Sulla scia della chiusura di Newsweek, il quotidiano giapponese Japan Times, fondato nel 1897 e scritto in lingua inglese, si interroga sullo stato di salute della stampa nazionale.
L’edizione giapponese di Newsweek, lanciata nel 1986, non chiuderà. Le diffusioni della testata sono scese da 54 mila nel 2009 a 39 mila nel 2012.
Ma tutte le testate sono in sofferenza: tabloid, newsmagazines (settimanali dedicati alle hard news: politica e cronaca), periodici economici e i cosiddetti jōhō-shi, giornali di intrattenimento. Gli unici che sembrano passare indenni attraverso la crisi sono le pubblicazioni patinate legate alla moda e rivolte prevalentemente a un pubblico di donne giovani. Reggono anche le guide televisive.
Inoltre il numero di periodici che ha chiuso le pubblicazioni prevale dal 2006 su quello dei lanci.
Nessun periodico supera il mezzo milione di copie. Shukan Gendai dell’editore Kodansha è cresciuto di 55 mila copie rispetto al 2009. Gli altri perdono.
Nell’articolo, il calo dei magazine viene messo in rapporto con il crollo nella vendita dei libri e la chiusura di librerie. La casa editrice Takeda Random House è in bancarotta. Si prevede una riduzione del 30 per cento dei titoli stampati. In Giappone chiudono in media mille librerie all’anno.
Nei primi dieci mesi del 2012 i periodici hanno perso il 3,9% delle diffusioni. I ricavi sono scesi del 6,6%, sotto la soglia psicologica del trilione di yen.
Si cita un articolo intitolato: «Il futuro dell’industria dei periodici, per cui è arrivato l’inverno» (titolo molto giapponese). L’autore osserva che da tempo alcuni grandi editori sostengono i magazine con i profitti della vendita di fumetti. Altra importante stampella è stata la pubblicazione a puntate di racconti di scrittori famosi, poi raccolti e riproposti come libri.
La domanda conclusiva è:
“Isn’t there anything else publishers can do but sit there and contemplate the demise of magazine culture?”
M’interessa perché: 1) in tutto il mondo ci si fa le stesse domande; 2) aiuta ad avere un quadro più ampio ancora della crisi dei periodici; 3) c’è la curiosità di scoprire che in Giappone i magazine vengono sostenuti con la pubblicazione di romanzi a puntate. A ciascuno il suo, l’Italia allega ai giornali cd, libri, dvd, borsette, bustine di thè.
Japan Times: la crisi dei giornali vista dal Giappone