Archivio mensile:Maggio 2014

Direttori Si Nasce O Si Diventa?

Direttori di giornali: perché serve fare formazione, individuare i talenti, dare strumenti per guidare le redazioni. Più che mai nel passaggio al digitale

Fioccano le riflessioni sul ruolo dei direttori nei giornali dopo la doppia e contemporanea defenestrazione del direttore del New York Times, Jill Abramson, e di Le Monde, Natalie Nougayrède.

A questo blog non interessa il caso specifico, bensì riprendere alcuni spunti usciti in questi giorni che propongono un taglio diverso dal solito, di cui non si discute mai: cosa fa di un bravo giornalista un bravo direttore.

Riprendo un post di Carl Sessions Stepp, ex reporter e docente di giornalismo all’Università del Maryland, autore di un manuale della professione (tradizione pragmatica anglosassone) intitolato: Editing for Today’s Newroom. E’ uscito nel 1989. Vi si legge:

Too many editors are forced to learn on the job, relying on hunch and guesswork, rather than proper preparation….This tends to produce excellent drill sergeants, but not necessarily the best long-term managers

Troppi direttori sono forzati a imparare sul posto di lavoro, contando sull’intuizione e andando per tentativi, piuttosto che facendo tesoro di un’adeguata preparazione…

Il pezzo è interessante, tutto dalla parte dei direttori e delle sfide che devono affrontare ogni giorno.

Pochi sono venuti su con il sogno di guidare una redazione, la maggior parte non ha una formazione ad hoc.

Ma gestire persone richiede skill diversi da quelli del reporter rompighiaccio.

Da leggere questa citazione:

Most of us are not trained to be executives….One day I looked around and I was metropolitan editor. I had never been in charge of anything except a part-time secretary in Japan and all of a sudden I was in charge of hundreds and hundreds of people

La maggior parte di noi non è stata preparata per fare il manager. Un giorno mi sono guardato intorno e ho scoperto di essere un direttore di prima grandezza. Non avevo mai comandato nessuno tranne una segretaria part-time in Giappone e improvvisamente mi sono trovato alla guida di centinaia e centinaia di persone

Lo ha scritto “A.M.” Rosenthal, storico direttore del New York Times.

 

Futuro dei Periodici

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Giornalisti e Cambiamento Dopo lo Scandalo del New York Times

Le redazioni sono passate attraverso una tempesta. Riduzioni di posti, aumento di lavoro, trasferimento all’esterno di compiti. E c’è l’incertezza del futuro: il pericolo di altri tagli, il passaggio al digitale. In più: la svalutazione di quel che si sa fare. Una situazione da gestire nei giornali

Un problema che serpeggia nei giornali, di cui si è occupato il sito di Nieman Lab.

Probabilmente è il problema numero uno.

Se ne parla perché l’Innovation Report del New York Times denuncia la mancanza di guida nelle redazioni.

Nel post di Nieman Lab leggo:

A significant portion of your newsroom is hiding from you. They’re not openly resisting the push toward “digital first,” or even disagreeing with it. They simply don’t know how to proactively step out of their comfort zone.

Una parte significativa della redazione si nasconde da te. Loro non resistono consapevolmente alla spinta verso la trasformazione digitale (del digital-first) e forse non sono neppure contrari. Essi semplicemente non sanno come venir fuori in modo propositivo dalla loro confort-zone.

Vari i punti toccati da Nieman Lab (invito a leggere il post in inglese). Tra questi, la necessità di riconoscere i meriti di chi rende al massimo, la gestione del cambiamento nell’incertezza, la diversità di genere (nel giornalismo c’è una netta maggioranza maschile).

Infine:

The best way to bring newsroom staff out of hiding is to engage them in a very personal dialogue about how your organization’s needs and priorities mesh with their own performance and career path.

Il modo migliore per evitare che i redattori si “nascondano” è di coinvolgerli in un confronto molto personale sui bisogni e le priorità della vostra organizzazione…

Ecco una trasformazione più profonda del digitale (perché intacca i meccanismi del potere, opachi per natura).

Futuro dei Periodici

 

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Come Dovrebbe Essere Un Giornale Sull’iPad

L’app del quotidiano canadese Ottawa Citizen viene rilasciata ogni giorno alle 18. Per il designer Mario Garcia, coinvolto nel progetto, è uno dei primi esempi di come un giornale deve essere ripensato per l’iPad. Un “textbook” per l’industria

Il dibattito sulle app è acceso, un tema caldo anche per questo blog (flop nei periodici, finora).

Sulla scorta dei dati di vendita prevale lo scetticismo.

Ma quell’inguaribile ottimista di Mario Garcia spiega in dettaglio il progetto dell’Ottawa Citizen.

Spiega i punti di forza, le differenze con altri progetti (fallimentari).

Perché siamo ancora nell’infanzia dei giornali per tablet.

L’Ottawa Citizen non è il quotidiano di carta riformattato. Approfondisce notizie già uscite con lanci su smartphone, ma permette di vedere gli aggiornamenti.

Dà al lettore l’ingrediente grezzo e il piatto cotto a puntino.

E’ multisensoriale: un po’ di audio, di narrazione, di musica, di video ovviamente. E poi foto e testo.

Futuro dei Periodici

 

 

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Trend Of The Week: Perché Tutti Gli Editori Vanno In India

La domanda rimbalza tra i siti americani che seguono l’evoluzione del giornalismo nell’era della big disruption. Una curiosità esotica per il mondo chiuso dei giornali italiani? Non molto, visto che espansione internazionale e power brand sono parole d’ordine anche da noi

 

Segnalo tre articoli che hanno analizzato il fenomeno della corsa verso l’India di tante testate tradizionali e digital first internazionali.

1) Themediabriefing.com pubblica: 4 grafici che mostrano perché gli editori lanciano giornali in India. I media sono Quartz, Business Insider India e BuzzFeed India.

Risposta: lanciano giornali in India perché questo sterminato Paese ha 125 milioni di abitanti che parlano perfettamente l’Inglese, perché l’uso e la penetrazione di Internet stanno crescendo, così come la classe media indiana.

2) Nieman Journalism Lab scrive: Perché tutti stanno lanciando siti in India. Si ricorda che gli editori britannici hanno scelto di espandersi in Australia (The Guardian), gli americani in India, con un presidio anche di The New York Times (India Ink) e The Wall Street Journal (Mint).

E l’Italia? Gli editori italiani talvolta investono in India (vedi Editoriale Domus e Mondadori).

Perché è importante creare power brand, testate presenti in decine di Paesi, quelle ricche, emergenti, booming. Anche allo scopo di creare piattaforme per l’e-commerce e raccogliere pubblicità di marchi globali.

Come fa vede la mappa interattivacreataalcunesettimane fa daFuturo deiPeriodici suilanci dirivisteinternazionali tra 2013 e 2014.

Mappa Lanci Periodici nel Mondo 2013-2014

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Storytelling della settimana: The Case For Reparations (The Atlantic)

La storia multimediale della settimana è “The case for reparations” dell’Atlantic. Racconta come l’eredità dello schiavismo e della segregazione razziale siano ancora presenti nella società americana. Il video di lancio è stato visto 20.000 volte su YouTube

Multimediale, con vari capitoli, un testo di 16.000 battute, video, foto d’epoca, strumenti grafici per ripercorrere la storia, mappe interattive. L’autore, Ta-Nehisi ha lavorato due anni per le interviste e la documentazione.

E il giornale ha fatto promozione senza precedenti della storia, con interviste su altri media, trailer e video, martellamento sul sito web della testata.

Ta-Nehisi
Ta-Nehisi
Ta-Nehisi

Qui il link alla storia sull’Atlatic, sotto il trailer per You Tube.

The case for reparations

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La Pubblicità Sulla Copertina Di Time

Time mette la pubblicità in copertina: è la prima volta in  91 anni di storia. Succede alla vigilia dello scorporo dei periodici dalle altre attività di Time Warner. Non viene rispettata una linea guida condivisa da tutta l’industria sulla distinzione tra contenuti giornalistici e promozionali. Ma l’editore dice che questo è solo un piccolo cambiamento rispetto ai rivolgimenti nel mondo dell’informazione

La pubblicità di Verizon Wireless compare in basso a sinistra sulla copertina di Time e su un altro titolo della casa, Sports Illustrated, riferisce il sito della rivista Adage.

Il fatto che questo avvenga nella principale case editrice di periodici negli Usa spinge a pensare che presto altri seguiranno l’esempio. Un fatto che suscita preoccupazione e sconcerto. Time annuncia di voler ripetere l’operazione anche nella pagina del sommario, altro luogo finora considerato inviolabile nella distinzione tra giornalismo e pubblicità.

Time

Casi simili si son verificati raramente in passato. Qualche volta anche in Italia.

Spiega Time Inc.

We want to be entrepreneurial. We want to be creative. We want to do things that make sense for all of our stakeholders, including readers, viewers in digital space, advertisers and others.

Vogliamo essere imprenditoriali. Vogliamo fare cose che abbiano senso per gli azionisti, i lettori, gli utenti nel digitale, gli inserzionisti.

La pubblicità in copertina fa parte di un pacchetto, offerto solo ai maggiori inserzionisti di Time, che comprende anche una pagina di pubblicità dentro il giornale.

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Copia, Aggiungi, Trasforma: 3 Approcci Al Giornalismo Digitale

Sull’onda dell’Innovation Report del New York Times, documento riservato diventato di pubblico dominio, fioriscono ragionamenti su come i giornali devono condurre la transizione al digitale. Journalism.co.uk spiega che finora si sono viste tre strade: additiva, conservativa, trasformativa. I risultati sono diseguali

 

Additiva: significa che il prodotto di carta viene riproposto sul sito web, nella app per tablet, sullo smartphone con arricchimenti multimediali. Dal video all’infografica, dall’animazione alla timeline… Il vantato digital-first è solo una facciata.

Conservativa: è il mantra della “copia replica”. Sì, riproporre il giornale cartaceo tale e quale nel digitale è una tattica finora perdente. Le copie replica per app raccolgono appena il 3% dei lettori negli Stati Uniti. In Italia questa versione viene … regalata in abbonamento. Il limite: non dai al lettore un’esperienza di lettura nuova e stimolante.

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Wired Ha Creato Lo Snow Fall Della Pubblicità Digitale

Wired Usa ha realizzato un racconto multimediale sponsorizzato per il provider di video in streaming Netflix: Tv Got Better descrive la nuova età dell’oro della televisione. E’ un esempio di evoluzione del native advertising, la pubblicità su misura per gli ambienti giornalistici digitali

Un antropologo è stato consultato da Wired per la creazione di un racconto su come è cambiato il nostro modo di guardare la televisione. I contenuti multimediali (testo, infografiche, video) sono rifiniti e ricchi di informazioni, tanto da spingere la rivista Adage a definire Tv Got Better un equivalente nella pubblicità di Snow Fall, il pluripremiato prodotto giornalistico digitale.

Colpiscono queste caratteristiche:

1)  La pubblicità nativa, pensata per mimetizzarsi con i contenuti editoriali (in questo caso è bene evidenziata l’etichetta: “sponsor content”), può essere interessante quanto un prodotto giornalistico.

2) Tv Got Better è stato realizzato all’interno di Condé Nast, l’editore di Wired: è un prodotto in-house, elemento non secondario quando bisogna garantire una perfetta integrazione con i contenuti giornalistici.

3) L’investimento di risorse nel racconto multimediale è stato rilevante.

4) Wired si prepara a promuovere questa pubblicità sui social media e sulle property digitali della casa. Vale la pena di ricordare che circa un anno fa Condé Nast ha creato una divisione interna, Amplifi, dedicata allo sviluppo di contenuti nativi per i brand associati all’editore. Per Amplifi lavorano scrittori, registi e, nel caso di Tv Got Better, un antropologo.

5) E’ un passo avanti nella strategia di sviluppo nel digitale che vede Condé Nast, e Wired in particolare, in prima fila tra gli editori di periodici. Wired fa il 50% dei ricavi pubblicitari con il digitale, di questi circa il 30% ha una componente nativa.

 

Tv Got Better

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Riflessioni sull’Innovation Report del New York Times

L’Innovation report è uno studio riservato di 96 pagine sull’innovazione digitale al New York Times inviato la scorsa settimana ai top executive del quotidiano. E finito nelle mani e pubblicato dal sito BuzzFeed. Contiene critiche all’organizzazione giornalistica centrata sulla carta. E offre spunti di riflessioni validi per qualsiasi quotidiano e periodico

La domanda fondamentale, contenuta in modo implicito nel rapporto, a cui tutti gli editori devono rispondere, anche in Italia, è questa: come è possibile accantonare la carta, dedicare meno risorse, tempo, attenzione, investimenti alla versione ancora oggi più amata, letta, diffusa, pagata del giornale per riversare tutto ciò su prodotti digitali ancora tutti da sviluppare? Affronta a fondo la questione Vox.com in questo pezzo, che contiene il link diretto a scribd per la lettura dell’intero report del New York Times (di Vox.com si è parlato in questo post di Futuro dei periodici).

Ecco una delle charts di Vox che illustrano il dilemma del prigioniero, il paradosso che può condannare a morte i giornali:

fa vedere come oltre tre quarti dei ricavi del quotidiano Usa provengano ancora oggi dalla carta.

Siamochiamati a difendere con il sangue e finoall’ultimouomo un fortino che (losappiamogià) dovremoabbandonareall’alba :-).

 

times_revenue

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Mappa Interattiva: Le App Dei Giornali Hanno Un Futuro?

Le applicazioni dei giornali e dei periodici hanno futuro? Se lo chiedono alcuni dei designer ed esperti di magazine più conosciuti. Perché le app sono state un flop? Cosa non piace ai lettori? Quali le migliori? Come cambierà la situazione entro un anno?La risposta su Mattermap

Il confronto a 5 voci è avvenuto sul blog di Robert Newman, designer di Reader’s Digest e, in passato, di Entertainment Weekly, New York, Vibe… e consulente per O, the Oprah magazine.

Partecipano 5 superesperti di giornali, media digitali e design.

Ho realizzato una sintesi con l’applicazione olandese Mattermap (utilizzata anche da CNN): intorno a ogni domanda compaiono le risposte dei 5 esperti. Cliccando su ciascuna, potete leggere per intero la citazione. Ma la tavola rotonda virtuale va letta, e gustata, nel sito di Mr Robert Newman.

Per vedere la mappa interattiva è necessario cliccare sul titolo con link (non sull’immagine), WordPress non consente l’embed.

Mappa interattiva: le app dei periodici hanno un futuro?

Mattermap: app dei periodici

 

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Come cambia la lettura dei giornali: NRC Q in Olanda

Cambia la lettura dei giornali. Notizie brevi la mattina, aggiornamenti nel pomeriggio, pezzi lunghi la sera. E i social media. Come mostra un video

Un’idea su come cambia la lettura dei giornali è nel video promozionale dell’olandese NRC Q, un quotidiano economico che ha sviluppato un’offerta di informazione per smartphone, tablet, pc.

Risponde ai bisogni di un pubblico indaffarato, benestante, sempre connesso.

 

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Il Ritardo Dei Mensili Nel Digitale

Le copie digitali dei mensili italiani crescono lentamente. Le diffusioni a volte addirittura arretrano. Seguendo le logiche della promozione degli abbonamenti. Perché a guidare il processo è ancora la carta

Ho riassunto in una tabella gli ultimi cinque mesi di diffusioni digitali dei mensili italiani. Naturalmente molte altre testate propongono abbonamenti e singole copie digitali: ho scelto tra quelli a tiratura più alta. La fonte è Ads.

Diffusioni digitali dei mensili italiani 2013-2014 (andare al link per vedere la tabella interattiva).

Copie digitali dei mensili italiani

Analogamente a quel che si diceva ieri per le copie digitali dei settimanali, c’è un ritardo. Talmente evidente da assomigliare a un flop, come si sostiene negli Stati Uniti, quando si parla dello stesso fenomeno.

La colpa, però, non è di una scarsa propensione degli italiani a comprare tablet. Uno studio internazionale, uscito oltre un anno e mezzo fa, faceva vedere come gli italiani siano tra le nazioni più interessate all’iPad e ai tablet.

La crisi ha congelato la diffusione di questo device mobile, la prima scelta cade sullo smartphone e l’appuntamento con i giornali digitali è al momento rinviato.

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Il Flop Dei Periodici Sul Tablet

I periodici non decollano su tablet. Si vendono poche copie. E nei mesi non c’è stata una vera crescita. La caccia alle cause è aperta

Basta guardare le tabelle sulle copie digitali vendute per capire che i settimanali italiani non hanno un pubblico su tablet. Ho realizzato il grafico qui sotto caricando i dati di Ads degli ultimi 6 mesi riguardanti i 10 settimanali con la diffusione più consistente.

Copie digitali dei settimanali italiani.

Copie digitali settimanali ottobre 2013-marzo 2014

 

Le copie vendute non aumentano e in qualche caso c’è una flessione. Presumibilmente voluta o non contrastata dagli editori stessi.

Si può andare oltre.

Questi giornali non sono venduti a prezzo pieno, ma vengono offerti con piccolo sovrapprezzo insieme all’abbonamento per la carta. Molto spesso i lettori non usano la versione digitale. Più in generale, si tratta di un’operazione in parte di marketing e in parte di prospettiva, in attesa di momenti più propizi.

Come spiegare un risultato così deludente dopo le tante speranze suscitate un anno fa dall’incremento di vendite dei tablet?

C’è chi ricorda che nella maggior parte dei casi le copie digitali sono l’esatta replica del giornale di carta. E’ questa la condizione perché la copia venduta venga conteggiata e sommata da Ads alle diffusioni di un giornale. Ma è anche il motivo per cui i lettori non mostrano alcun entusiasmo per questi prodotti.

C’è poi la difficoltà nel far decollare il design dei giornali su tablet per mille ragioni produttive. Non ultima la mancanza di risorse nelle case editrici. E la necessità di concentrarle sulla carta, da cui ancora proviene il 90% dei ricavi. Un paradosso pericoloso.

 

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Lo Spin-Off Dei Periodici di Time Inc

Va seguita la traiettoria del principale editore di periodici negli Usa. Time Inc pubblica 95 testate. E il 6 giugno questa divisione del Gruppo Time si separerà, farà uno spin-off dalle altre attività (tv e cinema). Per correre da sola in Borsa. Una manovra difensiva

Seguo da tempo la parabola di Time perché è uno specchio per capire quel che accade in Italia (mutatis mutandis). La preannunciata separazione è stata messa in calendario: la casa editrice di Time, con i suoi 95 giornali (23 negli Usa), si separerà il prossimo 6 giugno dalle altre attività del gigante dei media, Time Warner.

Un cambiamento epocale. Una rivoluzione che getta luce sulla nuova condizione della carta stampata periodica.

La scelta, secondo Usa Today, è stata fatta per evitare che il declino della carta stampata possa trascinare verso il basso il valore di una società che si occupa di entertainment, cinema, televisione. Attività, queste, che garantiscono margini di guadagno superiori e prospettive di crescita o tenuta. Mentre sul futuro dei periodici pendono mille incognite. E di sicuro c’è la sfida del passaggio a un mondo dei media in cui il digitale impone una ridefinizione del business.

In Time Inc si giustifica l’operazione dicendo che essa garantirà una maggiore flessibilità nel gestire la crisi e la capacità di focalizzarsi meglio sul business.

Ricapitolando le vicende della società.

In febbraio sono stati annunciati 500 licenziamenti nel settore dei periodici di Time.

Poco più di un anno fa è finito in un nulla di fatto il tentativo di vendere una parte delle riviste della casa a Meredith, editore di femminili e giornali di cucina e di servizio ora in grande evoluzione e di successo.

Time ha chiuso il primo trimestre con fatturato in crescita dell’1%, ma solo grazie all’acquisizione di alcune testate non presenti un anno fa nel portafoglio. La raccolta pubblicitaria è rimasta piatta.

Le perdite operative sono passate da 9 milioni di dollari a 120 milioni di dollari.

La società spiega in questo modo lo spin-off del 6 giugno:

We are exposed to risks associated with the current challenging conditions in the magazine publishing industry. We have experienced declines in our print advertising revenues due to both shifts by advertisers from print to digital and weak domestic and global economic conditions, which have also adversely affected our circulation revenues.

Siamo esposti ai rischi associati con la difficile congiuntura del mercato dei periodici. Abbiamo registrato un calo nei ricavi pubblicitari dei giornali dovuti sia al passaggio della pubblicità dalla carta al digitale sia alla crisi economica nazionale e globale, che ha intaccato i ricavi dalle diffusioni.

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Giornalismo Digitale: Il Racconto di Due Scuole

Semplice ed efficace: è Tale of two schools del New York Times. La multimedialità sfrutta la forza delle immagini e del racconto, senza inutili orpelli. Senza tecnologia fine a se stessa. Un’idea da copiare, tutti noi possiamo farlo

Il Racconto di due scuole mette a confronto le storie degli studenti di due importanti istituti di New York. Scuole diversissime per retta da pagare, reddito delle famiglie che iscrivono i figli, per qualità e sicurezza dell’ambiente urbano che le circonda.

Si tratta della University Heights, nel South Bronx, e di Fieldstone, dove l’iscrizione costa 40 mila dollari all’anno e i ragazzi sono spesso figli di star dello spettacolo e di imprenditori.

La storia è una raccolta di interviste, fatte a due a due, uno studente del Bronx e uno studente benestante appaiati. Testo e foto. Essenziale. E digitale.

Racconto di due scuole.

Il Racconto di due scuole - The New York TimesIl racconto di due scuole

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Mappa Interattiva Dei Lanci Di Magazine Nel Mondo 2013-2014

L’ultimo anno ha visto una raffica di lanci di testate in paesi di ogni continente: Germania, Olanda, Spagna, Stati Uniti, Messico, Repubblica Domenicana, Myanmar, India, Medio Oriente, Filippine, Australia… Un percorso da seguire attraverso una mappa interattiva. Per capire la strategia di internazionalizzazione dei grandi editori globali

 

Questa è la mappa interattiva sui principali lanci di magazine in paesi di ogni parte del mondo nel periodo aprile 2013-aprile 2014. Ecco un’immagine statica: per accedere al programma dovete andare al link. E’ stata realizzata utilizzando un programma di Knightlab, e le informazioni fornite da Fipp sul mondo dei periodici.

Mappa Lanci Periodici nel Mondo 2013-2014

Una selezione, ovviamente, perché le iniziative degli editori sono state numerose.

Vediamo come prosegue la strategia dell’internazionalizzazione per editori di tutto il mondo: americani, tedeschi, italiani. Hearst, Burda, Bauer Media, Mondadori, Rodale, Gruner + Jahr…

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La Stampa Va Giù, I Media Vanno Su (Il Rilancio Dei Periodici In Francia)

Tutti a dire che la stampa è in crisi. Ma pochi marchi scompaiono dalle edicole. I giornali molto più spesso passano di mano. E c’è chi ha progetti di rilancio. Come in Francia

Alcune delle 10 riviste messe in vendita mesi fa dal (l’ex?) grande editore Lagardère son state comprate da Reworld Media, società finanziata da tre fondi d’investimento, uno dei quali asiatico. Brutto segnale? Non si direbbe, ad ascoltare le parole di Pascal Chevalier, presidente del gruppo, intervistato da Le Figaro.

Chevalier annuncia l’acquisizione di questi giornali: Be, Maison & Travaux, Mon jardin ma maison , Le Journal de la maison, Campagne décoration, Pariscope, Auto Moto e Union.

In passato, si spiega, ha ridato smalto ad altri acquisti: Marie France e Gourmand.

L’editore racconta che:

1) vuole creare un grande gruppo media da 300 milioni di euro entro il 2016. Oggi siamo a 80 grazie ai nuovi giornali. Per la serie: piccoli editori crescono, come in Italia.

2) la stampa ha ancora potenzialità e la forza risiede nei brand: è più facile rilanciare un marchio esistente che farne nascere uno nuovo. E si fa l’esempio di Marie France. Un titolo affermato ma con un pubblico che invecchia e non va su internet. Per cui l’operazione intrapresa dall’editore consiste nel fare un’estensione del brand andando nel web, lanciando applicazioni, facendo eventi con al centro il brand. Risultato: il vecchio lettorato è rimasto ma è raddoppiato con nuovi utenti, più giovani, attratti dal digitale. Il marchio diventa occasione di e-commerce e sono nati negozi in varie città francesi che lo valorizzano.

3) ma gli editori, per aver successo, devono muoversi rapidamente, riposizionare i brand e rilanciare, innanzitutto, la carta (da cui continuerà ad arrivare metà dei ricavi).

Un’intervista da leggere per intero sul sito di Le Figaro.
Futuro dei Periodici

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