Archivio mensile:agosto 2012

Pubblicità Usa/ Periodici unico settore che perde

L’Istituto Nielsen ha pubblicato il rapporto Gloobal AdView Pulse sulla raccolta pubblicitaria nel primo quarto del 2012 in sette aree dei media. Negli Stati Uniti sei media sono in crescita, nonostante la crisi, uno è in perdita: si tratta dei periodici. La discesa è dell’1,4 per cento. La pubblicità su Internet ha registrato un incremento a due cifre.

Rapporto Nielsen pubblicità primo quadrimestre 2012

M’interessa perché: 1) Fa capire come i periodici attraversino una crisi strutturale più profonda di altri media.

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Sugli editori “puri”/ Condé Nast e l’ingresso nella società di pubblicità digitale Flite

A proposito del grido che a volte si leva dalle redazioni quando un editore investe in prodotti non editoriali… Ecco la notizia che Condé Nast ha acquisito l’11 per cento di Flint, una società di pubblicità in area digitale. L’articolo che riporto è uscito il 20 agosto 2012 sul New York Times.

L’editore tedesco Springer ha sviluppato con successo il digitale nell’ultimo decennio, cresciuto del 34 per cento, e ha punti di forza come lo sviluppo di Stepstone, sito per la ricerca di un posto di lavoro, e, in Francia, SeLoger, servizi per la compravendita di abitazioni, e Autoreflex, sito per la vendita e l’acquisto di auto usate.

In conclusione, ecco la lista della spesa di Condé Nast in supermarket non editoriali. «The investment in Flite is one of several deals Condé Nast has made recently» scrive ancora la giornalista del New York Times, Tanzina Vega. «The company has also invested in Trigger Media, which helps create digital media companies and products, and Moda Operandi, a fashion Web site. In April, the company acquired ZipList, a digital and mobile shopping list and recipe service. “We’re thinking about the equity structure with every opportunity that hits our desk,” Mr. Sauerberg said (presidente di Condé Nast)».

E l’apporto del digitale alle vendite di periodici? A due anni dal lancio dell’iPad, si dice nell’articolo, le copie digitali contribuiscono solo per l’1,7 per cento alla circolazione dei magazine americani.

(notizia e interventie stratti dall’articolo di Tanzina Vega per The New York Times del 20 agosto 2012 intitolato «Condé Nast Invests in Digital Advertising Company Flite»).

Condé Nast entra in Flite

M’interessa perché: 1) fa capire che non esistono più (ma quando sono esistiti?) editori puri: finiamola con questo mantra, cari colleghi, quando si vogliono accusare gli editori; ci sono stati ben altri errori; 2) indica una strada evolutiva per gli editori dei periodici diversa da quella del giornalismo; 3) fa prefigurare un mix di media futuro in cui i periodici ci sono ancora.

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Un altro giornale nato per l’edicola virtuale: Abroad Travel Magazine

Nasce una rivista di viaggi pensata per l’iPad di Apple. Abroad Travel Magazine viene descritto come una rivista fortemente orientata verso l’interattività, un mix di contenuti che sfruttano a pieno le potenzialità del digitale. Consigli di viaggi, scambio di opinioni tra lettori, video, foto. E dritte per risparmiare su voli e hotel. Nell’articolo del Digital Journal si riportano dati forniti da Apple sulla diffusione dell’iPad. In due anni sono stati venduti 67 milioni di tablet della società di Cupertino. Al confronto, ci son voluti 24 anni per vendere lo stesso numero di computer Mac, cinque anni per gli iPod, tre anni per gli iPhone.

M’interessa perché: 1) mi fa chiedere se sia più facile convertire la carta al digitale o lanciare prodotti digitali nuovi e mandare tutto il resto al macero.

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Magazine Usa/ Pubblicità in calo almeno fino 2017

Non per esagerare con il pessimismo ma un’indagine di Pivotal Research sui periodici statunitensi, riguardante la raccolta pubblicitaria, dice che la discesa nella raccolta continuerà ininterrotta, ma a velocità meno marcata, fino al 2017, quando ai magazine andrà circa il 13,7 per cento del totale della spesa per pubblicità contro il 23 per cento del 2010. Lo riporta MinOnline.

Magazine Usa, la pubblicità in calo fino al 2017.

 

M’interessa perché: 1) fa capire che i periodici vivono un declino irreversibile e andranno incontro a un ridimensionamento drastico: minore diffusione e minore raccolta pubblicitaria (le due voci di ricavo, a cui si aggiunge, in Italia, il filone delle vendite congiunte, o quel che di queste rimane).

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Il mensile Flair (Mondadori) esce con un’edizione tedesca

In attesa della rinascita di Flair in Italia (il mensile di Mondadori ha interrotto le pubblicazioni in marzo e tornerà presto in edicola con cadenza bi o trimestrale) il brand femminile dell’alta moda e del lusso sbarca in Germania grazie a un accordo di licensing tra editore italiano e teutonico, Mediengruppe Klambt.

Flair (Mondadori) arriva in Germania

M’interessa perché: 1) fa vedere che continua l’espansione di un editore italiano sul mercato globale; 2) conferma l’interesse degli editori per i femminili e il lusso: ci credono.

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Sviluppo digitale? I periodici americani sono lenti

Ok, ok: il futuro dei periodici (settimanali, mensili) è legato allo sviluppo sulle piattaforme digitali. Questo ammettono ormai tutti gli editori. Ma quale sia il loro reale investimento e l’efficacia delle mosse su tablet, twitter, facebook, è ancora da verificare. Si dice che non c’è un chiaro modello di business digitale per i periodici. Ma già con quello che offre la tecnologia e con i nuovi comportamenti dei lettori si possono muovere passi importanti. A giudicare da questa ricerca, però, gli editori non hanno ancora capito la logica della comunicazione nel digitale e non si stanno impegnando a fondo. Leggete questo articolo pubblicato da Minonline che parla del lavoro di L2, Think Tank newyorkese che misura la “competenza” digitale di 80 brand mondiali dei periodici. Il secondo link permette di accedere alla classifica sulla competenza digitale di L2. Al primo posto Wired (sorpresa!), Time è al sesto, Elle al settimo posto in classifica.

 

L2: I magazine americani indietro nell’evoluzione digitale.

La classifica sulla competenza digitale dei principali magazine mondiali.

 

M’interessa perché: 1) al di là delle dichiarazioni di principio, gli editori investono poco e male sul digitale; 2) c’è una classifica divertente.

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Cattura il lettore giovane con i social media

Uno studio della Association of Magazine Media rivela cose interessanti su come la Generazione Y, i giovani nati dopo l’avvento di Internet, si avvicina ai giornali e in particolare ai periodici. Il primo aspetto riguarda il rapporto tra magazine e social media: i social media possono aumentare la diffusione e il consumo di contenuti dei periodici.

Quanto all’interesse per i giornali di carta, il 93 per cento dei giovani intervistati dice di aver sfogliato un periodico negli ultimi 60 giorni, il 37 per cento ha letto l’edizione digitale di un periodico. Il 40 per cento si definisce un lettore forte (“avid”) di magazine.

Ecco l’articolo di International Business Times.

I social media catturano giovani lettori per i mag

 

M’interessa perché: 1) smentisce il luogo comune secondo cui i giovani non leggono e, in particolare, non leggono carta: 2) fa vedere in che modo l’uso dei social media contribuisca in maniera rilevante ad avvicinare e legare i giovani ai magazine.

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Come si cresce nel digitale/ Il caso del Daily Mail

Torno su una notizia uscita tempo fa. Il gruppo editoriale che controlla il tabloid Daily Mail, secondo quotidiano inglese, ha acquistato Jobrapido. Cos’è? Di cosa si tratta? E’ il secondo database mondiale di job recruiting online, visitato nel 2011 da 660 milioni di utenti. Il creatore è lo startupper italiano Vito Lomele. Perché riportare questa notizia? Serve a farci capire che per gli editori di giornali la crescita digitale vuole dire, anche, ampliare il proprio brand, estenderlo ad attività digitali non editoriali. Come ha fatto Axel Springer, che ha acquistato a inizio 2011 il principale sito francese di compravendita di case. Come ha fatto ancora Springer, con Mondadori, acquisendo il principale sito francese di auto usate. Con buona pace di chi grida allo scandalo se un editore fa operazioni di questo tipo. Gli editori puri sono mai esistiti? Risposta: di certo non lo erano quelli che hanno fatturato centinaia di milioni di euro vendendo con le riviste cd, dvd, collane, borsette

Daily Mail compra sito italiano di ricerca lavoro

 

M’interessa perché: 1) serve a superare visioni ristrette e bigotte sugli editori di giornali.

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Springer goes to India

Notizia di oggi: l’editore tedesco Springer ha deciso di investire nel mercato dell’Asia centrale e orientale e presto lancerà uno o più brand in India. L’asfittico mercato europeo spinge tutti gli editori che vogliano avere un futuro a tentare la carta della internazionalizzazione. C’è un interessante articolo sulle strategia seguita da un grande gruppo americano, Condé Nast, e sul perché investire all’estero sia particolarmente reditizio. Le redazioni estere sono più piccole quanto a organici, le copie in edicola pesano molto rispetto alla circolazione complessiva di una testata (mentre negli Usa gli abbonamenti sono di molte volte superiori alle vendite al newsstand). I margini rappresentano una percentuale altissima dei ricavi (fino al 40 per cento). Si possono riutilizzare articoli usciti nelle edizioni della stessa testata in altri Paesi. etc etc. Buona lettura.

Condé Nast e il processo di internazionalizzazione

 

M’interessa perché: 1) fa capire come sia necessaria una dimensione internazionale per gli editori di periodici.

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Rodale e Best Life/ Perché i periodici sul lusso hanno futuro

L’editore americano Rodale, che in Italia è presente con la testata Men’s Health, pubblicata in licenza da Mondadori, rilancia Best Life, testata maschile up-market che era stata chiusa alcuni anni fa. Ora ritorna, come per altre pubblicazioni della stessa fascia di lettorato (Condé Nast Usa ha dato altri esempi). Torna perché era un giornale che aveva un lettorato ben definito, e ora paga avere un lettorato definito intorno a una testata dall’identità messa bene a fuoco. Prima era venuta a mancare la pubblicità ma durante la crisi il settore del lusso si è dimostrato anticiclico e le riviste maschili di alta gamma hanno ritrovato un senso nel generale declino dei periodici. Buona lettura.

 

Rodale riporta in edicola Best Life, rivista patinata sul lusso per l’uomo.

 

M’interessa perché: 1) spiega come in questo momento abbiano maggiori chance di sopravvivenza le testate con un lettorato ben definito; 2) spiega l’interesse per i magazine sul lusso; 3) fa capire in quale area i periodici possono ancora avere un futuro.

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Quale deve essere la strategia per i periodici/ Il caso di Time Inc.

Viene presentata la figura del nuovo boss di Time Inc., Laura Lang, una donna, la prima ammessa in una posizione tanto importante in quel bastione di giornalismo machista che è Time Inc., e viene spiegato quali sono le sue priorità.

Possiamo ritrovare in questo articolo del New York Times alcune cose che caratterizzano la vita dei principali editori italiani. Gli Usa non sono più avanti. Innanzitutto con l’arrivo di Laura Lang, nuova nel mondo del giornalismo, strappata alla pubblicità e al digitale, molti si sono chiesti in Time Inc. se il destino di molte testate sia segnato, e se per le altre sia ormai inevitabile addio alla versione cartacea e la completa conversione al digitale. Ma laura Lang spiega che no, al momento il suo obiettivo è un altro. La precedenza viene data alla necessità di rimodellare le properties dei periodici sui bisogni del consumatore digitale, il nuovo consumatore. Al centro della relazione con il lettore/consumatore non c’è più il giornale di carta. C’è una molteplicità di offerta, ritagliata sull’arco del consumo di notizie nella giornata, resa possibile dai nuovi canali di diffusione delle notizie e dei contenuti del brand, a partire dall’edicola dell’Apple App Store. Il problema però è che in questo momento i ricavi dei periodici da pubblicità sono calati drammaticamente e  quelli del digitale, per quanto in rapida crescita, non compensano le perdite. Bisogna muoversi in fretta, conclude un analista sentito dal New York Times.

Interevista di New York Time a Laura Lang di Time Inc.

 

M’interessa perché: 1) fa capire qual è la priorità ora per gli editori di periodici; 2) la priorità è ridefinire le properties intorno al consumatore digitale; 3) questo non significa affatto chiudere testate; 4) i grandi editori italiani non sono in ritardo rispetto agli americani.

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Diffusioni periodici Usa primo semestre 2012

The Audit Bureau of Circulation ha diffuso nel luglio scorso i dati sulla circolazione dei principali periodici americani. Consiglio di guardare le cifre delle copie digitali, raddoppiate rispetto allo stesso periodo del 2011. Sono calate bruscamente le vendite in edicola (quasi del 10 per cento), tengono circolazione e abbonamenti. Noto che Time diffonde con ogni numero 3,276,000 copie mentre Newsweek fa 1,527,156 copie a settimana, tanto per dire che la formula del newsmagazine non sembra del tutto usurata.

Dati diffusioni periodici Usa nel primo semestre del 2012.

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M’interessa perché: 1) dimostra quanto il numero di copie pubblicate sia ancora imponente; 2) corregge l’idea che i newsmagazine siano alla frutta; 3) fa vedere come la copia digitale di un magazine possa dare grandi soddisfazioni a un editore.

Il redattore precisa: 1) anche negli Usa il calo delle vendite in edicola preoccupa, visto che gli abbonamenti, rilevantissimi per copie rispetto all’Italia, sono spesso proposti a prezzi stracciati; 2) nel rapporto di luglio vengono per la prima volta diffusi i dati sulle copie elettroniche; 3) l’incremento nella vendita delle copie digitali, raddoppiate, non è comunque incoraggiante per gli editori: preoccupa l’emoraggia nelle edicole, il newsstand.

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Quando il digital compra la carta/ Il caso di Spin

Spin, bimestrale americano di musica rock (fino a poco tempo fa era un mensile), è stato comprato da BuzzMedia, la più grande società e community di website sulla cultura pop (40 milioni di visitatori unici mensilli). La testata, fondata nel 1985, era in crisi, perdeva copie, pubblicità, un copione che conosciamo, non più drammatico della media. Quel che è interessante, è vedere quali sono gli attori dell’operazione di acquisizione. Colpiscono le parole del Ceo di BuzzMedia, che rovesciano la prospettiva da cui solitamente si guarda al rapporto tra periodici e digitale in Italia. Non è l’editore di periodici a crescere nel digitale ma il digitale che acquisisce la carta e cerca di infonderle un nuovo senso editoriale e commerciale. Ecco cosa dice Tyler Goldman, Ceo di BuzzMedia: «We believe there is a unique role for print and see it as another outlet for people to access content about their passion topics. In the longer term,” he added, “we’re still defining how print fits in from a platform perspective.» «Crediamo che la stampa abbia un ruolo insostituibile e la cosideriamo come uno dei modi in cui le persone accedono ai contenuti che riguardano le loro passioni. Nel lungo termine noi stiamo ancora lavorando al modo in cui la stampa può funzionare dal punto di vista di una piattaforma multimediale». (Notizia e citazione tratti da AdAge MediaNews).

L’editore digitale BuzzMedia compra il bimestrale di musica rock Spin.

M’interessa perché: 1) rovescia il paradigma: l’editoria digitale compra quella cartacea, non viceversa; 2) dà una prospettiva a tante pubblicazioni cartacee di nicchia; 3) trasmette un pizzico di ottimismo.

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Lo stato dell’arte/ Un articolo del New York Times

Tanto per dare un’idea sul punto in cui ci troviamo, leggete questo pezzo del New York Times. Contiene la fotografia di cos’è oggi l’industria dei periodici e riporta riflessioni e paure che tutti noi conosciamo. La notizia di partenza riguarda Newsweek e le difficoltà incontrate dal prestigioso newsmagazine statunitense, per il quale potrebbe presto avvenire la completa conversione al digitale e l’addio al cartaceo.

Ecco come l’autore, David Carr, inizia il pezzo: «Making a weekly newsmagazine has always been a tough racket. It takes a big staff working on punishing deadlines to aggregate the flurry of news, put some learned topspin on it and package it for readers. But that job now belongs to the Web and takes place in real time, not a week later.».

Articolo di The New York Times su Newsweek e l’industria dei periodici.

Mi interessa perché: 1) questo articolo spiega esattamente qual è lo stallo dei periodici; 2) cosa sta succedendo ai newsmagazine come Newsweek; 3) permette, attraverso il confronto con gli Usa, di avere un punto di riferimento per l’Italia: la caduta di diffusioni e pubblicità riguarda tutto il mondo occidentale.

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