Il contrastato rapporto tra giornalisti che scrivono e giornalisti del desk. Se ne parla negli Stati Uniti dove i tagli hanno ridotto all’osso le redazioni. Ma dinamiche simili si vedono in Italia. Dove il confronto è inesistente
Sono idee che mi vengono in mente leggendo un articolo pubblicato dal Poynter Institute, una scuola di giornalismo degli Stati Uniti (molto più di una scuola, in realtà).
Il confronto sul rapporto tra chi scrive i pezzi e chi fa editing nel nostro Paese è inesistente perché avviene su un altro piano, quello delle tutele per i precari. Uno degli argomenti scottanti nei giorni in cui sembra vicino il nuovo contratto dei giornalisti.
Invece se ne può discutere da molteplici punti di vista. Collaboratori versus redattori, scriventi versus desk (soprattutto nei quotidiani), esecuzione versus concepimento del pezzo, confronto con la realtà versus confronto con i risultati di mercato.
del Poynter Institute, un esperto di formazione, si chiede come sia possibile costruire un rapporto migliore tra chi scrive e chi fa desk.
Date un’occhiata. Mi limito a riportare gli aspetti positivi di un rapporto sano, professionale, non mortificante. Non di potere ma di collaborazione. Di rispetto.
Clark spiega che il coaching sugli scriventi si distingue dal mero correggere i pezzi.
Ecco le differenze, che io ho riassunto introducendo la definizione di “penna rossa”.
Il coach c’è dall’inizio alla fine / La penna rossa si fa viva quando bisogna chiudere la pagina
Il coach forma lo scrivente / La penna rossa corregge lo scrivente
Il coach fa crescere lo scrivente / La penna rossa mette il pezzo in pagina
Il coach crea fiducia / La penna rossa mortifica chi scrive