracollo delle diffusioni. Gli abbonamenti, un canale poco rilevante in Italia, reggono invece meglio, perché la gente tende a rinnovare le sottoscrizioni. O comunque non prende decisioni di settimana in settimana, o di mese in mese, come per i prodotti in edicola. Lo si è visto negli Usa, dove le copie vendute in abbonamento sono 9 su 10, e difatti non si è registrato un crollo delle diffusioni. Ma nel nostro paese le tariffe postali, e la qualità del servizio di consegna a domicilio, scoraggiano gli editori dall’investire in questa direzione. Non è un investimento: è una perdita.

COME MIGLIORARE Come reagire? Il rapporto contiene solo due indicazioni. La prima sulle copie digitali delle riviste. Ha senso proporle anche se non compenseranno il calo in edicola. Consentono infatti di raggiungere lettori benestanti, che si possono permettere l’acquisto di tablet, dunque un pubblico appetibile come target pubblicitario. La seconda raccomandazione riguarda la creazione di community intorno ai siti e alle app e all’attività social delle riviste, il digitale. Solo così i periodici resteranno un media rilevante.

Ma queste sono solo previsioni. E sarebbe bello riprendere i rapporti di PwC degli anni passati e vedere di quanto si siano avvicinati alla realtà.

Rapporto PwC: i media tra 2013-2017.

Futuro dei Periodici

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Migliorano le vendite dei settimanali – Dati Ads giugno 2013

Più copie vendute in edicola per le riviste settimanali italiane. Sembra prendere consistenza un’inversione di tendenza. Bisogna ora attendere l’autunno per vedere se si tratta di un fenomeno legato al periodo di vacanza estivo.

Prima Comunicazione ha pubblicato i dati Ads sulle diffusioni di quotidiani, settimanali e mensili nel giugno 2013. Molti settimanali mostrano un segno positivo nelle vendite in edicola. Viene confermata una tendenza emersa due mesi fa, che ora si allarga a numerose testate. A una rapida analisi, le riviste con le performance migliori, vicine o superiori al 20%, sono Gioia (ha fatto un restyling in maggio), Motosprint, Novella 2000 (testata ceduta a fine giugno da Rcs), Settimanale Nuovo. Vanno bene anche Diva e Donna, Donna Moderna, Gente, Grazia, Di Più.

Ma il nuovo modo di rilevare i dati Ads, mese su mese, apparso di recente, presenta spesso oscillazioni rilevanti nel breve periodo, legate a promozioni, rilanci, periodi di vacanza e ferie dei lettori (che incoraggano la lettura delle testate più orientate allo svago). Pertanto è necessario attendere le prossime rilevazioni per verificare se davvero gli accenni di ripresa nelle vendite segnalano il superamento della crisi.

Primaonline: diffusioni periodici nel giugno 2013.

Primaonline

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Le montagne russe dei settimanali – Dati di vendita maggio 2013

Provo a fare qualche minima osservazione sui dati Ads, usciti lunedì, che dicono quante copie vendono i quotidiani e i periodici italiani. I settimanali mostrano finalmente qualche segno positivo dopo molti mesi di risultati deludenti, una conferma di quanto si era iniziato a vedere in giugno. C’è movimento anche nelle copie digitali. Ma il confronto con un anno fa fotografa la gravità della crisi dell’editoria.

Naturalmente non parlerò dei quotidiani e delle 75 mila copie digitali del Sole 24 Ore, le 61 mila del Corriere della Sera, 49 mila di La Repubblica.

Mi concentro sui settimanali.

Prendiamo i dati di vendita in edicola di maggio e confrontiamoli con aprile 2013.
Ci sono alcuni interessanti segnali di risveglio. Chi vende il 5,9 % in più, Diva e Donna fa +13,9%, Donna Moderna +10%, F +26,1%, Grazia +30,1%, Oggi +5,4%.

Invece il confronto maggio 2013 con maggio 2012 fa accapponare la pelle.
Espresso perde il 70%, il Mondo il 68%, Oggi il 39%, Panorama il 57%, Di Più Tv il 56%, perfino Vanity Fair, da un decennio gallina dalle uova d’oro, cala del 39,8%: segno che non si poteva proprio fare di meglio?

Nel digitale vedo che, mese su mese, alcune testate registrano forti incrementi.

Primaonline: dati vendita maggio 2013.

Primaonline

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Vendono solo i bookazine – I periodici americani nel primo trimestre 2013

I primi tre mesi del 2013 hanno registrato negli Stati Uniti il maggior calo di sempre nelle vendite di periodici.

Nel primo quarto dell’anno i fatturati sono scesi dell’11 per 100 e le copie vendute sono crollate del 14,5 per 100.

Soffrono i periodici più diffusi e popolari, i primi 50. Che incamerano il 97 per 100 delle perdite. Pari a 96 milioni di dollari. Tengono meglio gli altri, dal 51esimo al 1000esimo.

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Compleanno digitale per il Financial Times

Autorevole, britannico, uno dei giornali più antichi, il Financial Times festeggia oggi i 125 anni sotto il segno del digitale.

La storia di questo quotidiano va approfondita. Leggete l’articolo del New York Times (riportato in link alla fine di questo post).

Le copie in edicola stanno calando vertiginosamente, la pubblicità fa acqua, ma le copie digitali sono in rapida crescita e questo, nonostante i tagli al numero dei giornalisti, ha garantito la sopravvivenza della testata. Come altri quotidiani, per il FT si può dire che è al tempo stesso un prodotto di successo, grazie al digitale, e un giornale che può essere venduto in qualsiasi momento, a causa del suo precario equilibrio (la pubblicità non va).

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La crisi dei giornali di gossip

Negli Stati Uniti i giornali di gossip stanno andando a fondo. Le notizie sulle celebrities vanno a ruba su Internet, ma l’informazione digitale, con i suoi tempi rapidi di propagazione, brucia le riviste che si occupano delle star dello spettacolo, di Tom Cruise, Rihanna, Kelly Clarkson. Un destino che accomuna il giornalismo del pettegolezzo e quello delle hard news, le notizie sulla politica e la cronaca.

I giornali che si occupano di celebrities e di lifestyle hanno subito pesanti cali nelle vendite in edicola, secondo l’ultimo rapporto di Alliance for Audited Media, di cui si è occupato questo blog. Tutti i settori dei magazine sono stati colpiti dalla riduzione delle diffusioni, ma i giornali gossipari pagano il prezzo più alto.

People flette del 12,2% nel secondo semestre del 2012, dopo un calo del 18,6% nella prima metà dell’anno. Altri lo seguono. In Touch Weekly, Us Weekly, Life & Style e Star Magazine (quest’ultimo perde il 21% delle copie in edicola).

La causa? Oltre alla crisi economica, pesa il cambiamento nel modo in cui la gente consuma le notizie. Con la diffusione dei tablet e degli smartphone, e la presenza capillare dell’informazione online, qualsiasi indiscrezione o scoop sulla vita delle star viene subito “catturata” dalla Rete e propagata in tutte le direzioni attraverso i social media. Quando il giornale arriva in edicola, la notizie è già vecchia. Bruciata.

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Calano dell’8,2% le vendite dei periodici americani

Le copie vendute in edicola calano dell’8,2%. Questo è l’indicatore più attendibile di come va il mercato, visto che gli abbonamenti possono essere proposti a prezzi stracciati, quando non vengono dati in omaggio. La crisi della carta stampata continua, seppur con minore asprezza rispetto all’Europa (e all’Italia).

Sono usciti i dati sulle diffusioni dei periodici americani nella seconda metà del 2012: negli Stati Uniti la misurazione non avviene mese per mese, come in Italia, ma ogni semestre. Li ha pubblicati l’Alliance for Audited Media (equivalente dell’Ads italiana).

Per le 402 testate sottoposte al monitoraggio, il numero di copie vendute complessivamente, in edicola e in abbonamento, è sceso dello 0,3%. Ma gli abbonamenti salgono dello 0,7%, mentre i giornali in edicola flettono dell’8,2%.

Allo stesso tempo sono usciti dati sulle copie digitali dei periodici vendute nel secondo semestre del 2012: potete leggerli in un altro  post di Futuro dei Periodici.

Nella prima tabella qui sotto potete vedere l’andamento in edicola dei 25 principali magazine americani. Testate conosciute anche in Italia hanno forti cali: Cosmopolitan, People, Glamour, Vanity Fair.

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Periodici, il calo della pubblicità e delle copie vendute

Non è il dato finale dell’anno, ma quasi ci siamo. Ieri l’Osservatorio stampa delle Concessionarie di pubblicita’ (Fcp) ha disegnato il quadro della raccolta pubblicitaria sulla carta stampata nei primi 11 mesi del 2012. Complessivamente il calo è del 17 % a fatturato. I periodici, però, vanno meno bene della media. Complessivamente perdono 17,2% a fatturato e il 13,2% come spazio (le pagine di pubblicità). Con questa differenziazione. I settimanali vanno peggio, con fatturato a -19,9% e spazio a -12%. I mensili fanno -14,1% a fatturato e -15% a spazio. Nel complesso, i quotidiani riportano meno danni della media, i quotidiani gratuiti sono crollati, i periodici si trovano nel mezzo.

Sono dati da affiancare a quelli delle copie vendute e degli abbonamenti, usciti qualche giorno fa su Prima comunicazione online. Anche di questo lascio il link.

Borsa italiana: male la pubblicità nella stampa

Prima Comunicazione: vendite giornali Ads

 

 

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Edicole, abbonamenti dei periodici e lo US Postal Service

Con la consegna degli abbonamenti nelle edicole e l’informatizzazione dei punti vendita gli editori e i giornalai cercano di conservare la rilevanza dei prodotti di carta. Da cui si continua a fare il 90% del fatturato. La carta rimane un’àncora di salvezza anche per le Poste degli Stati Uniti. Nell’attesa che si compia il passaggio dei giornali al digitale.

È naturale parlar molto delle edicole virtuali, dei newsstand, ma nel corso di questa incerta transizione al digitale dei giornali, fase dalla durata indefinibile, il luogo dove si continua a vendere il numero di gran lunga più grande di quotidiani e periodici rimane l’edicola sotto casa.

A metà novembre gli editori italiani aderenti alla Fieg (la federazione che raccoglie i principali gruppi) hanno concluso un accordo con alcune delle principali associzioni sindacali dei giornalai (accordo, dico subito, contestato da una parte degli edicolanti) che prevede la distribuzione degli abbonamenti in edicola. I lettori che si abbonano alle testate italiane dovranno raggiungere l’edicola di riferimento per ritirare la loro copia del giornale. Il piano prevede una sperimentazione di un anno, poi si valuteranno i risultati. In Italia vengono distribuiti 230 milioni di copie in abbonamento per un valore, dicono gli editori Fieg, di 400 milioni di euro.

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Usa/ Balzo in avanti nelle copie digitali dei periodici

Soffrono in edicola i periodici americani ma quando si parla di lettorato nel digitale (numero complessivo di persone che leggono il giornale, magari anche senza acquistarlo) la musica cambia. Oggi GfK MRI (Media Audience Measurement,) ha diffuso il Survey of the American Consumer dell’autunno 2012 che misura la readership dei giornali cartacei e digitali, e ha rivelato che il lettorato complessivo dei periodici è cresciuto dell’1,6% (significa 20 milioni di persone in più) raggiungendo complessivamente un miliardo e 200 milioni di lettori (gli americani sono molti di meno, ovviamente, ma ciascuno di essi può leggere più di un giornale, o la stessa copia digitale può essere letta da più persone, come si diceva: la somma dei lettori dà la readership, il lettorato).

Questo risultato è stato reso possibile da un balzo in avanti nel consumo digitale: il lettorato delle edizioni digitali dei periodici è cresciuto del 47% (4,4 milioni di persone) raggiungendo i 13,5 milioni di lettori.

Tra i giornali con la più ampia readership figurano ESPN The Magazine, che conta 967 mila lettori digitali unici, WebMD the Magazine (767 mila lettori digitali) e Food Network Magazine (541,000).

M’interessa perché: 1) bisogna capire a che velocità cresce la vendita di copie digitali.

Chi lo dice: «Adweek is a magazine and website that covers media news, including print, technology, advertising, branding and television».

adweek: lettori di copie digitali

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Time: direttore in uscita, licenziamenti in arrivo

Il potentissimo direttore periodici di Time Inc., John Huey, dovrebbe, stando a voci che trovano conferma nella società di periodici americana, lasciare a fine anno l’incarico.

La decisione cade nel momento in cui il principale rivale di Time, Newsweek, lascia l’edicola e sopravvive solo come  testata digitale (dal primo gennaio 2013). Ma anche Time Inc, principale editore statunitense di periodici, con 130 titoli in portafoglio, si trova in difficoltà: a conclusione dell’anno si prevede un risultato fortemente negativo nella raccolta pubblicitaria. I primi nove mesi del 2012 hanno segnato un -6,2% (un dramma negli Usa; nulla per l’Italia, dove quest’anno i cali dei ricavi pubblicitari sono a due cifre).

Tempi ancor più duri sono all’orizzonte e si teme un altro “giro” di licenziamenti, in numero rilevante, nei prossimi due mesi, sempre secondo una persona bene informata, sentita dal Wall Street Journal.

M’interessa perché: 1) anche negli Stati Uniti ci sono difficoltà; 2) anche negli Stati Uniti avviene un ricambio ai vertici.

Il punto: come saranno i periodici tra tre, cinque anni, dopo la crisi e con l’affermarsi del digitale.

wall street journal: in uscita direttore periodici di Time

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Diffusioni/ Quanto vendono i settimanali italiani nel settembre 2012

Parlo sempre degli Stati Uniti. Ma ieri sono usciti i dati ads (accertamenti diffusione stampa) sulle diffusioni dei quotidiani e dei settimanali italiani. Sono rilevazioni che (lo dico ai non addetti ai lavori) spiegano quanto vendono in edicola e in abbonamento le testate.

Questo blog si occupa quasi esclusivamente di periodici. Ecco allora alcuni dati che balzano all’occhio. La variazione percentuale si riferisce alle copie vendute, somma delle vendite in edicola e in abbobamento, confrontate con il mese precedente. Dunque qui si fronteggiano settembre e agosto 2012. I dati sono stime e vengono forniti dagli editori.

A-Anna, -1,3; Chi, – 34,3; D la Repubblica delle Donne, -16,7; Di Più Tv, +6,6; Diva e Donna, -28,7; Donna Moderna, -28,8; Espresso, +1,7; Famiglia Cristiana, -2,3; Gente, -19,9; Gioia, – 8,5; Grazia, -3,5; Io Donna, -14,2; Milano Finanza, +16,1; Il Mondo +16,2; Novella 2000, -53,1; Di Più, -16,3; Oggi, -1,4; Panorama, -4; Sorrisi e Canzoni Tv, +16,3; Sport Week, -23,7; Vanity Fair, -28,3; Venerdì di Repubblica, -4,5; Visto, – 28; Vivere Sani e Belli, -40,9.

M’interessa perché: 1) dà la misura della pesantezza della crisi; 2) ci sono dati contrastanti, tutti da spiegare.

Primaonline: diffusioni settimanali settembre 2012

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«La crisi dell’editoria non esiste!»/1 – Diffusioni

Quando si dice che la crisi dei giornali non esiste, bisognerebbe andare a vedere i dati sulle diffusioni, per ricevere una doccia fredda. Prendiamo quelli dei periodici Usa venduti in abbonamento o in edicola. Allego una tabella con i dati dal 1970 al 2010, anno per anno. Siamo tornati alle copie del 1980: una débacle! La Mpa, Associazione dei magazine media, regisstra sia le copie in abbonamento sia quelle vendute in edicola. Nel 2010 erano 312 milioni 478 mila. Il vertice era stato toccato nel 2000 con 378 milioni 918 mila copie vendute. Un’altra epoca. Ma guardate con attenzione il dato sull’edicola. Nel 2010 si sono vendute 29 milioni 558 mila copie. Mai così bassa. Nel 1980 erano 90 milioni 895 mila.

M’interessa perché: 1) al netto della crisi economica, si coglie il cambiamento strutturale: la gente non compra periodici; 2) nel declino c’è un punto di svolta, dopo il quale il calo di vendite diventa crollo.

Il punto: 1) qualsiasi ragionamento su come affrontare la crisi deve partire dalla consapevolezza della realtà, per quanto dura.

La fonte: «The Association of Magazine Media (Mpa), established in 1919, represents 175 domestic magazine media companies with more than 900 titles, approximately 30 international companies and more than 100 associate members».

Dati diffusioni magazine Usa dal 1970 al 2011

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The Last King of Print: l’ultimo re della stampa

Posto un bel pezzo del New York Times, racconta cos’è Casa Magazines, un’edicola del West Village, a New York City, e che tipo di personaggio sia Mohammed Ahmed, gestore e uno dei proprietari del punto vendita. Casa Magazines è un’edicola unica nel suo genere perché vi si possono acquistare 2000 titoli, tra quotidiani e riviste, di ogni parte del mondo. Compresi un glossy magazine di moda maschile dall’Indonesia.

Solo il New York Time può raccontare succose storie locali nelle quali si riflette un processo più ampio, in questo caso mondiale: il passaggio della produzione giornalistica dalla carta al digitale.

Riposto solo un breve passaggio. Tutto il resto è nel link. Enjoy.

«Ahmed has run the store since 1995. He admitted that he was scared about the changes in the print-magazine industry. It was four or five years ago, he said, that business started to decline. That shift has been particularly evident for pornographic magazines. Porn used to account for about 35 percent of Ahmed’s supply; now it’s 10 percent».

New York Times: The last King of print

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