Ha acquisito Elle, il top dei magazine in Francia. E le testate del gruppo Lagardère. L’uomo d’affari ceco Daniel Kretinsky è il nuovo dominus dei periodici francesi. C’è un articolo su di lui su Le Monde (quotidiano direttamente interessato: il magnate è azionista al 49 per cento della holding che è co-azionista di maggioranza di Le Monde).
Nel pezzo si racconta dell’incontro tra Kretinsky e i giornalisti delle testate acquisite da alcuni mesi: rassicurazioni, aneddoti, una spruzzata di civismo. Perfino la smentita di essere un sovranista filo-russo.
Ma le domande sollevate da questo articolo sono più delle risposte. Riguardano il futuro dei periodici in Francia, in Italia, ovunque.
Se un imprenditore di successo, che si è affermato nel mondo dell’energia, e che ambisce a entrare nel mercato occidentale – ma che in Europa ha ancora un’immagina da outsider – decide di entrare nel mercato dei periodici, da anni in calo, che significato dobbiamo dare all’operazione?
Le domande sono più numerose delle risposte contenute nell’articolo.
- I periodici non iteressano più ai grandi editori nazionali?
- Gli editori tradizionali, ancorati con le azioni delle loro società all’andamento dei mercati finanziari, devono investire in altri settori, più redditizi?
- Eppure le edicole sono piene di periodici: il mercato può richiamare investitori nuovi perché dà uno strumento di pressione e, comunque, di prestigio, vista la natura editoriale del prodotto, dunque la possibilità di influenzare l’opinione pubblica e di avere peso politico?
- Per riuscirci bisogna però abbassare i costi di produzione esternalizzando la realizzazione dei contenuti editoriali?
- Quest’operazione di revisione dei costi impone interventi brutali dei quali gli editori tradizionali, società e volti noti, non vogliono assumersi la responsabilità?