L’addio di Tina Brown – E dell’epoca d’oro dei magazine?

Tina Brown, 60 anni, inglese, una delle primedonne del giornalismo americano, storico direttore di New Yorker e Vanity, discussa (e odiata per il protagonismo. Ma anche a causa del maschilismo dell’ambiente giornalistico), lascia il Daily Beast. È lo spunto per riflettere sul destino dei periodici.

TINA BROWN, ADDIO Se ne parla su paidContent, lo fa Mathew Ingram, il quale trasforma la notizia dell’addio di Tina Brown a The Daily Beast (società e sito giornalistico digitale, che ha appena venduto Newsweek) in una riflessione sulla fine di un certo stile di direzione nei giornali. E sul declino di un certo mondo, quello dei periodici patinati.


UN DIRETTORE LEGGENDARIO Tina Brown, infatti, è stato un grande direttore di magazine. Ha rilanciato il New Yorker, ha condotto Vanity Fair, e con la sua personalità vulcanica, creativa, egocentrica, da protagonista della redazione, è diventata un simbolo di un certo periodo della stampa. Quello dei giornali che facevano notizia grazie a copertine a forte impatto visivo (Demi Moore nuda, con il pancione della gravidanza, su Vanity Fair nel 1991; Barack Obama con colori arcobaleno, su Newsweek, primo presidente Usa gay friendly etc etc); quello dei direttori che facevano e disfacevano il giornale seguendo solo il proprio impulso e capriccio, senza badare a spese; quello delle penne famose ricoperte d’oro per un pezzo; quello di un’editoria che viveva grazie alla raccolta di pubblicità, modello oggi in crisi. Sono le parole di Michael Wolff sul Guardian. Descrizione di un’epoca che non c’è più.

Magazines – knowing, insidery, cruel, fawning, beautiful, upscale (remember that word?) magazines – died, leaving her without a profession. The rich and clever who were the subjects of her magazines became strangely equivocal figures. … And then, without warning, she had to learn the methods and sensibility of the new digital publishing world, which must have seemed like another country to her.

FUORI TEMPO MASSIMO Questa è l’elegia di Tina Brown, direttore geniale, direttore fallimentare. Forse fuori tempo massimo, nell’era della comunicazione digitale che va al passo della domanda degli utenti, del referendum quotidiano sui trend, delle redazioni poco costose, dei giornali che devono macinare utenti unici e copie in edicola (se parliamo carta). L’epoca attuale, senza più timpani e grancassa.

CHI CE LA FA Ma i magazine possono trovare una strada nell’era digitale. Forbes e The Atlantic si sono reinventati. Mentre Brown, si conclude, è rimasta prigioniera di un’altra epoca. E del suo personaggio.

paidContent: cosa significa l’uscita di scena di Tina Brown.
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