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Il Libro Bianco Dei Periodici 2014

Transizione al digitale dei periodici: le previsioni per i prossimi 5 anni, le aspettative degli editori, le richieste dei lettori, la reinvenzione dei giornali, le incognite. Tutto contenuto nel libro bianco della Magazine Industry 2014 di Yudu

Yudu è una società service provider per la produzione di contenuti arricchiti e interattivi per giornali e aziende (tra i clienti: Reader’s Digest, IPC Media, Emap, Time Out London) che ha appena pubblicato un whitepaper, un libro bianco intitolato Magazine Industry 2014.

Attraverso una serie di interviste a rappresentanti del mondo dei magazine, il whitepaper aiuta a chiarirsi le idee sull’industria dei periodici travolta dalla crisi, sulle prospettive più realistiche per l’immediato futuro, sullo sviluppo del digitale nei giornali. Il documento è anche l’occasione per mettere a fuoco i cambiamenti dell’ultimo quinquennio.

Faccio una sintesi per punti.

– L’arrivo del tablet aveva inizialmente fatto pensare che il nuovo device sarebbe stata la panacea dei mali dell’editoria periodica.

-Dopo 4 anni si è capito che il futuro più vicino non sarà dominato da magazine digitali ma da un mondo ibrido dove digitale e carta stampata convivono. Anche come fonti di ricavo. Per quanto? Almeno per 5 anni.

– Il digitale si potrà affermare solo a condizione che ci siano miglioramenti nell’hardware e un ripensamento dei contenuti su misura di tablet.

– Il digitale nei periodici cresce più lentamente che nei libri.

– Tuttavia, le copie digitali sono cresciute notevolmente: solo nella seconda metà del 2013 si è registrato un + 36%.

– L’edizione per tablet del giornale viene lanciata per due ragioni: catturare un nuovo pubblico di giovani e avanzare nell’e-commerce.

– Al momento, gli editori desiderano sviluppare i prodotti digitali ma senza penalizzare ulteriormente le edizioni cartacee.

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2/Perché Non si Fanno Giornali per Tablet – Magazine World di Fipp

Il Punto: i giornalisti si lamentano perché gli editori sono lenti nello sviluppare il digitale di periodici e quotidiani. Sembra incredibile che nessuno faccia un’edizione per tablet delle principali testate. E che ci si accontenti di copie da sfogliare in Pdf. Ma come sempre la verità scaturisce al punto d’incontro tra creatività e convenienza economica

Già, la convenienza economica. Ma anche l’interesse dei lettori per i prodotti offerti. Ci penso sfogliando un articolo uscito su Magazine World, il giornale della Associazione mondiale degli editori di periodici (Fipp), un pezzo in cui intervengono editori di tutto il mondo, intitolato The Facts of Digital Life. Si parla di edizioni per tablet dei giornali.

Perché pochi editori sviluppano solo per pochi giornali edizioni per tablet? Edizioni arricchite con video, interattività, gallerie fotografiche, grafica, tabelle interattive, giochi?

Vado a pagina 25 dell’articolo, al paragrafo Innovators and advertisers: innovatori e pubblicità.

Si dice che:

1) Alcune riviste difficilmente svilupperanno edizioni per tablet, altre, invece, possono trarre vantaggio dalla interattività.

2) Ci sono editori che arricchiscono i giornali quando ritengono che questo possa portare a un reale vantaggio.

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Periodici: il dialogo tra versione per tablet e sito web delle riviste

Un’intervista. Al guru dell’editoria digitale. Parla Lewis DVorkin, capo dei contenuti di Forbes. Si discute delle applicazioni per tablet dei periodici. E del dialogo tra queste e il sito della testata. Una catena di trasmissione che moltiplica il coinvolgimento del lettore. La circolazione dei contenuti.

Riporto uno stralcio di un’intervista a DVorkin, vecchia conoscenza di questo blog, personaggio controverso (“informazione e pubblicità devono essere sullo stesso piano, avere pari dignità nei giornali”) ma stimolante.

Gli chiedono quale sia l’importanza del tablet per i periodici.

Ci sono varie ragioni per cui le riviste possono ricevere vantaggi dalle applicazioni per iPad e tablet.

La prima è la pubblicità. Qualsiasi azienda vuole che la sua pubblicità sia bella. Sui periodici le inserzioni sono valorizzate più che altrove per qualità della carta, della stampa, il formato grande. Ma sul tablet è ancora meglio. E in più c’è, ci può essere l’interattività.

Si parla dell’app di Forbes per tablet lanciata in gennaio. Non è una semplice copia del giornale ma una finestra sui contenuti del sito, aggiornati ogni giorno. E una finestra sulla parte social (condivisione, commenti, dialogo su Facebook, Twitter etc).

L’app per tablet è stata presentata dopo un gran lavoro sullo sviluppo del sito. Esempio. Quando è stato pubblicato il numero di Forbes sugli uomini più ricchi del mondo, l’applicazione per tablet aveva 1.900 link all’«underlying content on Forbes.com, both real-time and archival», 1.900 link al sito web sottostante, sia ai contenuti aggiornati di continuo sia agli archivi.

Insomma, il tablet è la superficie, il sito è la montagna nascosta. Bella immagine. Non ci avevo mai pensato. Mi fa capire qualcosa di nuovo.

Il Punto: come i periodici siano diventati realtà multipiattaforma, con espressioni diverse ma integrate.

Netnewscheck: il rapporto tra sito e tablet nei periodici.

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Ma voi la fareste una versione per iPad delle riviste italiane? – Diffusioni digitali marzo 2013

Poche copie digitali vendute nel marzo 2013 per i periodici italiani. Meno di quel che sembra, se considerate che Io Donna e D – La Repubblica delle donne sono trainate dai quotidiani cui vengono allegate per un piccolo sovrapprezzo. E allora domandiamoci: ma voi la fareste un’edizione per iPad delle riviste italiane? Una versione appositamente disegnata per il tablet, con un’intera redazione grafica dedicata all’impresa? Calcolato a spanne il rapporto tra costo e copie vendute, direi che è meglio lasciar perdere, per il momento.

Questo il link alla tabella sulle diffusioni digitali.

http://www.primaonline.it/wp-content/plugins/Flutter/files_flutter/1368092779Classifica_Ads_sett_marzo13.xls

Prima comunicazione: copie digitali dei periodici italiani nel marzo 2013.
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«Come i periodici digitali hanno ucciso i blog»

Partendo dalla notizia di alcuni cambiamenti in Google (l’eliminazione dell’RSS Reader) un blog americano, io9, spiega come le versioni digitali dei giornali periodici stiano uccidendo un modo di leggere le notizie che sembrava essersi affermato con internet. E come vi sia un ritorno al modo tradizionale di accedere ai contenuti informativi: comprare e sfogliare particolari “contenitori” noti a tutti con il nome di: giornali.

Le considerazioni contenute nel post «Magazines have finally killed blogs – but in a way you never expected», «I periodici hanno ucciso i blog ma in un modo che non vi sareste aspettati», s’inseriscono con naturalezza nelle riflessioni di questo sito sulle carattersitiche che rendono i periodici unici, e le arricchiscono.

Lo spunto è la notizia che Google ha eliminato l’RSS Reader, uno strumento che potete vedere anche nella parte bassa di questa pagina, e in quasi tutti i siti web, un servizio che consente di ricevere nelle proprie e-mail una sintesi delle notizie e dei post usciti in uno o più siti e blog. E’ come un bollettino che viene inviato a casa vostra.

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Compleanno digitale per il Financial Times

Autorevole, britannico, uno dei giornali più antichi, il Financial Times festeggia oggi i 125 anni sotto il segno del digitale.

La storia di questo quotidiano va approfondita. Leggete l’articolo del New York Times (riportato in link alla fine di questo post).

Le copie in edicola stanno calando vertiginosamente, la pubblicità fa acqua, ma le copie digitali sono in rapida crescita e questo, nonostante i tagli al numero dei giornalisti, ha garantito la sopravvivenza della testata. Come altri quotidiani, per il FT si può dire che è al tempo stesso un prodotto di successo, grazie al digitale, e un giornale che può essere venduto in qualsiasi momento, a causa del suo precario equilibrio (la pubblicità non va).

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Copie digitali dei periodici vendute negli Usa

Sono usciti i dati sulle copie digitali dei periodici americani. Li ha diffusi l’Alliance for Audited Media (equivalente della nostra Ads).

Il 65 per cento dei giornali ha una replica digitale, ma queste edizioni equivalgono ad appena il 2,4 per cento delle copie vendute, circa 7,9 milioni di copie.

 

Pochissimo.

In compenso alcuni titoli hanno registrato una crescita fortissima. Ecco i 25 più venduti.

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Periodici che hanno successo sul tablet

Quali periodici hanno successo sul tablet.

È uno dei temi che più mi appassionano: la possibilità di adattare i periodici al tablet. O la creazione di nuovi prodotti pensati per la lettura nel digitale.

Perché i giornali di carta sono in declino e nulla sembra indicare non dico un’inversione di tendenza ma un rallentamento della caduta. E i media digitali, che stanno rubando lettori alla carta, sono l’unica via di fuga.

Riprendo un pezzo uscito su Techvibes. Riguarda il Canada.

L’autore introduce l’argomento ricordando che l’orizzonte è grigio anche per i giornali concepiti per il tablet. The Daily, creatura di Rupert Murdoch, ha chiuso dopo neppure due anni di vita. Lo stesso Huffington Post, sito di successo, non è riuscito a decollare quando si è tentato di farne un magazine da scaricare a pagamento, ed è presto tornato a essere un prodotto gratuito.

Ma Techvibes spiega che in Canada lo scenario è più promettente. Le pubblicazioni per tablet stanno andando “ragionevolmente” bene.
I periodici, infatti, rappresentano la seconda categoria di app più acquistate dai possessori di iPad. Nella classifica delle 100 applicazioni più vendute nell’Apple Store ci sono dieci giornali. Tra le 200 app più vendute, il 15% è costituito da giornali. Di questi, il 77% sono periodici, il 20% quotidiani.
Ma di quali giornali parliamo? Il 30% sono femminili. Il 27% giornali di attualità. Il 13% riguarda l’intrattenimento. Il 10% cucina e viaggi.
Val la pena di guardare le slide di Techvibes.
Il punto: se i periodici hanno un futuro sul tablet. E quale tipo di periodici.

Chi lo dice: «Techvibes is Canada’s leading technology media property. Originally founded in 2002, Techvibes is dedicated to covering social, mobile, and startup news that impacts Canadians».

techvibes
 app di periodici
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I limiti delle app dei periodici

In questo pezzo di Techvibes si spiega perché la maggior parte degli editori di periodici crea copie digitali che sono l’esatta replica del giornale di carta.

Senza multimedialità, a basso tasso di interattività, con pochi elementi aggiuntivi, come i video.

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Wired (Usa) sposa la filosofia del digital first

Wired Usa, mensile su tecnologia e internet, sta sviluppando una strategia editoriale che mette al primo posto il digitale. Il tentativo, attraverso le nuove piattaforme e la carta, è di dare al lettore contenuti diversificati e sempre aggiornati.

Questo di Ad Week è un pezzo che mostra come possono cambiare le strategie di pubblicazione di un pezzo quando un editore possiede piattaforme e tecnologie diverse per diffondere i contenuti giornalistici. Si capisce anche che diventa rilevante scegliere dove fare uscire prima un articolo. Web, edizione per tablet, facebook o giornale di carta? È come suonare sulla tastiera di un pianoforte.

In passato gli editori di periodici hanno pubblicato su carta. Poi, magari dopo aver ritirato dalle edicole i giornali, facevano uscire il pezzo sul sito. Fruizione gratuita. Ma da qualche tempo c’è la possibilità di dare al lettore una copia digitale del giornale, che è la replica della carta. Ma si possono fare scelte diverse, come ha deciso Wired, mensile di tecnologia e stile di vita digitale di Condé Nast, nella edizione americana.

Nel caso preso a esempio da Ad Week, Wired vuole raccontare la presentazione di un nuovo strumento messo a punto da Facebook per i suoi social utenti, un nuovo elemento per la ricerca degli amici chiamato Graph Search, su cui è stato sollevato il velo in un evento promozionale.

Anziché attendere un mese per dare ai propri lettori un articolo sul giornale in edicola, Wired ha fatto uscire il pezzo sul sito del giornale non appena si è concluso l’evento organizzato da Facebook. Una versione interamente concepita per il digitale dell’articolo sarà inoltre presente nel numero di febbraio della edizione per tablet del giornale, che uscirà martedì 22 Febbraio, inaugurando un nuovo calendario di pubblicazione che vede Wired per tablet rilasciato con cinque giorni di anticipo rispetto all’edicola. L’articolo non sarà invece contenuto nel giornale di carta.

Questa nuova strategia editoriale – rilasciare articoli legati all’attualità sulle piattaforme digitali, piuttosto che dare la precedenza alla carta – è portata avanti dal nuovo direttore di Wired, Scott Dadich. Il quale non è preoccupato dal pensiero di non fare uscire certi articoli nel giornale per l’edicola.

«We’re really focused on delivering more content wherever we’re able to, and when there is a physical limitation (perché il giornale è appena stato stampato) we think digital presents a value proposition for our readers».

«Siamo interessati a fornire più contenuti ovunque sia possibile e se c’è una limitazione fisica, perché siamo in ritardo con la carta, pensiamo che il digitale sia una creazione di valore per il lettore».

Non preoccupa neppure che l’edizione per tablet esca con cinque giorni di anticipo e danneggi la carta: semplicemente si dà di più ai lettori che, attraverso la sottoscrizione di un abbonamento digitale, si dimostrano più impegnati e fedeli al giornale».

  «This is really about giving more value to the readers who commit to us in the form of a subscription».

Il direttore di Wired vuole insistere in questa direzione, conservare la filosofia del digital-first, anche quando si tratta di pubblicare articoli “stand-alone”, acquistabili separatamente, come se fossero degli e-book; o quando si aggiorna una storia nell’edizione per tablet dopo che è stata rilasciata (avvisando i lettori con l’invio di un messaggio).

Il punto: come i periodici possono continuare a fare approfondimento senza essere “bruciati” dalla velocità dell’informazione digitale.

adweek: Wired sposa la linea digital first

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Qual è il tablet che fa per voi, lettori di giornali

In questo utile articolo del New York Times, un pezzo di servizio sulla scelta del tablet, c’è un paragrafo dedicato a chi usa questo apparecchio (un device mobile) per leggere giornali e periodici. Si spiega che la maggior parte delle testate ha versioni digitali che sono l’esatta copia del prodotto di carta. È dunque impossibile leggerli con agio senza usare in continuazione lo zoom.

Quindi il consiglio è di comprare un tablet con lo schermo grande. L’eccezione è data da Condé Nast che ha ridisegnato le edizioni digitali delle proprie riviste, come GQ e Traveler, in modo da avere, sulle pagine da scorrere, testi con caratteri più grandi.

New York Times: quale tablet comprare

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L’offerta digitale di Economist

Economist vende 1 milione e mezzo di copie. Ma prevede un calo delle diffusioni. Cresce dunque l’attenzione all’offerta digitale della testata. Che oggi conta 150 mila abbonati digital-only.

Parla il direttore del digitale di Economist, Tom Standage, per il quale il calo delle diffusioni cartacee del giornale, circa un milione e mezzo di copie, è inevitabile. Va messa in conto e anticipata con mosse di sviluppo nel digitale.

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Dal digitale metà della pubblicità raccolta da Wired (Usa)

La pubblicità raccolta sul digitale da Wired è il 50% del totale. In tutto il 2012 la media è stata del 45%. Un segnale incoraggiante per gli editori che guardano ai siti delle testate e alle edizioni per tablet come una fonte per bilanciare le perdite sulla carta.

La notizia è uscita ieri su Advertising Age (l’articolo è riportato in link alla fine di questo post) ed è contornata da altri dati importanti per portare avanti una riflessione sulla transizione al digitale nei periodici. Dunque Wired raccoglie metà della pubblicità sul digitale negli ultimi tre mesi del 2012, la media dell’anno è stata 45%. Era solo il 10% nel 2006.

Altri dettagli interessantissimi. Il 90% della pubblicità digitale è sul sito di Wired e dal tablet proviene solo una piccola quota. Troppo presto. E le pagine di pubblicità sul giornale di carta sono diminuite del 5,7% nel 2012. Ma Condé Nast precisa che la crescita nel digitale non deriva dal calo sulla carta, non è una illusione contabile.

Allargando il campo, Ad Age riferisce che The Atlantic, testata di cui si è parlato in Futuro dei Periodici per la coraggiosa scelta nel digitale, ha fatto meglio di Wired, arrivando al 59% della raccolta pubblicitaria sul digitale. Ma quest’ultimo, magazine del gigante dell’editoria Condé Nast, ha numeri più grandi dell’Atlantic, con diffusioni da 800 mila copie e 885 pagine complessive di pubblicità, contro le 450 mila copie e 463 pagine dell’Atlantic.

Howard Mittman, VP-publisher di WiredMittman, usa una metafora eloquente e raccapricciante insieme: «Possedere un giornale di carta non significa necessariamente che ci sia un peso analogico legato intorno al tuo collo tecnologico». Un quadro più ampio è stato tracciato nel pubblicato oggi su Futuro dei Periodici.

Advertising Age: metà pubblicità Wired è digitale.

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The Daily chiude: dal 15 dicembre stop al quotidiano digitale di Murdoch

The Daily chiude. Ora ci chiederemo come interpretare questa decisione di News Corp, il gigante dell’editoria di proprietà di Rupert Murdoch.

E’ l’ennesimo fallimento nella ricerca di un modello di business per i giornali nel digitale? Traduco per i non esperti: la ciusura di The Daily significa che i giornali digitali non possono sopravvivere perché non guadagnano abbastanza dagli abbonamenti e dalla pubblicita?

Oppure la chiusura del quotidiano newyorkese, nato tra mille aspettative, con puntati addosso gli occhi degli editori di tutto il mondo, è solo il fallimento di un giornale puramente digitale, una testata nuova, senza un nome forte, che non è già presente nelle edicole? Il contrario del fallimento di Newsweek?

Ma andiamo alla notizia. The Daily è stato lanciato all’inizio del 2011 come testata quotidiana ambiziosa, di qualità, destinata a vivere solo nella dimensione digitale. Lunedì, oggi, l’editore ha comunicato che il giornale cesserà di esistere il 15 dicembre come pubblicazione “stand alone”, giornale che si tiene in piedi da solo, autonomo (diventerà un allegato?). Da luglio di quest’anno circolavano voci di chiusura anticipata e l’organico era stata tagliato per un terzo.

Il giornale, lo sappiamo, voleva proporre una grafica di alta qualità, ed era ricco di contenuti video, foto straordinarie, contributi audio, grafica interattiva.

Cos’è cambiato in questi due anni, dal lancio a oggi? C’è stata l’esplosione delle app dei giornali, che si possono scaricare dagli store digitali, e sono nate le edicole sul web, prima tra tutte il Newsstand di Apple, una edicola virtuale dove un lettore può prendere dagli scaffali e acquistare moltissime testate esistenti. Ecco perché mi chiedo se la precoce fine di The Daily non sia la rivincita dei giornali già esisternti, quelli che hanno un marchio forte, quelle che i lettori amano già e vogliono ritrovare negli App Store.

Da questo punto di vista fa riflettere la dichiarazione rilasciata oggi dall’editore: «Sfortunatamente non siamo riusciti a trovare una audience sufficientemente estesa in un tempo sufficientemente rapido da convincerci che avevamo un modello di business sostenibile nel lungo periodo. Prenderemo quel che di buono ci ha insegnato questa esperienza e l’applicheremo alle nostre properties» (agli altri prodotti editoriali della casa).

M’interessa perché: 1) finisce il più ambizioso progetto di testata digitale nata sul digitale per il digitale; 2) dimostra che è difficile sostenere un giornale costoso, con una redazione grande e di alta caratura, con gli abbonamenti online e la pubblicità digitale; 3) c’è un modello di business per il digitale?

Chi lo dice: «The Mac Observer, daily news, opinions, editorials, reviews, tips, help, forums, comments, and podcasts all relating to the Mac, Apple, the iPod, the iPhone, the iPad…».

Chiude The Daily

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Votate la copertina digitale più bella ai Digital Magazine Awards 2012

Vi invito a partecipare, con il vostro voto, a The Digital Magazine Awards, il premio internazionale per le migliori copertine digitali dei periodici. Cliccate il link sotto ed entrate nella pagina del concorso che ha quest’anno come media partner The Huffington Post Uk.

Potete esprimere una preferenza entro l’1 dicembre 2012. Sono arrivati in finale, tra gli altri, GQ, National Geographic Traveler, Newsweek (nessuna ironia per favore: dall’1 gennaio 2013 questo giornale lascia le edicole e sopravvive solo in digitale), O – The Oprah Magazine.

L’anno scorso ha vinto Wired (edizione del Regno Unito).

Al premio partecipano giornali da 31 paesi, come Usa, Regno Unito, Germania, Olanda, Sud Corea.

Digital Magazine Awards 2012: votate entro l’1 dicembre

Ecco, come esempio, la copertina digitale di GQ in gara.

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