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Mappa Interattiva Dei Lanci Di Magazine Nel Mondo 2013-2014

L’ultimo anno ha visto una raffica di lanci di testate in paesi di ogni continente: Germania, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Messico, Repubblica Domenicana, Myanmar, India, Medio Oriente, Filippine, Australia… Un percorso da seguire attraverso una mappa interattiva. Per capire la strategia di internazionalizzazione dei grandi editori globali

 

Questa è la mappa interattiva sui principali lanci di magazine in paesi di ogni parte del mondo nel periodo aprile 2013-aprile 2014. Ecco un’immagine statica: per accedere al programma dovete andare al link. E’ stata realizzata utilizzando un programma di Knightlab, e le informazioni fornite da Fipp sul mondo dei periodici.

Mappa Lanci Periodici nel Mondo 2013-2014

Una selezione, ovviamente, perché le iniziative degli editori sono state numerose.

Vediamo come prosegue la strategia dell’internazionalizzazione per editori di tutto il mondo: americani, tedeschi, italiani. Hearst, Burda, Bauer Media, Mondadori, Rodale, Gruner + Jahr…

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5 Segnali di Vita Digitale dei Periodici Italiani

A TUTTO VIDEO Mondadori fa un accordo per portare i video dei propri siti, tra cui Panoramauto.tv, su quelli dell’area Mediaset. E i video di Mediaset, inclusi quelli on demand del palinsesto televisivo, saranno disponibili per i lettori di Panorama.it, Grazia.it, Donnamoderna.com. Verrà raggiunto dai contenuti e dalla pubblicità della casa editrice un bacino complessivo di 23 milioni di utenti unici mese (Mediset più Mondadori più Italiaonline).

WIRED NON È UNA RIVISTA Il direttore di Wired Italia (Condé Nast) ha annunciato di voler applicare la filosofia del Digital First. Riprendendo la frase di un famoso Ceo americano: «Time non è una rivista», Massimo Russo dice: «Wired non è una rivista». In attesa di vedere quanto il digitale valga in termini di ricavi per i periodici italiani, l’ordine delle cose comunicate sembra questo: 1) viene ripensata la linea editoriale del giornale, che riceve un taglio più coi piedi per terra, ottimistico e di servizio; 2) si risparmia sulla edizione cartacea, riducendo le uscite annuali a 10 numeri; 3) i redattori e collaboratori dovranno lavorare ogni giorno, e innanzitutto, per il sito. C’è un nuovo mondo da inventare.

ALLARGARE IL PUBBLICO Mondadori sarebbe in corsa contro Rds (Radio Dimensione Suono) per l’acquisto delle radio del Gruppo Finelco (per circa la metà di Rcs): Radio 105, Virgin Radio, Radio Montecarlo. Per l’editore è il tentativo di ampliare la vetrina su cui far uscire la pubblicità (carta, radio, digitale). Per ora la platea delle radio del gruppo è di 10 milioni di ascoltatori (al netto della possibile acquisizione delle radio di Finelco).

ARRICCHISCIMI Le riviste di Editoriale Domus passano alla digital edition: per Quattroruote, Domus, Dueruote, Ruoteclassiche, Tuttotrasporti sarà possibile scaricare l’edizione digitale da tablet, smartphone e computer. Ci si può abbonare solo al digitale, o a carta più digitale. Contenuti arricchiti con photo gallery e video.

GIORNALI GIRAMONDO Icon, allegato maschile di Panorama, esce da novembre in Spagna insieme al quotidiano El Pàis in 300 mila copie. Grazia viene pubblicato in Messico: è l’ennesima edizione internazionale del femminile. E si capisce: moda, design, stile di vita sono il petrolio italiano. La mossa viene notata da Fipp, l’associazione mondiale degli editori di periodici, che mette la notizia in home page. E dal designer Mario Garcia.

Futuro dei Periodici

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Cosa sta succedendo alle concessionarie della pubblicità

Publikompass, Mondadori, Prs, Visibilia… Il mondo della pubblicità legato ai giornali sta cambiando. Perché i ricavi nella carta stampata sono collassati e il passaggio al digitale è pieno di incognite

CAMBIANO TUTTI Molti si chiedono cosa sta succedendo alle concessionarie di pubblicità, ovvero a quella parte delle case editrici di giornali, o società collegate, che raccolgono la pubblicità per le pagine di quotidiani e periodici.

Se lo chiedono a una settimana dalla notizia che Publikompass, una delle maggiori concessionarie italiane, si preparerebbe a lasciare a casa un’ottantina di dipendenti. Se lo chiedono all’indomani della indiscrezione secondo cui la concessionaria di un grande editore di periodici, Mondadori, dovrebbe presto essere accorpata a Publitalia di Mediaset (notizia che ha preso consistenza il 14 ottobre).

Ma movimenti nel mondo della pubblicità hanno riguardato Prs e Visibilia, entrambe in corsa, fino allo scorso giugno, per i periodici ceduti da Rcs Mediagroup.

Che cosa sta accadendo?

UN GRAFICO PER CAPIRE Mi è tornato in mente uno studio sui quotidiani italiani condotto da un’importante società di consulenza, Bain & Company, uscito nel 2012, nel quale erano ipotizzati alcuni cambiamenti che, in parte, sono avvenuti o stanno riguardando i giornali. Struttura delle case editrici, lavoro nelle redazioni, filiera della distribuzione, edicole incluse. Trovate qui un estratto. Ricordo di aver trovato questo studio nel blog il giornalaio (giornalaio.wordpress.it), sempre ricco di notizie preziose.

Nella parte dello studio dedicata alle concessionarie di pubblicità compariva questo grafico, già pubblicato in questo blog: contiene domande sul futuro della pubblicità e suggerisce ipotesi di accorpamento. Quel che sta accadendo in queste settimane a 360 gradi.

I MOTIVI Le ragioni del cambiamento, per quel che può capire un “profano”, sono: il crollo dei ricavi pubblicitari, la prospettiva di minori ricavi futuri dal mondo del digitale, il ridimensionamento del mondo dei giornali.

Futuro dei Periodici

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Idee per cambiare i periodici (ma scordiamoci il passato) – Congresso Fipp a Roma

Copie e pubblicità non bastano più alle riviste. Bisogna trovare fonti aggiuntive di guadagno. Ma i periodici non moriranno. Se ne parla al Congresso della Fipp, l’associazione mondiale degli editori di periodici. A Roma, ieri e oggi.

IL PUNTO DI VISTA DEGLI EDITORI Ascolto chiunque parli di giornali. Ma l’attenzione raddoppia se a prendere la parola è chi guida un grande gruppo editoriale. Perché sicuramente sa fornire un quadro d’insieme in cui è possibile distinguere tra quel che è vitale e quel che è accessorio.

Riprendo parte del discorso fatto ieri da Ernesto Mauri, Ceo di Mondadori, alla apertura del Congresso mondiale di Fipp a Roma. Dove si ritrovano anche oggi i più grandi editori internazionali, in prima fila Hearst, Time Inc., Axel Springer. Dalle parole dei loro rappresentanti al convegno sono usciti innumerevoli esempi di strategie e scelte per lo sviluppo dei periodici.
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I conti degli editori di periodici – Fotografia di un mondo che cambia. Rapidamente

Le relazioni Semestrali dei grandi editori italiani di periodici fanno vedere come sia sempre piu’ difficile parlare di periodici, tenendoli separati dai quotidiani, tv e da Internet. Anziche’ indicare queste tipologie di pubblicazioni, potremo, tra non molto, usare una sola parola: media.

La Relazione al 30 giugno 2013 di Rcs Mediagroup riporta per ultima, tra le aree di attivita’, quella dei periodici. Il cui valore e’ sceso sotto i 70 milioni di euro come conseguenza delle cessioni di testate e le chiusure di dieci riviste (tra cui A – Anna, testata nata negli anni Trenta). Al centro dell’attenzione ci sono i due brand forti della societa’, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, intono ai quali, si presume, ruoteranno le poche riviste rimaste in Rcs. E’ un passaggio storico per i periodici italiani, questa Semestrale. Un protagonista quasi sparisce dalla scena. Ma, vedete, si puo’ parlare di uscita? Oppure e’ un entrare per primi nella nuova dimensione, quella in cui si parla di media, sic et simpliciter?

Diverso il discorso su Mondadori, che anche dalla Relazione al 30 giugno 2013 mostra di avere consolidato la posizione di leader nei periodici. Nonostante la chiusura di quattro riviste a giugno. Qui il nucleo dell’attivita’ e’ sempre piu’ rivolto a un pubblico femminile.

E poi ci sono gli altri editori, nell’ordine dato dalle copie diffuse, di cui si e’ parlato tempo fa su questo blog (mancano altri importanti gruppi, come Editoriale Domus, Quadratum, … Prs di Bernardini De Pace).

Futuro dei Periodici

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La pubblicità sui giornali oggi la raccolgo così – Nuove strategie nei periodici

Il globale, il locale: la mossa di un grande editore americano sulla pubblicità getta luce su analoghe iniziative di editori italiani. Concentrazione del volume di fuoco nella pubblicità, mettendo insieme le diverse piattaforme e più testate.

Ho messo insieme due notizie lette questo mese. Una sui magazine di Hearst a livello globale, l’altra su Mondadori.
Far uscire la stessa pagina pubblicitaria su tutti i giornali di un editore, anche quelli pubblicati all’estero, per moltiplicare la capacità promozionale. E guadagnare di più. Un’impresa difficile per tutte le case editrici. La pubblicità, infatti, è nel maggior numero dei casi legata a mercati locali. Nazionali.
Ma Hearst, l’editore americano di Cosmopolitan e Marie Claire, ha aperto una nuova divisione, Totally Global Media, che si occupa di questo in chiave puramente digitale. Per la prima volta sarà possibile far uscire inserzioni e campagne promozionali nelle versioni online dei giornali in diversi Paesi. Hearst possiede infatti un network internazionale con succursali straniere a gestione diretta (anche in Italia) e pubblicazioni date in licenza a editori stranieri. La divisione che si occupa di Totally Global Media ha due sedi, a New York e Londra, e sa di poter raggiungere un bacino di 200 milioni di utenti unici.
Funzionerà così: l’inserzionista paga una sola fee, tariffa, che include produzione, traduzione e hosting sui siti web di riviste presenti a livello internazionale.
L’offerta parla ai marchi internazionali come Burberry.
When my plane arrived in Beijing last year, there was a full-sized Burberry poster that just said Burberry.com with a picture of a purse—no Chinese characters,” Gina Garrubbo, svp of Hearst Magazines International and now the svp of TGM, said. “They have the same look and feel everywhere in the world.”
Quando sono atterrata a Pechino lo scorso anno, c’era un cartellone di Burberry su cui c’era la foto di una borsetta e la scritta Burberry.com. Niente ideogrammi cinesi, ha detto Gina Garrubbo, alla guida di Totally Global Media.
Mi ricorda molto questa cosa che ho letto sul rilancio di alcune testate Mondadori avvenuto in questi giorni. Tre giornali femminili, in versione rivisitata, sono stati presentati agli investitori come un’unica piattaforma pubblicitaria, con target diversificati, che permette di portare inserzioni e campagne promozionali a 3,6 milioni di lettrici e 5,3 milioni di utenti unici dei siti. Una mossa di sostegno alla pubblicità (seppur circoscritta all’ambito nazionale) che, a quanto pare, fa parte delle strategie presenti nella mente dei maggiori editori.
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Il giorno del trasloco – Editori che cambiano sede e… tenore di vita

Il palazzo del Miami Herald era diventato il simbolo del crepuscolo del giornalismo nell’era del digitale. Due giorni fa il quotidiano americano ha cambiato sede, mettendo fine a un’agonia raccontata anche sui media italiani. Ma la tendenza al trasloco non è solo americana. Come raccontano articoli di questi mesi.

Alla fine il Miami Herald, storico quotidiano della Florida, con mille dipendenti, ha traslocato. Ecco una foto della cerimonia d’addio, dopo la riunione di redazione delle 3 del pomeriggio, il 16 maggio.

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Il progressivo impoverimento del giornale è stato oggetto di articoli in tutto il mondo. La sede aveva una bellissima vista sul mare. Ma per tirar su qualche soldo un enorme cartellone pubblicitario era stato appeso alla facciata principale, oscurando le finestre di parte della redazione, proprio quelle che davano verso l’oceano. L’episodio è stato narrato in apertura di un importante rapporto del 2012 sulla transizione dei media, The Story so Far, della Columbia University. Non era sfuggito un diabolico dettaglio: la pubblicità che copriva il palazzo era di iPad di Apple, simbolo del digitale che avanza e manda in crisi i media tradizionali.

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L’editore tedesco che ha scoperto come superare la crisi – Primo trimestre 2013 di Axel Springer

Vorrei non fosse un post per esperti. Si snocciolano numeri ma la sostanza regala, a chi sa capire, un pizzico di emozione. Emozione per chi lavora nella carta stampata e teme di essere finito in un vicolo cieco. Invece c’è un editore tedesco di quotidiani e periodici, Axel Springer, che ha trovato la strada per cambiare, trasformarsi, adattarsi al mondo digitale. E crescere, prosperare, aprire il futuro. Forse anche a carta stampata e magazine.

Axel Springer ha presentato i conti dei primi tre mesi del 2013. Chiariamo subito che si tratta di una società più grande, per volume d’affari, di Mondadori, Rcs Mediagroup, Hearst Italia, Condé Nast Italia, Cairo Communication.

Parliamo di un editore internazionale che pubblica in tutta Europa, dalla Germania alla Repubblica Ceca, dalla Francia alla Polonia. Un gigante per dimensioni e attività. Presente da tempo nel digitale con i siti dei propri giornali, radio, tv, con applicazioni, con portali che nulla hanno a che fare con il giornalismo: siti di annunci di lavoro, case, articoli per la caccia e la pesca.

La tendenza che viene fuori in Axel è la crescita strepitosa del digitale, che ormai è la prima area aziendale per fatturati e guadagni. Ma la carta stampata non è in rosso, e anche se continua a veder decrescere i fatturati e le copie vendute, rimane ampiamente remunerativa: guadagna un sacco di soldi. C’è dunque un aggiustamento strutturale, un ridimensionamento, che però non è il cancellamento, la scomparsa. E il digitale non è un mondo alieno rispetto al giornalismo.

Ecco la parte tecnica.

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I periodici sono superati o modernissimi?

Sollecitato da una persona che legge il mio blog, prendo in mano un’intervista pubblicata da Italia Oggi.

Parla Giacomo Moletto, amministratore di Hearst Magazines Italia, dirigente di grande concretezza.

L’intervista prende le mosse dal rilancio di Gioia, femminile storico, nato nel 1934. Detto per inciso, pochi si rendono conto che alcuni periodici italiani hanno una grande storia. Per dire, Rcs Mediagroup vuole sbarazzarsi di Novella 2000, nata nel 1919, e di A – Anna, femminile che continua la storia di Annabella, creata nel 1933.

Torno in carreggiata. Moletto, che chiaramente vuole sostenere una delle proprie riviste in un momento in cui Condé Nast ripensa la formula di Vanity Fair, Mondadori rilancia Grazia, Donna Moderna, Tu Style, e Rcs Mediagroup mette in vendita, oppure chiude, 10 titoli, fa alcune riflessioni sulla modernità dei periodici.

Sostiene che «i magazine sono modernissimi, poiché una rivista la fuisci da sempre in maniera non lineare, saltando di qua e di là, ai segmenti del giornale che più ti interessano, tornando indietro. I magazine soffrono sui tablet proprio per questo: perché lì, invece, sei obbligato alla successione delle pagine, modalità alla quale un lettore di periodici non è abituato».

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Rcs Mediagroup potrebbe chiudere 10 testate entro il 30 giugno

Uno dei maggiori editori di periodici, Rcs Mediagroup, annuncia che potrebbe chiudere dieci testate entro il 30 giugno 2013. Si tratta dei giornali che la società ha tentato di vendere in blocco. Ora le riviste saranno messe sul mercato singolarmente, per un tentativo in extremis.

Se ne è parlato nei mesi scorsi. L’idea di cedere l’intero pacchetto di 10 testate non ha però avuto successo. Sui giornali si è letto che la “dote” chiesta dai potenziali acquirenti era troppo alta. Significa che qualche proposta è arrivata, ma il potenziale compratore chiedeva di essere pagato per prendere i giornali. Non era un compratore, dunque. E chiedeva a Rcs una somma troppo alta.

Le testate saranno ora poste in vendita anche singolarmente. Si tratta di Novella 2000, Visto, A, Max, Astra, Ok Salute, BravaCasa, l’Europeo, Yacht & Sail e il polo dell’enigmistica. I giornalisti coinvolti sono circa 90, ma non bisogna dimenticare altri 20 dipendenti.

La notizia è stata ampiamente ripresa e scopiazzata nel web. Consiglio di leggere il link al sito di Franco Abruzzo (ex presidente dell’Ordine della Lombardia e incontenibile aggregatore di notizie sul mondo del giornalismo), che riporta anche la cronaca della protesta dei giornalisti Rcs davanti a un teatro Milanese.

La notizia più inquietante è che in azienda si parli di cassa integrazione a zero ore per i dipendenti delle testate che dovessero essere chiuse. Una misura pesante. La cassa integrazione guadagni eroga assegni della stessa entità, da 959,22 euro lordi mensili a 1.152,90 euro lordi mensili, qualsiasi sia la professione o il lavoro, senza tenere conto degli stipendi realmente percepiti. Per i giornalisti questo comporta come minimo un dimezzamento della retribuzione.

Faccio un’annotazione: proprio ieri in un post parlavo di editori che vogliono separare il business dei giornali dalle altre attività, costituendo società autonome: in Rcs, invece, si va verso una vendita di testate e all’accorpamento di quelle che rimangono con i quotidiani del gruppo, Corriere della Sera e Gazzetta dello Sport, come si legge negli articoli ripresi da Franco Abruzzo. Seconda annotazione: nei giorni scorsi un altro grande editore di periodici, il maggiore in Italia, Mondadori, ha annunciato di voler avviare dall’1 giugno uno stato di crisi biennale. Sono previsti contratti di solidarietà e prepensionamenti per i giornalisti. Siamo nel pieno della stagione più buia per la carta stampata, in generale, e per i periodici in particolare.

Il Punto: come viene affrontata la crisi dei giornali italiani.

Lettera43: vendita o chiusura di dieci periodici di Rcs.

Franco Abruzzo: vendita o chiusura di dieci periodici di Rcs.

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Lanci e rilanci di giornali in Rcs, Cairo e Mondadori

Una rivista per mamme, un sito di e-learning, un settimanale di cronaca nera e una testata di gossip nella fascia più cheap. Il rilancio di tre femminili. Sono alcune novità editoriali da un mondo dei periodici che prova a rialzare la testa.

Rcs ha presentato due progetti per l’infanzia e le mamme: Io e il mio bambino – Smart Magazine, edizione nativa digitale del periodico già esistente su carta e come sito web; Quimamme Academy, piattaforma di e-learning per i genitori, con corsi e lezioni sulla prole e percorsi formativi tenuti da pediatri, psicologi, nutrizionisti.

Io e il mio bambino – Smart Magazine è un sito ma in realtà può essere sfogliato come se fosse un giornale, con una serie di oggetti interattivi.

Un aspetto dello sviluppo digitale di Rcs Mediagroup. Ma sempre Italia Oggi informa che Rcs Periodici, che ha messo sul mercato 10 riviste, nel 2012 ha visto calare il fatturato del 19%, chiudendo a 180,6 milioni di euro. L’ebitda (quel che l’azienda guadagna) è negativo per 16,2 milioni, perdita quasi doppia rispetto all’ultimo anno.

Italia Oggi: due progetti digitali per Rcs.

Lettera43 spiega che Mondadori vuole reagire alla crisi con il rilancio di tre testate femminili, due delle quali storiche: Grazia e Donna Moderna. L’operazione sembra voler essere una dimostrazione di forza della società di Segrate, visto che i tre giornali arrivano rinnovati nelle edicole in rapidissima successione: l’8 maggio Tu Style, il 9 maggio Donna Moderna, il 10 maggio Grazia.

Lettera43: Mondadori rilancia tre femminili.

Cairo Editore lancia un nuovo settimanale (di carta): Giallo. Diretto da Andrea Biavardi (che guida anche le redazioni di For Men Magazine, In Viaggio, Airone, Natural Style), il giornale si occupa dei delitti che più fanno parlare, dal caso che vede accusata Amanda Knox per l’omicidio a Perugia di Meredith Kercher, alla scomparsa di Emanuela Orlandi.

Ma sempre l’editore che ha da poco comprato La7 si preparerebbe al lancio di un altro giornale, una rivista di gossip affidata a Riccardo Signoretti, attuale direttore di Nuovo.

Italia Oggi: i nuovi lanci di Cairo Editore.

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Il power brand, Rcs Mediagroup e altri stati di crisi nei periodici

Non è facile discutere dei periodici di Rcs e di altri giornali in crisi senza urtare la sensibilità di chi ci lavora.

Provo a fare una riflessione limitata, per mettere in luce qualche aspetto che penso valga per tutti.

Non mi soffermo sulle situazioni specifiche, come le ragioni che in Rcs hanno portato alla decisione di cedere o vendere dieci testate, limitandomi a notare che comunicare da subito l’intenzione di vendere o chiudere è il miglior strumento per bruciare i ponti: un giornale perde all’istante pubblicità.

Lo abbiamo sentito:

Rizzoli intende rinunciare a una decina di testate, tra cui A – Anna, Bravacasa, Max, Novella 2000.

Continuerà le pubblicazioni, tra gli altri, di Oggi e Amica.

Rizzoli, soprattutto, è un editore che ha la proprietà di due quotidiani leader, Il Corriere dela Sera e la Gazzetta dello Sport.

Alla luce di questo assetto è possibile provare a capire il senso del piano dell’Ad Pietro Scott Jovane, nella parte che riguarda i periodici.

Gli editori devono investire nel sostegno dei giornali e nello sviluppo del digitale, ma le risorse a disposizione sono limitate: la tentazione di ridurre il numero di giornali per concentrare gli investimenti è fortissima.

C’è poi una parola chiave: powerbrand. Nella dimensione digitale i marchi più forti prendono tutta la posta. Chi arriva, non dico secondo, ma terzo, ha perso. Il lettore cerca la voce più conosciuta. Il divario tra i titoli più forti e quelli di media caratura, di conseguenza, si allarga, rispetto al mondo della carta stampata. Per dire: La Stampa, in edicola, ha retto per anni alla potenza di fuoco di Corriere e Repubblica. Nel digitale, invece, il quotidiano di Torino rischia di perdere terreno e di essere più vicino, per risultati, a Messaggero e Giornale. In altre parole, un editore è portato a investire sui marchi forti, sacrificando le testate che non sono leader nel loro segmento di mercato.

Infine, la crisi ha lasciato il segno. Nella pubblicità è cambiata la mappa degli investimenti e l’arredamento, per dire, non è un settore che possa più alimentare il numero di riviste che si sono viste fino a oggi in edicola. Un discorso simile vale per la pubblicità e le riviste di turismo (ne ho parlato in post su Condé Nast Traveller e sulla crisi in Mondadori). L’affermarsi invece dei media digitali ha tagliato le gambe ai giornali di gossip. Qualsiasi notizia in esclusiva delle riviste patinate viene immediatamente ripresa e consumata su Internet. Non c’è match e bisogna inventarsi un’altra formula, se ci si riesce.

Il Punto: cosa c’è nella testa degli editori.

Futuro dei Periodici

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Copie digitali vendute dei periodici: 3 ragioni per non strapparsi i capelli

Poche sono poche. Ma così poche che viene voglia di guardare più da vicino i dati sul numero delle copie digitali dei settimanali e dei mensili italiani vendute nel febbraio 2013. L’occhio lungo di chi lavora da molti anni nei periodici insegna a veder cose che a voi umani…

I dati Ads sulle copie digitali dei settimanali e mensili, appena usciti, sono deludenti, come avevo scritto senza grande fantasia un mese fa parlando della rilevazione relativa al gennaio 2013, la prima in assoluto fatta in Italia: fino ad allora non erano mai state contate. Sinceramente non era poi un gran problema: prima di quella data erano pochissimi i periodici con un’edizione digitale.

Ecco una prima ragione per non pensare che i periodici abbiano più difficoltà dei quotidiani a vendere copie online: gli editori sono appena entrati nel ring, hanno appena iniziato a proporre questo servizio.

Ma ci sono altre cose che molti non hanno visto. Guardate i titoli dei periodici più venduti nel digitale.

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Mondadori: stato di crisi e rilancio delle testate pubblicate in Francia

Nuovi giornali con cadenza bimestrale, restyling delle testate, spin-off dei titoli di successo, sviluppo nel digitale e investimenti nell’e-commerce e in siti per il dating on line: questa in Francia la strategia anti-crisi di Mondadori. Che in Italia, in attesa del rilancio dei principali periodici, si prepara a gestire le difficoltà con prepensionamenti di giornalisti e uscite incentivate.

Mentre la casa madre italiana si prepara a gestire la crisi delle riviste con prepensionamenti e incentivazioni a lasciare il posto, in Francia Mondadori delinea un piano di rilancio delle proprie testate. Ma la mente è unica: da questa settimana Ernesto Mauri, direttore generale di Mondadori France, è amministratore delegato di tutto il Gruppo.

Riporto l’articolo di e-marketing.fr.

Si spiega come in autunno sia stata ritoccata la formula di Grazia France, lanciato tre anni fa.

Mondadori sta per riportare in edicola ad aprile la rivista Vital, che apparteneva all’editore Ediexcel. Uscirà con formula bimestrale sotto l’ombrello di un’altra testata della casa, Top Santé (350 mila copie), e avrà una tiratura di 100 mila copie al prezzo di 2,80 euro.

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Mondadori in rosso e i periodici da risollevare

Mondadori, principale editore italiano di periodici, chiude i conti del 2012 in rosso. Più dei libri, sono in sofferenza proprio le riviste della casa editrice. L’obiettivo del 2013 è il rilancio delle principali testate: Chi, Grazia, Donna Moderna, Panorama.

Quando si dice Mondadori, si dice il principale editore italiano di periodici. Ma se i conti del 2012 si chiudono in rosso è per una serie di ragioni legate non solo alle riviste. Il fatturato consolidato di 1.400 milioni di euro, in discesa del 6 per cento, con un netto finale di 12 milioni, è infatti gravato da svalutazioni per 194 milioni di euro.

Molte difficoltà, tuttavia, sono concentrate a Segrate, dove sorge il famoso palazzo dell’architetto brasiliano Oscar Niemeyer, sede e simbolo di Mondadori Italia (la casa editrice è infatti presente anche in Francia). E si prevede un 2013 altrettanto complicato.

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Ipc Media: tagli anche per il grande editore inglese

Ipc Media è il principale editore di settimanali e mensili in Gran Bretagna, 60 titoli tra cui Marie Claire, InStyle, e prodotti molto di nicchia, da Country Life alle riviste sulle fotocamere digitali, al giardinaggio.

The Guardian ne parla nella rubrica settimanale sui media perché la casa editrice che ha gli headquarters sulle rive londinesi del Tamigi fa parte del network internazionale di Time Inc., il colosso americano dei magazine che starebbe trattando la vendita di 21 testate, praticamente tutte tranne Time, Fortune e Sport Illustrated. Un affare da oltre 2 miliardi di dollari che vede come potenziale acquirente Meredith.

I dipendenti inglesi, che già due settimane fa hanno ricevuto l’annuncio che l’azienda vuole tagliare 150 posti, equivalenti all’8% dei giornalisti, temono altri interventi. Ma la cosa più interessante dell’articolo riguarda l’analisi di come va il business della casa editrice, e il giudizio che se ne dà.

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Time Inc. vende i periodici People, Real Simple, InStyle

Time Inc., principale editore americano di periodici, proprietario di Time, gigante del cinema e della tv, starebbe trattando con Meredith, editore di Better Homes and Gardens, che i lettori di Futuro dei Periodici conoscono bene.

Oggetto: cedere tutte le testate tranne Time, Fortune, Sport Illustrated.

Da una parte il sangue blu dell’editoria Usa, con sede al 1271 Avenue of the Americas, New York, giornalisti che negli anni d’oro si muovevano con l’autista e in elicottero. Dall’altra l’editore di giornali per la donna media americana, in 1716 Locust Street, Des Moines, Iowa.

Come in Italia?

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Rcs, Mondadori, Repubblica e i numeri della crisi dei giornali

Le preoccupazioni in Rcs Mediagroup per l’arrivo di un piano di crisi che potrebbe colpire duramente i periodici. I tagli annunciati in Mondadori, dove saranno chiusi quattro mensili. La ristrutturazione a l’Espresso, Radiocor, la Stampa. I tuoni su altre società. L’editoria è nella bufera. E i giornalisti sanno che le difficoltà sono moltiplicate dalla fragilità di chi dovrebbe sostenere i lavoratori che perdono il posto.

Da varie parti (ne cito una: Reuters) si ricorda che domani in Rcs Mediagroup inizia un percorso che dovrebbe portare, per l’inizio di marzo, alla presentazione da parte dell’azienda di uno stato di crisi per le proprie testate, quotidiani e periodici, nel quale sarebbero previsti sacrifici pesanti soprattutto per i secondi.

In questi giorni in Mondadori si procede all’analisi interna della situazione e ogni giorno escono i numeri degli esuberi tra i redattori di testate grandi e piccole, da Panorama a Ciak (sono numeri certi? Lettera43 e Italia Oggi li rivedono ogni giorno).

Nel frattempo all’agenzia del Sole24Ore, Radiocor, c’è fibrillazione, come riporta Franco Abruzzo, per la modifica al contratto di solidarietà: il taglio alle retribuzioni dei giornalisti dovrebbe passare dal 9% al 35% dello stipendio (il contratto di solidarietà applica il principio “lavorare meno, lavorare tutti”: non si licenzia nessuno ma si riduce il reddito dei lavoratori per un certo periodo, nella speranza che basti a superare le avversità).

Una situazione molto seria, perché, come racconta un articolo di Lettera43 che riprendo dal sito di Franco Abruzzo e riporto in link (trionfo del gioco degli specchi su internet e dell’aggregazione moderna: ma credo che qualche pezzo originale di Futuro dei Periodici, farina del sacco, abbia ispirato articoli di apprezzate testate online), dicevo, situazione molto seria perché cigola sotto il peso della crisi l’istituto di previdenza dei giornalisti, Inpgi, che sostiene il costo dei contratti di solidarietà e della cassa integrazione, gli strumenti con cui le aziende e i giornalisti cercano di alleggerire l’impatto della crisi sui lavoratori e di conservare i posti di lavoro.

Dal 2009 sono 37 le aziende per cui è stata riconosciuta la crisi, 591 giornalisti sono stati pensionati, 1210 sono finiti in cassa integrazione, 1019 hanno contratti di solidarietà.

Il Punto: è in discussione la tenuta del sistema. Il sistema creato da editori e giornalisti.

Lettera43 feat. Franco Abruzzo: crisi dell’editoria 2013

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Un piano B per i periodici e quotidiani di Rcs

Cessione o chiusure di giornali, esuberi tra i giornalisti, prepensionamenti: un articolo di Milano Finanza riporta indiscrezioni su un possibile Piano B di Rcs Mediagroup. L’editore del Corriere della Sera deve affrontare il problema dei debiti e decidere cosa fare delle sue riviste. Pare che anche il piano di sviluppo nel digitale, presentato appena un mese fa, sia stato messo in discussione.

L’articolo riporta anche ipotesi che riguardano alcune testate della casa editrice, ma per una clausola morale sottoscritta idealmente dall’autore di questo blog (non voglio alimentare inutilmente le preoccupazioni dei colleghi), voglio sottolineare che non sono notizie ma indiscrezioni, per quanto avanzate da un giornale di una certa autorevolezza.

Il piano industriale di Rcs, finalizzato anche a ottenere la ricapitalizzazione da parte degli azionisti, prevederebbe chiusure di testate e prepensionamenti di decine di giornalisti. Oltre all’uscita dalla società di altri dipendenti per un numero complessivo che si aggirerebbe intorno a 500 persone su 5000. Tra le voci c’è anche quella che ipotizza la creazione di una bad company in cui far confluire i settimanali e i mensili.

Naturalmene nel mirino ci sarebbero anche i giornalisti del Corriere della Sera e della Gazzetta dello Sport, sempre secondo quanto afferma l’articolo di MF, peraltro nel solco delle notizie che da mesi circolano su Rcs.

Si fa la lista di periodici che potrebbero essere ceduti a editori concorrenti, dunque Cairo e Guido Veneziani, società in forte crescita, spesso nominate anche quando si parla della crisi in Mondadori, la quale, secondo quel che raccontano gli articoli di Italia Oggi, avrebbe sposato per il futuro un modello di gestione low cost, ispirato proprio a Cairo: redazioni con pochi giornalisti, molti collaboratori, minore investimento sui contenuti.

Il Punto: viene ridisegnato il panorama dell’editoria italiana dei periodici.

Prima online: Rcs, aleggia lo spettro del piano B

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Mondadori chiude testate

Leggo su Lettera 43 che Mondadori chiuderà quattro mensili: Men’s Health, Casa Viva, Ville e Giardini, Travel. A questi si aggiunge la Uor televisiva: le unità organizzative redazionali sono una novità dell’ultimo contratto giornalistico e vengono equiparate a testate. Dunque Mondadori vuole chiudere 5 testate. Ma ho come l’impressione che Lettera 43 dia un numero sbagliato dei colleghi in eccedenza: loro dicono 28 ma a occhio e croce sono una quarantina (in casa ho una raccolta di giornali da fare invidia a Mr Magazine).

È dunque arrivato uno dei momenti di cui si parlava da tempo nel mondo dei periodici. Mondadori si aggiunge allo Stato di crisi in Gruner, in Hearst, in altre case editrici. Alle dimissioni incentivate di Condé Nast. E alla previsione di un nuovo Stato di crisi in Rcs Mediagroup.

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Mondadori France, Condé Nast e i periodici su tablet

In Francia cresce la vendita di tablet, che a Natale 2012 avrebbe superato per la prima volta quella degli smartphone. Le aspettative degli editori sono grandi, come dice Mondadori France: è alle porte una Rivoluzione copernicana dei periodici. C’è interesse per le edizioni dei giornali create appositamente per le tavolette, diverse dalle solite copie digitali che replicano il giornale di carta.

Alla luce di questi dati di vendita gli editori francesi sono in fermento. È noto infatti che i possessori di tablet cercano informazione con i loro apparecchi mobili: dopo la messaggistica e i giochi, le notizie sono la principale ragione d’uso dei tablet. Apparecchi che, si badi bene, vengono usati soprattutto a casa e da tutta la famiglia.

Inoltre le versioni dei giornali per tavoletta sono diverse dalle solite copie replica dei giornali, i pdf, o pidieffoni, come li chiamano i giornalisti tra simpatia e compatimento, e aprono spazio alla sperimentazione e alla vendita di pubblicità.

In Francia, si ricorda nell’articolo di Le Figaro (che potete leggere attraverso il link riportato alla fine di questo post), si prevede che per la fine del 2013 saranno in circolazione 4 milioni e mezzo di tablet, contro i 3 milioni venduti fino a questo momento.

Le Figaro

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Non solo l’Edicola Italiana per diffondere quotidiani e riviste digitali

Nasce l’edicola online dei giornali italiani, si chiama Edicola Italiana, si possono acquistare, leggere, scaricare le versioni digitali dei quotidiani e delle riviste dei maggiori editori del nostro Paese. Sono sei gli editori consorziati: Caltagirone, Gruppo Espresso, Il Sole 24 Ore, La Stampa, Mondadori, Rcs Mediagroup. Altri potranno aggiungersi ed esporre i propri giornali, i settimanali, i mensili e le altre testate del portafoglio.

PER TABLET. L’atto costitutivo di Edicola Italiana, riferisce Il Sole 24 Ore (l’articolo è riportato in link alla fine di questo post), è stato firmato nei giorni scorsi a Milano. I lettori dei giornali e delle riviste degli editori che fanno parte di questo consorzio potranno acquistare le versioni per pc, tablet o smartphone. Si tratta di una manovra per sfuggire anche ai sistemi di prezzi imposti dalle edicole online esistenti, come Apple Newsstand (che trattiene il 30% dell’acquisto).

ALTRE AZIONI. L’Edicola Italiana fa parte di un’azione più ampia degli editori, così penso ma ormai mi sembra evidente, per incoraggiare e diffondere la lettura nel digitale, sviluppare prodotti specifici e mettersi al riparo da concorrenza scorretta, balzelli di mediatori, pirateria, come questo blog aveva tentato di approfondire in un post di qualche tempo fa. L’Edicola si aggiunge alla guerra per far pagare Google, all’uscita di tablet degli editori italiani, alla chiusura per azione della magistratura del sito pirata (che però ha riaperto nei giorni scorsi) Avaxhome, dal quale si possono scaricare gratuitamente, ma illegalmente, copie digitali complete dei giornali.

IL PUNTO: gli editori italiani si stanno muovendo nel digitale. Lo fanno anche con azioni coordinate, di difesa comune, come nel caso di Edicola Italiana.

Il Sole 24 Ore: edicola online di giornali italiani

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Periodici / Non solo tagli e chiusure: si fa la guerra a Google e alle edicole pirata per lanciare il digitale

L’ingegnere Carlo De Benedetti, presidente onorario del Gruppo Editoriale Espresso, ha confermato ieri sera in tv che nel 2013 Repubblica.it diventerà un sito a pagamento. Sarà introdotto un paywall, cioè un sistema di accesso alle notizie online che costringe ad abbonarsi per leggere i contenuti o a pagare per i singoli articoli (il più famoso esempio di paywall è del New York Times, un sistema “poroso” che permette di leggere gratuitamente un numero massimo di articoli per utente: poi si paga). «Penso che il futuro sia la carta e il digitale. Le due cose. Indubbiamente la crescita avviene sul digitale, non certo sulla carta. Repubblica.it è il primo sito di news in Italia ed ormai il 20% della pubblicità di Repubblica è sul sito. Quindi per noi è una fonte di profitto» ha detto De Benedetti a La7.

Pagare per l’informazione online. Gli editori italiani, per quanto divisi negli affari e in politica, sembrano aver imboccato tutti insieme, in modo concorde e spesso concordato, la strada della guerra ai contenuti free.
Gli editori in queste ultime settimane hanno detto basta a Google e alle edicole pirata. E’ una controffensiva che mira a contrastare la diffusione gratuita su internet di contenuti giornalistici copiati da testate cartacee (spesso riprodotte per intero in pdf) e da siti d’informazione. Non si vuole fare la fine dell’industria musicale, le case discografiche messe in ginocchio dalla pirateria e dagli mp3.A parte un articolo di Repubblica, dal quale si riceve quasi l’impressione che qualche editore voglia limitare la libertà di espressione sul web (un colpo partito per sbaglio), tutti concordano sul fatto che l’informazione giornalistica sia il prodotto di una attività che richiede impegno, fatica, esperienza, tempo, investimenti, un prodotto che merita quindi di essere protetto e valorizzato. Pagato. Stiamo parlando non delle notizie diffuse dal servizio pubblico, ma di un settore industriale che dà lavoro a migliaia di italiani (dei quali solo una piccola parte ha stipendi stellari, gli altri percepiscono retribuzioni ben al di sotto di quelle di altre professioni con iscrizione all’albo).

Ma non mi voglio limitare a notizie come la denuncia presentata da Mondadori contro il portale russo Avaxhome, dal quale si può accedere gratuitamente ai pdf di quotidiani e periodici italiani e non. La denuncia ha poi portato al sequestro d’urgenza del portale.

Non mi voglio neppure limitare alla notizia della guerra dichiarata a Google dagli editori francesi e italiani e alla proposta di legge in discussione al Parlamento tedesco che propone di introdurre l’obbligo per Google di pagare specifici diritti di copyright per le notizie dei giornali riprese dal servizio Google News.

Osservo un quadro più ampio. Vedo editori che lanciano versioni interattive dei loro giornali da leggere con i tablet, come ha fatto ieri Condé Nast Italia. C’è Mondadori che presenta e promuove un tablet con il marchio Kobo per la lettura su “tavoletta” dei periodici della casa. Più in generale ho l’impressione che l’industria dei periodici abbia deciso finalmente di muoversi verso il digitale e stia preparando il terreno a investimenti in prodotti da distribuire magari nelle edicole virtuali legali come il Newsstand Apple ed Lekiosk, l’edicola virtuale nata in Francia e arrivata qualche mese fa in Italia (tra i primi periodici italiani a essere distribuiti in formato digitale c’è Focus di Gruner und Jahr / Mondadori). Aggiungo infine la notizia che anche il Corriere.it, oltre a Repubblica.it, si starebbe preparando ad adottare un accesso a pagamento ai contenuti giornalistici del sito.

M’interessa perché: 1) si inizia a intravedere una strada per lo sviluppo digitale nei periodici; 2) ipotesi su quel che accadrà nei prossimi mesi.

International Business Times: Repubblica.it a pagamento

Il Sole 24 Ore: guerra alle edicole pirata

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Versione per iPad di Grazia Uk: novità nella pubblicità

Il Gruppo Bauer lancia la versione iPad di Grazia UK.

La testata, che fa parte del network internazionale di Mondadori, e che in Gran Bretagna è pubblicata dai tedeschi di Bauer, vende iun edicola 190 mila copie.

La versione per iPad è considerata innovativa, per il momento, dal punto di vista della pubblicità. Cliccando sugli annunci di moda, cosmesi, prodotti per il benessere, è possibile acquistarli, commentarli, condividerli sui socialnetwork.

L’editore ha detto che considera questa versione come il primo passo verso un giornale digitale con una maggiore “funzionalità”.
Il direttore, Jane Bruton, ha spiegato: «I nostri lettori si attendono qualcosa di più di un Pdf di Grazia sull’iPad». E quel qualcosa di più, per il direttore e per l’editore, è la pubblicità interattiva.

M’interessa perché: 1) spiega cosa può offrire al lettore la versione digitale di un giornale; 2) gli editori iniziano a muovere i primi passi con le versioni per tablet dei giornali.

Print Week: lancio versione iPad di Grazia

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Un tablet Mondadori per rafforzare i periodici?

Lo avevo scritto tempo fa, citando un articolo del Giornale, l’unico a riportare la notizia.

Il gruppo Mondadori ha annunciato l’arrivo in Italia di Kobo Arc, un tablet Android della famiglia Kobo. Si aggiunge alla serie di e-reader Kobo (società giapponese) introdotta in Italia da Mondadori alcune settimane fa.

L’e-reader serve a leggere libri digitali, gli ebook. Il tablet, come sanno tutti, consente di leggere libri ma anche di guardare film, ascoltare musica, caricare applicazioni di ogni tipo. E incoraggia la lettura dei periodici.

Una serie di studi, di cui ho parlato in questo blog, come nel post del 17 ottobre 2012 e nel post del 19 novembre 2012, dimostra che la diffusione del tablet favorisce la lettura di quotidiani, settimanali, mensili, e crea un’area di consumo che invece il pc ostacolava o distruggeva.

Il tablet, leggero e maneggevole, rende possibile la lettura di giornali ovunque e in qualsiasi momento della giornata. Anche se le indagini di cui parlavo dimostrano che si usa il tablet soprattutto a casa, in particolare quando si è stravaccati sul divano. Come sempre si è fatto con i giornali.

M’interessa perché: 1) questa mossa del principale editore italiano è finalizzata anche a contrastare il declino dei periodici?

Il punto: se e come leggeremo ancora i giornali in futuro.

Radiocor su Borsa italiana: arriva il tablet di Mondadori

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Marina Bigi a Tu Style, Maria Elena Viola a Gioia

Marina Bigi diventerà direttore di Tu Style dal 2 novembre. L’attuale direttore, Maria Elena Viola, lascerà la testata di Mondadori per assumere la guida di Gioia, di Hearst Magazines Italia, il giornale da dove il giro delle poltrone è iniziato, questa mattina. Raffaella Carretta ha infatti dato le dimissioni, aprendo l’altalena di notizie della giornata.

M’interessa perché: proseguono le grandi manovre nei periodici, ci attende un autunno movimentato.

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Un tablet anche per i periodici Mondadori

Entro Natale Mondadori lancerà un tablet per i suoi periodici. Per ora, come potete approfondire leggendo questo articolo del Giornale, arriva l’e-reader Kobo, destinato alla lettura dei libri digitali.

Ma il discorso più interessante riguarda naturalmente i periodici. Come declinerà Mondadori il digitale? In chiave “commerciale”? O con una apertura ai contenuti giornalistici, come lascia pensare l’arrivo di un tablet?

M’interessa perché: 1) qualcosa si muove nello sviluppo digitale dei periodici italiani.

Il punto: c’è una luce in fondo al tunne della crisi strutturale dei periodici?

Il Giornale: Mondadori lancia e-reader e tablet.

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Mondadori e la via al digitale

Mondadori prosegue in Francia con la politica di acquisizione di siti di piccoli annunci. Dopo il portale per la compravendita di case di quello di auto, ora tocca a NaturaBuy, sito specializzato in prodotti per la caccia, la pesca e il tempo libero (all’aria aperta). Vi viene da ridere? Sbagliereste. Mondadori France, tanto per cominciare, edita la rivista leader del settore, «Le chasseur français» e pensa chiaramente a un effetto volano sia per gli scambi sul sito sia per le vendite della testata, sia per il consolidamento del brand. In secondo luogo, NaturaBuy, fondato nel 2007, è di per se un bel bocconcino, con il suo giro d’affari da 24 milioni di euro l’anno e gli alti margini (leggete quel che dice Ernesto Mauri, presidente di Mondadori France). Non a caso la casa editrice si propone di portare le transazioni sul sito a 100 milioni di euro entro cinque anni. In altre parole, tanto per andare al nocciolo, Mondadori segue la scia di Springer in Germania, che crea legami forti tra attività editoriale e commerciale su internet, fa crescere i giornali nell’online e utilizza il brand per fare ricavi anche in altri settori. O i siti di scambi per fare ricavi e consolidare i giornali, nell’anno della grande caduta e per il futuro. Il digitale non è solo giornalismo e gli editori moderni cambiano così.

Mondadori France compra il sito Naturabuy

 

M’interessa perché: 1) mostra quale può essere una linea di sviluppo sul digitale per gli editori di periodici; 2) giornali e attività commerciali si sostengono a vicenda, cn efetti positivi sui ricavi (come minimo di consolidamento.

Il punto: come gli editori di periodici possono fare soldi con il digitale.

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