Archivi categoria: Internazionalizzazione

Trend Of The Week: Perché Tutti Gli Editori Vanno In India

La domanda rimbalza tra i siti americani che seguono l’evoluzione del giornalismo nell’era della big disruption. Una curiosità esotica per il mondo chiuso dei giornali italiani? Non molto, visto che espansione internazionale e power brand sono parole d’ordine anche da noi

 

Segnalo tre articoli che hanno analizzato il fenomeno della corsa verso l’India di tante testate tradizionali e digital first internazionali.

1) Themediabriefing.com pubblica: 4 grafici che mostrano perché gli editori lanciano giornali in India. I media sono Quartz, Business Insider India e BuzzFeed India.

Risposta: lanciano giornali in India perché questo sterminato Paese ha 125 milioni di abitanti che parlano perfettamente l’Inglese, perché l’uso e la penetrazione di Internet stanno crescendo, così come la classe media indiana.

2) Nieman Journalism Lab scrive: Perché tutti stanno lanciando siti in India. Si ricorda che gli editori britannici hanno scelto di espandersi in Australia (The Guardian), gli americani in India, con un presidio anche di The New York Times (India Ink) e The Wall Street Journal (Mint).

E l’Italia? Gli editori italiani talvolta investono in India (vedi Editoriale Domus e Mondadori).

Perché è importante creare power brand, testate presenti in decine di Paesi, quelle ricche, emergenti, booming. Anche allo scopo di creare piattaforme per l’e-commerce e raccogliere pubblicità di marchi globali.

Come fa vede la mappa interattivacreataalcunesettimane fa daFuturo deiPeriodici suilanci dirivisteinternazionali tra 2013 e 2014.

Mappa Lanci Periodici nel Mondo 2013-2014

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Mappa Interattiva Dei Lanci Di Magazine Nel Mondo 2013-2014

L’ultimo anno ha visto una raffica di lanci di testate in paesi di ogni continente: Germania, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Messico, Repubblica Domenicana, Myanmar, India, Medio Oriente, Filippine, Australia… Un percorso da seguire attraverso una mappa interattiva. Per capire la strategia di internazionalizzazione dei grandi editori globali

 

Questa è la mappa interattiva sui principali lanci di magazine in paesi di ogni parte del mondo nel periodo aprile 2013-aprile 2014. Ecco un’immagine statica: per accedere al programma dovete andare al link. E’ stata realizzata utilizzando un programma di Knightlab, e le informazioni fornite da Fipp sul mondo dei periodici.

Mappa Lanci Periodici nel Mondo 2013-2014

Una selezione, ovviamente, perché le iniziative degli editori sono state numerose.

Vediamo come prosegue la strategia dell’internazionalizzazione per editori di tutto il mondo: americani, tedeschi, italiani. Hearst, Burda, Bauer Media, Mondadori, Rodale, Gruner + Jahr…

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Timeline: I 10 Anni Che Cambiarono I Giornali (Cronologia Multimediale)

Un racconto con testi, foto e video dei 10 anni di cambiamenti nei giornali degli Stati Uniti. Una timeline, una cronologia multimediale. Per ricevere chiavi di lettura sul presente di quotidiani, riviste, media digitali. Valide anche per l’Italia

Ho realizzato una timeline, una cronologia multimediale sugli ultimi 10 (14) anni di cambiamenti nei periodici e nei media americani. Date, foto, video per raccontare le chiusure di Life e Gourmet, il ritorno in edicola di Newsweek, la vendita di Washington Post al padre di Amazon e l’avventura giornalistica del fondatore di eBay. Con tante chiavi di lettura uscite in 20 mesi di Futuro dei Periodici.

Ecco la schermata della timeline. Ma per vederla in funzione dovete andare a questo linkI 10 anni che cambiarono i giornali (purtroppo il programma non può essere inserito in un post di WordPress). Date un’occhiata e sappiatemi dire. E’ una cavalcata tra 22 fatti, una storia dei giornali vista dal mondo dei periodici.

Timeline: I 10 anni che cambiarono i giornali.

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5 Segnali di Vita Digitale dei Periodici Italiani

A TUTTO VIDEO Mondadori fa un accordo per portare i video dei propri siti, tra cui Panoramauto.tv, su quelli dell’area Mediaset. E i video di Mediaset, inclusi quelli on demand del palinsesto televisivo, saranno disponibili per i lettori di Panorama.it, Grazia.it, Donnamoderna.com. Verrà raggiunto dai contenuti e dalla pubblicità della casa editrice un bacino complessivo di 23 milioni di utenti unici mese (Mediset più Mondadori più Italiaonline).

WIRED NON È UNA RIVISTA Il direttore di Wired Italia (Condé Nast) ha annunciato di voler applicare la filosofia del Digital First. Riprendendo la frase di un famoso Ceo americano: «Time non è una rivista», Massimo Russo dice: «Wired non è una rivista». In attesa di vedere quanto il digitale valga in termini di ricavi per i periodici italiani, l’ordine delle cose comunicate sembra questo: 1) viene ripensata la linea editoriale del giornale, che riceve un taglio più coi piedi per terra, ottimistico e di servizio; 2) si risparmia sulla edizione cartacea, riducendo le uscite annuali a 10 numeri; 3) i redattori e collaboratori dovranno lavorare ogni giorno, e innanzitutto, per il sito. C’è un nuovo mondo da inventare.

ALLARGARE IL PUBBLICO Mondadori sarebbe in corsa contro Rds (Radio Dimensione Suono) per l’acquisto delle radio del Gruppo Finelco (per circa la metà di Rcs): Radio 105, Virgin Radio, Radio Montecarlo. Per l’editore è il tentativo di ampliare la vetrina su cui far uscire la pubblicità (carta, radio, digitale). Per ora la platea delle radio del gruppo è di 10 milioni di ascoltatori (al netto della possibile acquisizione delle radio di Finelco).

ARRICCHISCIMI Le riviste di Editoriale Domus passano alla digital edition: per Quattroruote, Domus, Dueruote, Ruoteclassiche, Tuttotrasporti sarà possibile scaricare l’edizione digitale da tablet, smartphone e computer. Ci si può abbonare solo al digitale, o a carta più digitale. Contenuti arricchiti con photo gallery e video.

GIORNALI GIRAMONDO Icon, allegato maschile di Panorama, esce da novembre in Spagna insieme al quotidiano El Pàis in 300 mila copie. Grazia viene pubblicato in Messico: è l’ennesima edizione internazionale del femminile. E si capisce: moda, design, stile di vita sono il petrolio italiano. La mossa viene notata da Fipp, l’associazione mondiale degli editori di periodici, che mette la notizia in home page. E dal designer Mario Garcia.

Futuro dei Periodici

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Perdere copie ma conquistare mercato – Riflessioni su un editore francese

Il principale editore di periodici francese, Lagardère, punta a guadagnare quote di mercato. A prendere il posto dei suoi concorrenti. Anche se per il momento perde copie e pubblicità. Come tutti

I PERIODICI HANNO FUTURO La notizia su Lagardère aiuta a fare un confronto con l’Italia, a capire che le difficoltà della stampa nel nostro Paese non sono un unicum. Al tempo stesso, l’editore francese fa vedere che si può portare avanti una politica di lanci mirati. Un segnale che il settore, seppur ridimensionato, non sarà smantellato.

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L’editore tedesco di periodici che aggrega e compra una radio in Gran Bretagna

Bauer Media, gigante tedesco dei periodici presente in vari Paesi europei, negli Usa, in India e in Australia, ha annunciato di aver comprato in Gran Bretagna (dove pubblica Heat e Grazia) la stazione radiofonica Absolute Radio, ex Virgin Radio, di proprieta’ di Times of India Group (che ha speso una montagna di denaro per cambiare il brand della societa’, ex Virgin Radio).

Perche’ riportare questa notizia, cari amici che avete a cuore la sorte dei periodici di carta?

Trovo che la mossa di Bauer Media, di cui qui ci siamo gia’ occupati, offra uno spunto di riflessione.

Anzi, fa nascere domande. Mi chiedo se gli editori di periodici piu’ forti, quelli che, come dice il titolo dell’articolo del Financial Times da cui riprendo la notizia, vogliono fare i consolidatori, vogliono aggregare, non siano a caccia di acquisizioni in altri media per allargare la base degli utenti, mettendo tutto insieme, periodici, radio, tv, per poi vendere pubblicita’ mettendo nelle mani degli inserzionisti tutti i media, un bouquet completo. Sembrava una strada da abbandonare, forse invece ha un senso in un panorama in cui il lettore te lo devi andare a cercare ovunque, perche’ lui, di andare fino all’edicola, di aspettare l’ora del tg, per ricevere notizie, non ha piu’ voglia.

 

Che questo avvenga in un mercato difficile come quello britannico, in cui la chiusura di riviste ha raggiunto livelli e ritmo allarmanti, offre altri spunti sulla diversificazione del business. Ne riparleremo?

Financial Times, Bauer Media compra in Gran Bretagna Absolute Radio.

Financial Times

Financial Times

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L’editore tedesco che negli Stati Uniti lancia tre riviste. Di carta.

La più conosciuta delle tre, tutte del gruppo editoriale tedesco Bauer Media, è Closer, settimanale di gossip che lo scorso anno ha fatto uscire con l’edizione francese le foto della principessa Kate Middleton in topless: da novembre arriverà negli Stati Uniti con un lancio da due milioni di copie in edicola (leggesi: 2 milioni).

Prezzo del giornale: 25 centesimi di dollaro, che saliranno a 3,99 $.

Closer è rivista di lifestyle, celebrity e fashion rivolta a donne tra i 30 e i 40 anni.

Ian Scott, presidente pubblicità di Bauer, dice che «Closer si rivolge a un pubblico di 50 milioni di lettrici, con un’alta possibilità di spesa, trascurato dagli editori americani».

Gli altri due titoli sono Girl’s World, per teenager, con sette uscite annuali, e Celebrate with Woman’s World, sei volte all’anno.

Noto due cose. 1) Nel mondo dei periodici in trasformazione c’è spazio per giornali non patinati, popolari. Cairo Communication e Guido Veneziani Editore non sono un’eccezione italiana. 2) La periodicità dei giornali: c’è spazio per riviste che escono con cadenza meno serrata. Un fenomeno non nuovo.

Il Punto: come leggo spesso, il futuro è ibrido. Carta e digitale. Insieme.

Ad Week: Bauer lancia tre testate negli Usa.

Adweek

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La pubblicità sui giornali oggi la raccolgo così – Nuove strategie nei periodici

Il globale, il locale: la mossa di un grande editore americano sulla pubblicità getta luce su analoghe iniziative di editori italiani. Concentrazione del volume di fuoco nella pubblicità, mettendo insieme le diverse piattaforme e più testate.

Ho messo insieme due notizie lette questo mese. Una sui magazine di Hearst a livello globale, l’altra su Mondadori.
Far uscire la stessa pagina pubblicitaria su tutti i giornali di un editore, anche quelli pubblicati all’estero, per moltiplicare la capacità promozionale. E guadagnare di più. Un’impresa difficile per tutte le case editrici. La pubblicità, infatti, è nel maggior numero dei casi legata a mercati locali. Nazionali.
Ma Hearst, l’editore americano di Cosmopolitan e Marie Claire, ha aperto una nuova divisione, Totally Global Media, che si occupa di questo in chiave puramente digitale. Per la prima volta sarà possibile far uscire inserzioni e campagne promozionali nelle versioni online dei giornali in diversi Paesi. Hearst possiede infatti un network internazionale con succursali straniere a gestione diretta (anche in Italia) e pubblicazioni date in licenza a editori stranieri. La divisione che si occupa di Totally Global Media ha due sedi, a New York e Londra, e sa di poter raggiungere un bacino di 200 milioni di utenti unici.
Funzionerà così: l’inserzionista paga una sola fee, tariffa, che include produzione, traduzione e hosting sui siti web di riviste presenti a livello internazionale.
L’offerta parla ai marchi internazionali come Burberry.
When my plane arrived in Beijing last year, there was a full-sized Burberry poster that just said Burberry.com with a picture of a purse—no Chinese characters,” Gina Garrubbo, svp of Hearst Magazines International and now the svp of TGM, said. “They have the same look and feel everywhere in the world.”
Quando sono atterrata a Pechino lo scorso anno, c’era un cartellone di Burberry su cui c’era la foto di una borsetta e la scritta Burberry.com. Niente ideogrammi cinesi, ha detto Gina Garrubbo, alla guida di Totally Global Media.
Mi ricorda molto questa cosa che ho letto sul rilancio di alcune testate Mondadori avvenuto in questi giorni. Tre giornali femminili, in versione rivisitata, sono stati presentati agli investitori come un’unica piattaforma pubblicitaria, con target diversificati, che permette di portare inserzioni e campagne promozionali a 3,6 milioni di lettrici e 5,3 milioni di utenti unici dei siti. Una mossa di sostegno alla pubblicità (seppur circoscritta all’ambito nazionale) che, a quanto pare, fa parte delle strategie presenti nella mente dei maggiori editori.
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Se Playboy viene pubblicato a Gerusalemme, città santa per tre religioni

Prendi una rivista piccante, prova a pubblicarla in un Paese diverso dalle altre nazioni moderne e vedi quali reazioni suscita: è questa la sfida per Playboy, che da due mesi esce con un’edizione scritta in ebraico.

L’articolo che ne parla è sul sito dell’Atlantic, mensile americano (esce dieci volte all’anno) di politica e attualità, serissimo (il link è alla fine di questo post).

Si racconta di come Playboy, rivista presente in 30 Paesi, possa ancora costituire uno scandalo in una nazione come Israele, dove convivono a 70 chilometri di distanza Tel Aviv, centro laico aperto alla cultura occidentale, che non si nega vita notturna, nightclub e bellezze in bikini, e Gerusalemme, città santa per le tre grandi religioni monoteistiche (cristianesimo, islam, ebraismo), che contrappone al mondo secolarizzato gli abiti scuri e i cappelli neri della destra religiosa, impegnata in una battaglia contro molti aspetti della modernità.

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L’editore tedesco che ha scoperto come superare la crisi – Primo trimestre 2013 di Axel Springer

Vorrei non fosse un post per esperti. Si snocciolano numeri ma la sostanza regala, a chi sa capire, un pizzico di emozione. Emozione per chi lavora nella carta stampata e teme di essere finito in un vicolo cieco. Invece c’è un editore tedesco di quotidiani e periodici, Axel Springer, che ha trovato la strada per cambiare, trasformarsi, adattarsi al mondo digitale. E crescere, prosperare, aprire il futuro. Forse anche a carta stampata e magazine.

Axel Springer ha presentato i conti dei primi tre mesi del 2013. Chiariamo subito che si tratta di una società più grande, per volume d’affari, di Mondadori, Rcs Mediagroup, Hearst Italia, Condé Nast Italia, Cairo Communication.

Parliamo di un editore internazionale che pubblica in tutta Europa, dalla Germania alla Repubblica Ceca, dalla Francia alla Polonia. Un gigante per dimensioni e attività. Presente da tempo nel digitale con i siti dei propri giornali, radio, tv, con applicazioni, con portali che nulla hanno a che fare con il giornalismo: siti di annunci di lavoro, case, articoli per la caccia e la pesca.

La tendenza che viene fuori in Axel è la crescita strepitosa del digitale, che ormai è la prima area aziendale per fatturati e guadagni. Ma la carta stampata non è in rosso, e anche se continua a veder decrescere i fatturati e le copie vendute, rimane ampiamente remunerativa: guadagna un sacco di soldi. C’è dunque un aggiustamento strutturale, un ridimensionamento, che però non è il cancellamento, la scomparsa. E il digitale non è un mondo alieno rispetto al giornalismo.

Ecco la parte tecnica.

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L’Era di Google: dove e quanti soldi investe la pubblicità sui media digitali

Dove e quanto la pubblicità investe nei media digitali. Ovvero, l’Era di Google: presto il gigante di Mountain View supererà News Corp e diventerà il primo media per raccolta pubblicitaria nel mondo.

Sir Martin Sorrell, Ceo di una delle tre maggiori società internazionali di pubblicità, la WPP, ha spiegato mercoledì 24 aprile alla FT Digital Media Conference di Londra dove e quanto investe in pubblicità. Dove viene speso il budget di cui dispone.

Sorrell ha precisato che il digitale rappresenta il 34% degli investimenti della società da lui fondata. Pari a 72 miliardi di dollari.

«Da zero a più di un terzo degli investimenti in dieci anni: è l’Età di Google» ha commentato il Ceo di WPP.

Ma dove vanno i soldi? Vediamo i dati sugli investimenti di WPP nell’ultimo trimestre.

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Tre notizie da non perdere sui giornali (21/4/12)

Tre notizie della settimana. The Economist lancia un’app per leggere meglio i giornali. I conti in rosso di Class Editori. Le previsioni di un gigante americano dei periodici.

L’app di Economist: perché le riviste si leggono meglio sul tablet.

L’Economist presenterà a metà maggio un’app gratuita di Google Chrome che permette di riprodurre anche al computer, desk e laptop, l’esperienza di lettura del tablet. L’idea nasce da una richiesta degli abbonati dell’Economist che vogliono una fruizione più coinvolgente e piacevole anche al computer. Ma il punto è questo: con la nuova app è possibile scaricare il giornale e leggerlo successivamente, anche senza avere una connessione a Internet.

L’Economist va in controtendenza rispetto alla maggior parte degli editori i quali, con HTML5, vogliono rendere i siti web dei loro giornali perfettamente leggibili anche su mobile, cioè su tablet e smartphone.

Trovate la notizia su Btobonline.com: l’app di lettura dell’Economist.

I guai di Class Editori. Che pubblica Class, Capital, Milano Finanza, Italia Oggi.

I conti del 2012 si chiudono con una riduzione di un terzo dei ricavi consolidati, passati da 141,3 milioni a 94,3 milioni di euro. Il margine operativo lordo, dall’attivo di 12 milioni, è sceso nell’ultimo anno a -11,7 milioni. C’è una perdita netta consolidata di 12,9 milioni. Tutti i busness sono in contrazione, i periodici soffrono moltissimo con un crollo dei ricavi del 32% e margini (guadagno) negativi.

Trovate l’articolo qui, sul Sole24Ore: il Gruppo Class perde un terzo dei ricavi.

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Quattroruote va in India con autoX

Internazionalizzazione: è la parola nella mente e sulla bocca di tutti i maggiori editori americani ed europei in un periodo di scarsi guadagni nei Paesi d’origine. Ecco allora che la notizia di una partnership tra l’editore indiano leader nei motori e nel lifestyle legato ad auto e moto con la rivista italiana che più rappresenta questo settore, la mitica Quattroruote, dell’Editoriale Domus, porta in luce il potenziale della nostra tradizione giornalistica.

autoX, rivista che in India è arrivata al 75esimo numero, annuncia di voler avvalersi delle competenze di un partner italiano, l’Editoriale Domus, già presente, come ho scoperto esplorando in questi giorni il sito della società, in 20 differenti aree linguistiche del mondo (con Domus, Quattroruote, Cucchiaio d’argento).

Di Quattroruote, l’editore indiano sottolinea l’autorevolezza di settore e con enfasi motivata dice che la testata è numero uno in Europa anche per l’accuratezza e affidabilità dei test sulle auto.

Attestati di qualità che valgono per altri brand italiani.

Non c’è solo la brutta storia di Recoletos.

Il Punto: gli editori italiani cercano di portare all’estero i propri brand, alla ricerca di altri ricavi (per ora simbolici).

businesswireindia: Quattroruote in India

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