Direttori di giornali: perché serve fare formazione, individuare i talenti, dare strumenti per guidare le redazioni. Più che mai nel passaggio al digitale
Fioccano le riflessioni sul ruolo dei direttori nei giornali dopo la doppia e contemporanea defenestrazione del direttore del New York Times, Jill Abramson, e di Le Monde, Natalie Nougayrède.
A questo blog non interessa il caso specifico, bensì riprendere alcuni spunti usciti in questi giorni che propongono un taglio diverso dal solito, di cui non si discute mai: cosa fa di un bravo giornalista un bravo direttore.
Riprendo un post di Carl Sessions Stepp, ex reporter e docente di giornalismo all’Università del Maryland, autore di un manuale della professione (tradizione pragmatica anglosassone) intitolato: Editing for Today’s Newroom. E’ uscito nel 1989. Vi si legge:
Too many editors are forced to learn on the job, relying on hunch and guesswork, rather than proper preparation….This tends to produce excellent drill sergeants, but not necessarily the best long-term managers
Troppi direttori sono forzati a imparare sul posto di lavoro, contando sull’intuizione e andando per tentativi, piuttosto che facendo tesoro di un’adeguata preparazione…
Il pezzo è interessante, tutto dalla parte dei direttori e delle sfide che devono affrontare ogni giorno.
Pochi sono venuti su con il sogno di guidare una redazione, la maggior parte non ha una formazione ad hoc.
Ma gestire persone richiede skill diversi da quelli del reporter rompighiaccio.
Da leggere questa citazione:
Most of us are not trained to be executives….One day I looked around and I was metropolitan editor. I had never been in charge of anything except a part-time secretary in Japan and all of a sudden I was in charge of hundreds and hundreds of people
La maggior parte di noi non è stata preparata per fare il manager. Un giorno mi sono guardato intorno e ho scoperto di essere un direttore di prima grandezza. Non avevo mai comandato nessuno tranne una segretaria part-time in Giappone e improvvisamente mi sono trovato alla guida di centinaia e centinaia di persone
Lo ha scritto “A.M.” Rosenthal, storico direttore del New York Times.